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Plautus in der Frühen Neuzeit. Группа авторов
Читать онлайн.Название Plautus in der Frühen Neuzeit
Год выпуска 0
isbn 9783823302162
Автор произведения Группа авторов
Жанр Документальная литература
Серия NeoLatina
Издательство Bookwire
1. Plautus-Philologie und Edition
Camerario editore dei Menaechmi
Giorgia Bandini (Urbino)
MenaechmiCamerarius d.Ä., JoachimNel 1552, fatto molto importante per gli studi su Plauto, esce a Basilea, per Ioannem Hervagium, quella che si può considerare l’edizione più significativa del Cinquecento, a cura del filologo e umanista tedesco Joachimus CamerariusCamerarius d.Ä., Joachim.1 La rilevanza di questo testo delle venti commedie diligente cura et singulari studio Ioachimi Camerarii Pabeperg. emendatius nunc quam ante unquam ab ullo editae, così si legge nel frontespizio, sta nel fatto che CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim si basa per la prima volta su due codici fondamentali della tradizione plautina da lui, per così dire, riscoperti: il Pal. lat. 1615, indicato negli apparati come B e anche detto, per l’appunto, vetus codex Camerarii, contenente il corpus plautino completo, e il Pal. lat. 1613, noto come C, l’alter codex Camerarii o decurtatus, con solo le ‘dodici’ commedie.2
I due codici sono citati per la prima volta insieme nell’introduzione all’edizione del 1552, dove il filologo dichiara di avere adminicula duorum librorum, veterum quidem illorum, sed quos librariorum inscitia et futilitas foede depravasset.3 Va detto che nell’Epistola nuncupatoria dell’edizione parziale uscita a Lipsia nel 1545 – poi ristampata nell’edizione del 1552 – CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim cita il solo codice B; scrive infatti: anni iam sunt XX cum nactus fui exemplum Plautinum scriptum, sane vetus.4 Questo fa pensare che l’umanista già dalla metà degli anni venti del Cinquecento fosse in possesso di B e che abbia invece avuto tra le mani il codice C solo dopo il 1545.5
Ma che importanza CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim effettivamente diede a questi codici e come li impiegò? Si cercherà di rispondere a questa domanda circoscrivendo il campo d’indagine ai MenaechmiMenaechmi – probabilmente la prima commedia da cui il filologo ha iniziato il suo innovativo lavoro testuale su Plauto – e analizzando due differenti generi di ‘segni’: quelli che CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim ha posto in una sua edizione della commedia del 1530 e quelli che – forse – ha lasciato sugli stessi B e C.6
Il lavoro su B e l’edizione del 1530
Si può infatti rintracciare una testimonianza della consultazione del codice B nel primo lavoro plautino del filologo, un’edizione di due sole commedie, MenaechmiMenaechmi e MostellariaMostellaria, uscita a Norimberga nel 15301 – il codice C, come si è detto, non è ancora in suo possesso. Al proposito, nell’epistola prefatoria, CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim fornisce utili infomazioni sul suo metodo di lavoro:
Ioachimus CamerariusCamerarius d.Ä., Joachim studiosis bonarum literarum, salutem.
