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ma lui la terrorizzava.

      Tutti loro la terrorizzavano.

      E tutti loro la circondarono, non lasciandole alcuno scampo.

      ***

      Gene, nel frattempo, gettò Alon sul letto.

      “Ma che caz- arrampicati! Fai qualcosa! Mica ti ci devo mettere io, qui sopra!”

      “Grazie! Grazie, Padron Gene! Grazie non avermi fatto tagliare i testicoli! Mi avete salvato! Grazie!”

      Alon era nel panico. Talmente tanto, che continuò a stare nel personaggio.

      “Oh, non c’è di che. Cos’è che volevo fare, invece di tagliarteli? Bah, levati questo cazzo di vibratore dal culo! In fretta! Stai tremando tutto, mi si stacca la testa a vederti così!”

      Il Padrone aveva aperto una bottiglia di Cognac, versandosene un bicchiere. Poi, guardò lo Schiavo.

      “Non dirmi che non puoi farlo da solo? È un vero peccato!”

      Alon guardò quel Padrone che prima lo salvava e poi non lo aiutava. Continuando a non capire, gli rivolse il suo miglior sguardo da cucciolo bastonato. Inutilmente.

      “Allora, cos’è che volevo fare?”

      Gene era pensoso. Buttò giù il liquore. Subito dopo, si inginocchiò sul letto e -di botto- tirò via il vibratore. La reazione di Alon fu, semplicemente, venire.

      “Gli altri Padroni volevano tagliarmi i testicoli e farci una vagina,” sussurrò lo Schiavo, tra gli spasmi di piacere.

      “Oh, e di certo tu -questo- non lo vuoi,” disse, sarcastico Gene.

      E via con un altro sorso di Cognac, direttamente dalla bottiglia. Dopo, la guardò. Ed ebbe un’idea. Si versò il contenuto sulla mano e iniziò a strofinare le ferite della meravigliosa creatura che giaceva di fronte a lui. Tale creatura non mosse un solo muscolo. Principiante.

      “Avete ragione, Padrone. Non lo voglio,” disse, la voce roboticamente calma.

      “E perché mai? Su quali basi tu, uno Schiavo, non vuoi qualcosa?” gli chiese l’altro.

      “Credo che un culo sia più stretto di una figa, Padrone.”

      Logica ineccepibile.

      “Non lo so,” disse Gene, con falsa noncuranza.

      Quello Schiavo, però, ci aveva preso di brutto! Ma non poteva certo ammetterlo. Aveva una reputazione, lui. E se avesse parlato? Non poteva rischiare.

      “Magari, invece, è anche meglio! Dovremmo provarci.”

      Alon ci mancò poco sbadigliasse. Si fermò a metà e tramutò lo sbadiglio in un’espressione spaventata. Il Padrone ne sembrò molto soddisfatto. Quel viso era bello sempre, nonostante le ferite.

      “Ma nessuno, poi, ti rimetterebbe a posto. Inoltre, la tua Padrona è una donna. Etero, per di più. Che ci fa un’etero con una vagina, quando può avere il tuo culo?”

      Poi, sbuffò.

      “Sai che? Io mi sono veramente ma veramente rotto i coglioni di vedere ogni volta la stessa scena! Ogni cazzo di volta ti sfondano il culo! Sei sempre martoriato, là sotto!”

      E osservò lo scempio che la Compagnia aveva causato, non vedendo l’espressione da e-che-non-lo-so della Bestia.

      “Ma ormai il danno è fatto. Che posso farci?”

      Gene si sedette sul letto, fissando il volto di Alon.

      Alon, dopo trent’anni di esperienza, non sapeva come trattare quel Padrone così strambo e lunatico. Quindi, andò a braccio. Poteva essere che fosse uno di quei finti alternativi che solo perché tutti fanno una cosa, lui no perché non deve mischiarsi alla massa. Ma, sottosotto, ha le stesse voglie e gusti di tutto il resto del gregge. Di solito, a quelli così, piacciono le bionde con gli occhi azzurri. L’originalità.

      “Se mi permettete, Padron Gene, potrei cavalcarvi. Non sentirete affatto che ho il culo sfondato.”

