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l’ingresso in un altro mondo, in cui l’oscurità predomina sulla luce.

      Questa è una delle loro tante epiche avventure...

      La luna rossa è sempre stata considerata come un presagio di morte. Coloro che l’avevano vista si erano nascosti per paura di essere colpiti dal sonno eterno. A chilometri di distanza si udiva un grido agghiacciante mentre il simbolo pericoloso sorgeva alto nel cielo notturno.

      In una radura nella foresta c’erano due figure solitarie: una ferita, che respirava a fatica con uno dei suoi due pugnali gemelli in mano, l’altra in piedi, con un ghigno malizioso che gli abbelliva il viso disumano. I suoi occhi rosso rubino brillavano alla luce della luna piena, in attesa della prossima mossa della vittima. La pelle innaturalmente pallida di Hyakuhei sembrava brillare anch’essa nella notte, dandogli l’aspetto di un “Mietitore” angelico.

      «Ci hai fatto morire senza ucciderci!» ringhiò Toya, scoprendo i canini. I suoi occhi color oro ardevano di odio per l’uomo in piedi davanti a lui. Un tempo era suo amico... il fratello di suo padre... adesso era un nemico mortale. «Bastardo!».

      «Ora parli così, ma io vi ho dato la vita eterna, vi ho addestrati e mi sono preso cura di voi. Ho amato te e tuo fratello come se foste miei figli.» disse Hyakuhei. I suoi occhi scarlatti s’illuminarono di rabbia per quell’insolente che aveva davanti.

      «Ci hai trasformato in mostri e lo chiami amore? Ci hai privato delle nostre vite! Hai fatto in modo che io convincessi mio fratello ad allearsi con te! Ci hai mentito dicendo che avresti potuto annullare la maledizione se ci fossimo uniti a te.». Emise un sibilo rabbioso, poi continuò:

      «Se non fosse stato per te, adesso saremmo dei normali esseri umani e vivremmo una vita normale come una famiglia, al posto delle creature assetate di sangue in cui ci hai trasformato!». Lacrime amare scesero dagli occhi di Toya per la rabbia e il tradimento... e le sue iridi divennero di un argento inquietante.

      «Sei pazzo a pensare di essere normale!» la voce di Hyakuhei nascondeva un cenno di amarezza, «Tu e tuo fratello vi sbagliate, state piangendo per qualcosa che non avreste mai potuto avere.», il suo tono si addolcì per un momento mentre ricordava suo fratello gemello... il loro padre, poi aggiunse: «Non importa. Sei proprio come tuo padre... un egoista. Con la sua morte mi ha siete rimasti sotto la mia custodia. Tu e tuo fratello siete miei e io prendo sempre ciò che mi appartiene. Avrò la sua obbedienza dopo che avrò finito con te.».

      Hyakuhei strinse un pugno, con gli artigli che non vedevano l’ora di sentir gocciolare il sangue del giovane. «Sei tu che hai tradito la tua carne e il tuo sangue!» sbottò Toya girando su se stesso, mentre la voce di suo zio scompariva e riappariva in un altro punto. Sapeva che il vampiro stava solo giocando, ma non aveva più paura. Quella paura era morta insieme a lei.

      «Perché l’hai uccisa?» gli chiese, sibilando tra la rabbia e la disperazione. «Pensavi che uccidendola avresti ottenuto il cristallo? Mai! Lei si era rifiutata di darti quel potere e questo ti ha fatto infuriare. Non è così?» urlò, mentre cercava di seguire il nemico che lo accerchiava con intenzioni mortali.

      «Non era un segreto che la volevi per te.» aggiunse Toya, stringendo il suo pugnale mentre ricordava gli sguardi stregati... gli inseguimenti... la vista del suo corpo esanime.

      «Chiunque avrebbe notato come la guardavi, convinto che io e Kotaro fossimo distratti.». Emise un singhiozzo, sapendo che lui e Kotaro l’avevano amata entrambi... avevano combattuto contro Hyakuhei e contro se stessi per lei. Ma nessuno aveva vinto. «Noi ti vedevamo. Kyoko era mia e lo sarà sempre!» gridò Toya, furioso per aver perso l’unica persona che aveva amato più dell’aria che respirava... lei se n’era andata. Era la luce nell’oscurità che il suo mondo era diventato.

      Era la ragione per cui aveva sfidato Hyakuhei. Adesso quella ragione era svanita e Toya sentiva il fuoco nella propria anima avvampare ad un livello pericoloso. L’aveva trovata senza vita con un piccolo pugnale nel cuore. Dentro di sé, lui e Kotaro lo sapevano... Hyakuhei l’aveva uccisa.