In vestram utilitatem Plautinas hoc tempore fabulas MenaechmosMenaechmi et MostellariamMostellaria evulgavimus, quasi exhibentes specimen vobis industriae et operae nostrae, quam diu iam sumimus in auctoris huius Comoediis, quae reliquae mansere ἀναμφιβόλως. In quibus, quid alii fecerint pudet pigetque dicere, eiusmodi enim facinora sunt, quae cum laude memorari nequeant, nostrum autem ingenium a criminationibus semper abhorruit. Neque ego nostra aliorum repraehensione nobis probari uelim, sed suo merito, si quod illud fuerit, aut sane improbari si hoc nullum sit, sed cum gratitudine tamen erga nostrum studium vestra, et venia illorum qui his meliora protulerint. Pleraque autem omnia in hoc exemplo nostro discrepantia ab antevulgatis codicibus, nacti uetustum codicem, secundum illius scripturam exarauimus, qui sic ubi fuit, ut fieri non potuit, quin esset, interpolatus detersusve aut mendosus librarii vitio, nostrum iudicium necessario secuti, mutavimus sane nonnulla, ita ut quicque intellegi optime posse et maxime consentaneum argumento et stylo autoris uisum est. Ceterum insignivimus admodum studiose omnes locos diversos a priori lectione, ne cui a nobis imponeretur. Odi enim semper istos temerarios mutatores, qui quae ipsi, fere indocti, non intelligunt, sic deformant ut neque qualia fuerint omnino, neque qualia sint saepe appareat. Vbicumque igitur cernetis hoc signum α scietis eam scriptionem in antiquo codice nos reperisse. Vbi vero hoc * secutos nos quasi vestigia veteris scripturae reposuisse aliquid priscae lectionis. Hoc vero >-> ostendet de tota veritate dubitationem. Non tamen his in omni varietate usi sumus, nam illorum crebritas nimiam offensionem fuerat habitura, siquidem et illis impudentium mutationum et librarii quoque erratorum correctionibus, notas apponere voluissemus. Fecimus igitur in praecipuis tantum et notabilibus locis, quomodo si semper factum esset minus haberemus depravatorum codicum. Ego cum eruditione et ingenio meo non multum possim, sane non nihil, ut spero, fide et sedulitate mea vobis prodero, Valete καὶ διὰ καρτερεῖτε φιλομαθοῦντες. E Norico Idibus Martii.
Lo studioso dichiara esplicitamente di aver seguito il vetustum codicem – intervenendo dove questo fosse interpolatus detersusve aut mendosus librarii vitio2 – e di aver posto dei segni ai margini dell’edizione, in praecipuis tantum et notabilibus locis:3
α per le lezioni dell’antico manoscritto accolte nel testo,
asterisco per lezioni non presenti in B, così come sono, ma ricostruibili, e ricostruite dal CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim, sulla base, diremmo noi, di criteri paleografici,
altro simbolo per gli interventi più dubbiosi.
Quello che segue è il risultato di un’indagine analitica sull’edizione dei MenaechmiMenaechmi del 1530 per cercare di ricostruire il modus operandi e il lavoro di controllo e di riflessione dell’umanista su B.
Nel suddividere il materiale raccolto, seguo scrupolosamente i criteri enunciati dallo stesso CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim:
1. accordo tra manoscritto ed edizione;
2. ‘restauri’ legati alla lettura del codice;
3. congetture dubbie.
Si riportano i dati dello spoglio effettuato presentando i passi segnalati da CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim secondo il testo dell’edizione dei MenaechmiMenaechmi da me curata4 – e corredati da un apparato positivo, circoscritto alla lezione trattata, con le eventuali concordanze. Oltre al confronto sistematico tra l’edizione del ‘30 (Camerariusa) e il codice B,5 sono state tenute presenti le più importanti edizioni precedenti presumibilmente note allo studioso almeno in parte6 – segnalate solo dove si discostino dall’accordo della tradizione editoriale precedente (accordo che viene considerato implicito quando vi è l’indicazione del solo MerulaMerula, Giorgio).7 Sono state inoltre consultate le edizioni successive della commedia ad opera dello stesso CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim, anche in questo caso indicate solo quando differiscano da quella del ‘30.8 Infine, per dare al lettore un quadro più completo, sono citati – quando presentino lezioni degne di nota, che si discostino dal testo della tradizione editoriale successiva – il codice C, se pur non ancora utilizzato dal filologo, e altri testimoni per ovvie ragioni a lui non noti, il Vat. lat. 3870 (D),9 il palinsesto Ambrosiano (A) quando ne sia possibile la lettura.10
1. Accordo tra B e l’edizione del 1530
arg. 6 Circum omnis oras. post Epidamnum deuenit
versum habent B Camerariusa1 : om. CD MerulaMerula, Giorgio sed Circum et(cetera) add. in marg. manus Camerarii in C
23 ego illos non uidi, ne quis uostrum censeat
versum habent B Camerariusa : om. CD Merula Merula, Giorgio
uostrum censeat B : me censeat Camerariusa uerum add. in marg. alia manus in B2
32 Epidamniensis quidam ibi mercator fuit
Epidamniensis BCD ScutariusScutarius, Eugenius Camerariusa : Epidamnensis MerulaMerula, Giorgio3 cf. 33