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       Cristina Belgioioso

      Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia e sul suo avvenire

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066070304

       AL LETTORE

       CAPITOLO PRIMO SITUAZIONE POLITICA E MATERIALE D'ITALIA

       CAPITOLO SECONDO INFLUENZA DEL PASSATO

       CAPITOLO TERZO CARATTERE DELL'ITALIANO SUE VARIETÀ E SUE CONSEGUENZE

       CAPITOLO QUARTO SPIRITO DI PARTE

       CAPITOLO QUINTO NOSTRI DOVERI

       CAPITOLO SESTO ED ULTIMO RISULTATI VERSO I QUALI TUTTI DOBBIAMO TENDERE

       Indice

      Queste pagine non sarebbero state, me vivente, pubblicate, se avessi minor fiducia nella indulgenza e nella benevolenza de' miei lettori. — Se le mie osservazioni sembrassero ad essi senza fondamento, male esposte, inopportune o superflue, essi non sospetteranno almeno la rettitudine delle mie intenzioni; e questa convinzione basta a confortarmi, ed a farmi incontrare con mente serena e con animo saldo qualunque critica, per acerba che sia.

      Per la prima volta mi dirigo al pubblico nella mia lingua nativa, in un momento in cui essa è l'oggetto di sapienti discussioni e di ardui problemi. Su questo punto ancora debbo confidare nell'indulgenza di chi mi legge. Nell'esporre i miei pensieri mi prefissi soltanto di essere facilmente intesa. L'eleganza dello stile non è dote ch'io possegga, e non ho mai preteso di aspirare a questo vanto. — Scrivo perchè parmi di avere qualche cosa da dire, che possa per avventura riescire non inutile al mio paese. — Se tacessi perchè so di non parlare con linguaggio elegante e forbito, arrossirei di questa mia puerile vanità. — Se chi mi legge m'intende senza durar fatica, mi terrò per pienamente soddisfatta. — Se chi mi ha intesa rende giustizia alla rettitudine delle mie intenzioni, e mi perdona la illimitata ed assoluta schiettezza del mio dire, sarò sempre più convinta della bontà e della cortesia de' miei compatriotti.

       SITUAZIONE POLITICA E MATERIALE D'ITALIA

       Indice

      L'Italia non è più una semplice astrazione geografica. — L'Italia esiste come nazione, nel modo istesso nel quale esistono le altre nazioni europee o per dir meglio le più potenti e le più incivilite dell'Europa. — Ristretta intorno ad una sola bandiera, retta a monarchia da un re; posta sotto l'egida di uno statuto costituzionale che il governo non tentò mai di frangere, forte e superbo della propria indipendenza, dopo che l'ultimo soldato straniero ne sgombrò, e voltava le spalle ai confini di lei; difesa dagli italiani, da italiani amministrata, governata e rappresentata; solcata in ogni direzione da numerose ferrovie, corredata di una forte marina, proporzionatamente alla estensione del di lei littorale; l'Italia coi suoi 26 milioni d'abitanti e più, guarda con legittima soddisfazione a tuttociò ch'essa compiva nel brevissimo spazio di sei anni, e si prepara ad eseguire nuovi progressi.

      Questi 26 milioni di abitanti sono ripartiti inegualmente sopra una estensione di circa 24,650,719 ettari quadri. Ognuno conosce la forma esterna della nostra penisola. Terminata a settentrione da una vasta catena di altissimi monti, dessa si allarga in ampie pianure, interrotte da amene regioni di colli e di laghi, occupando così tutto lo spazio che corre fra le provincie meridionali della Francia e la Dalmazia. — Questa gran parte di sè, che vien detta l'Italia settentrionale, comprende il Piemonte, la Lombardia, gli Stati Estensi e Parmigiani ed il Veneto e conta ad oltre nove milioni di abitanti.