      Ci aveva preso? Chissà.

      “È mica la prima volta che ti scopo?” chiese quello. “Lascia stare, ti farebbe male e non per merito mio. Digrignerai i denti, a causa dei tagli. Inoltre, dopo quel mostro di gomma, devi essere larghissimo. E non puoi nemmeno succhiare! Non con una faccia così!”

      Sbuffò. Era stanco, annoiato. Si sentiva tradito, quasi offeso, dalla vita.

      “Che devo fare? Restituirti? Lasciare che ti inchiodino a un tavolo? Che ti frustino in faccia?”

      Eccola, la reazione. La tipica reazione. Alon non sbagliava mai a giudicare un Padrone.

      “Farò qualsiasi cosa, Padron Gene! Qualsiasi!” lo implorò Alon, sapendo che era quello che ci si aspettava.

      Erano tutti così pallosi.

      “Tipo? Cos’è che potresti fare? Sentiamo.”

      “Sdraiatevi, mio Signore,” suggerì, seducente. “Giuro che non digrignerò i denti.”

      “Lo farai senza accorgertene, è un riflesso,” rispose Gene. Però, ovviamente, ci si sdraiò eccome sulle lenzuola. Patetico. Faceva solo perdere tempo, con quei capricci.

      Però, fece qualcosa di inaspettato. Si rialzò subito.

      “Prima, facciamo qualcosa per questa faccia. Stai qui.”

      E si allontanò. Lasciando un Alon basito. Che si fosse sbagliato? Macché, sicuro andava a prendere uno spaccadenti o qualche altro attrezzo bondage.

      Ma la Bestia si sbagliava.

      Di Nuovo.

      Gene era andato a cercare un SalvaGente. Quello Schiavo ne aveva un enorme bisogno. Rientrò nel salotto, dove i suoi colleghi erano tutti presi dall’orgia più triste della storia. Sollevò gli occhi al cielo. Sempre lo stesso teatrino.

      Una volta tornato in camera, si occupò delle abrasioni di Alon. Ogni tanto schioccava la lingua. Lo Schiavo non si mosse mai. Era troppo scioccato per qualsiasi cosa. Ma veramente lo stava medicando?! Stava dormendo? Era morto e quella era una sorta di anticamera per l’Inferno?

      Quando il Padrone finì, si lasciò di nuovo cadere sul letto.

      “Devi essere affamato,” chiese, poi, fissando il soffitto.

      “Se il Padrone me lo permette, sarò pieno del suo sperma,” suggerì Alon, aggrappandosi a ogni idea gli saltasse in testa. Quello non era un Padrone come gli altri. Che cazzo doveva fare?!

      Iniziò a massaggiare i piedi dell’uomo. Prima con le mani. Poi, con la lingua. Lo baciò ovunque. Disegnò un percorso, dalle caviglie all’inguine. Infine, fece scivolare il cazzo del Padrone fino in fondo alla gola. Le sue dita gli massaggiarono glutei e cosce, mentre faceva roteare la lingua sulla punta.

      Dal canto suo, Alon sfregava i suoi poveri testicoli contro la gamba di Gene.

      L'uomo gemette, stanco. Alon cercava di dargli più piacere possibile, in segno di gratitudine. E in segno di che-cazzo-faccio-houston-abbiamo-un-problema.

      Quando sembrò venire, lo Schiavo strinse i testicoli e la base del pene. Impedendogli di svuotarsi, gli si mise a cavalcioni e si infilò il cazzo nello sfintere. Non era più massacrato, ma non aveva avuto bisogno di alcun lubrificante. Poi, strinse le natiche e cominciò a dondolarsi.

      Alon sapeva che Gene era un tipo silenzioso. Era l’unica cosa che sapeva di lui, in realtà.

      Era la prima volta che scopavano, ma l’aveva visto durante orge varie. Non si capiva mai quando stesse per venire. Nessuna tensione, nessun corrucciamento di sopracciglia, niente. Nemmeno dopo riusciva a rilassarsi.

      Non era una persona comune.

      In tutto ciò, Gene iniziò a masturbarlo. Lo fece intensamente, osservando

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