      Gli occhi neri di Hyakuhei divennero più scuri mentre guardava con disprezzo il figlio minore di suo fratello. «Ah sì, l’inafferrabile cuore di cristallo protettore... un tale potere non appartiene a un ragazzino sciocco come te. Gli esseri più potenti lo hanno cercato... pensavi di essere l’unico, mio caro? Non solo i vampiri, ma anche gli immortali, i maghi e persino i lupi mannari bramano un potere simile. Non ti rendi conto di cosa sarebbe accaduto se il Lycan l’avesse reclamata per primo?». Gli occhi di Hyakuhei divennero ancora più rossi al pensiero che Kotaro, capo delle tribù Lycan, ottenesse quel potere. La sua rabbia aumentò mentre ricordò il suo odore su di lei quella notte. Non sarebbe rimasto a guardare mentre accadeva una cosa così pericolosa.

      «No, mio caro, mi sono già occupato della sacerdotessa che aveva il cristallo dentro di sé.». Il suo sguardo s’indurì per quella piccola bugia... in realtà non aveva ucciso la ragazza. Era stata lei a suicidarsi per impedirgli di prendere il cristallo. Era così vicino, ormai pronto a rivendicare il suo potere. Il potere di cui parlava la leggenda... avrebbe permesso alla sua oscurità di percorrere la luce... e nutrirsi di essa.

      Le sue dita formicolavano ancora per averle toccato la pelle. Era dietro di lei e sentiva il suo calore sotto la mano fredda. I suoi occhi verde smeraldo si erano scontrati con i suoi per un solo secondo, in segno di sfida. Lui aveva desiderato solo un assaggio. Aveva visto troppo tardi il pugnale che lei aveva in mano e che svanì nel suo petto. Avrebbe potuto trasformarla e condividere tutto con lei ma... lei aveva rifiutato la sua generosa offerta.

      Quella donna coraggiosa ma sciocca aveva creduto che, uccidendosi, avrebbe protetto per sempre il potere del cristallo. Per sempre era un tempo troppo lungo per cercare di nascondersi da lui.

      «Lei rinascerà!» gridò Toya, angosciato per non essere riuscito a proteggerla dall’ira di Hyakuhei. Il senso di colpa per non essere stato lì a salvarla lo stava divorando. Lei sapeva che era un vampiro... una creatura della notte... eppure non gli aveva voltato le spalle. Anzi, erano diventati amici. Kyoko si fidava di lui.

      Toya ricordò quando l’aveva conosciuta e cadde in ginocchio, poggiando le mani a terra mentre le lacrime scendevano. “È durato troppo poco!” gridò mentalmente.

      La conosceva da così poco tempo, sei cicli lunari. Quando l’aveva incontrata per la prima volta, voleva solo il cristallo... il cristallo che, all’inizio, lei non sapeva neanche di avere. Ma lui lo vedeva brillare e si sentiva chiamare. Poi qualcosa era cambiato. Toya si era ritrovato a cercare di proteggerla invece che privarla del cristallo.

      Da quando Kyoko era piombata nel suo mondo oscuro, lui aveva scoperto la verità sul Cuore di Cristallo Protettore, cose che neanche Hyakuhei sapeva. Voleva raccontare quei segreti a suo fratello, ma suo zio gli aveva impedito di trovare Kyou in tempo... e adesso era troppo tardi.

      «Non avrai mai la sua luce nell’oscurità... io ritroverò Kyoko e terrò il cristallo lontano da te!» la voce di Toya era intrisa del suo bisogno di vendetta, «Lei rinascerà e io sarò lì ad aspettarla.». Una solitaria lacrima d’argento gli scivolò lungo la guancia mentre gridava: Insieme troveremo un altro modo per liberare Kyou da te!».

      Hyakuhei gli si avvicinò con una risatina oscura. «Oh sì, lei vivrà di nuovo. Il cristallo tornerà in questo mondo e sarò io a rivendicare non solo il suo potere, ma anche la ragazza. Per quanto riguarda Kyou... sono sicuro che troverò qualcosa per tenerlo occupato finché non arriverà quel giorno.».

      Toya ringhiò sapendo che quella era un’arma a doppio taglio, «Tieni i tuoi piani malvagi per te. Troverò un modo per tornare normali. E tu... alla fine morirai!» gridò mentre il vento si alzava, ululando nella radura.

      Brandì il pugnale, che disegnò un arco di luce argentata, ma sfiorò a malapena il soprabito di Hyakuhei. Toya rimase incredulo per la velocità del suo avversario ma non perse la determinazione. Il secondo pugnale gli apparve nell’altra mano e lui lo lanciò insieme al primo.

      Hyakuhei schivò le lame mortali grazie ai secoli di addestramento che aveva alle

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