      Queste provincie d'altronde possono dirsi le più ricche dell'intero regno, e non ne sono certamente le meno incivilite. — Il Piemonte che fu sempre reputato assai povero, si è di recente arricchito per la libertà di cui godeva vari anni prima che il rimanente d'Italia dividesse tanta ventura. — Ad arricchirlo concorsero pure altre circostanze; fralle quali va numerata la cessione alla Francia della più povera fra le antiche sue provincie, ed il progresso della grande agricoltura, ossia dell'agricoltura irrigatoria, dei quali progressi vennero a fruire la Lomellina ed il Novarese, altre provincie dell'antico Piemonte. La Lombardia che fu sempre reputata assai ricca, perchè il suolo ne è veramente feracissimo, non ebbe mai una ricchezza stabilita sopra solide basi, mentre tutto il suo reddito provveniva da una fonte sola, la agricoltura. — È bensì vero che questo reddito era assai maggiore che non lo sono negli altri Stati Europei quella parte del pubblico reddito proveniente dalla stessa sorgente. — Cosicchè l'osservatore superficiale che metteva in raffronto il prodotto delle terre Lombarde con quello di qualsifossero altre terre di dimensione eguale e non si informava della condizione degli altri rami di pubblica prosperità, si formava uno stupendo concetto delle ricchezze dei lombardi, e le andava poi sempre magnificando e vantando come prodigiose. — Certo è però che in tutto il corso del dominio austriaco sulle provincie Lombardo-Venete, sebbene la Lombardia non avesse ancora soggiaciuto ai flagelli della criptogama e della malattia dei bachi da seta, e tutte le sue terre fossero in istato di pieno prodotto e valore; sebbene l'Austria non ristasse dall'opprimerne con gravissime e sempre crescenti imposte, il governo austriaco non riescì mai a pareggiare in queste sue provincie il dare coll'avere, e si vide sempre costretto a spendere per mantenerne soggetti più di quanto da noi riceveva.

      Accadde poi ciò che naturalmente deve accadere di quelle ricchezze zoppe, cioè squilibrate e dovute ad una unica sorgente. — Questa si intorbidiva, cessava in parte, e l'intero edifizio della pubblica prosperità crollava e rovinava. — Se la Lombardia avesse posseduto in allora un sufficiente numero di stabilimenti industriali e di opificj, le braccia rimaste oziose per la mancanza degli usati lavori agricoli si sarebbero impiegate altrimenti, l'attività popolare si sarebbe rivolta verso quelle vie ad essa aperte, ed i flagelli sopra di noi scatenati non avrebbero avuto i fatali risultati che ebbero. — Nella condizione in cui ci trovavamo, invece nessuna risorsa ne fu presentata. — Tutte le terre situate al settentrione della città di Milano, i colli Euganej, e Brianzej, il Varesotto, l'intere provincie di Bergamo e di Brescia, ecc. ecc., sono come colpite di sterilità; cioè producono i loro soliti frutti, ma questi si corrompono e muojono prima di essere giunti a maturanza. — I possidenti privi con ciò del loro reddito usato, debbono inoltre condonare ai contadini l'affitto delle loro case, e provvederli almeno di grano turco, il che non facendo essi accadrebbe del contadino Lombardo ciò che accade di tratto in tratto del contadino irlandese, cioè di morire d'inedia, e di freddo sulle pubbliche strade o sul limitare delle abbandonate e chiuse loro povere case. — Ciò prevengono i nostri possidenti col prestare ai loro villici il pane ed il tetto; ma così facendo scemano le proprie risorse, per essi v'ha lucro cessante e danno emergente, e la totale loro rovina si fa ogni giorno più verosimile e più prossima.

      La bassa Lombardia sebbene assai meno estesa dell'alta, poichè non comprende oltre la Lomellina ed il Novarese di cui abbiamo accennato più su, che il Pavese, il Lodigiano e parte del Cremasco è divenuta oggi pressochè la sola fonte del pubblico reddito in Lombardia. — I terreni irrigatorj

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