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nonno, e ci sarebbe riuscita.

      “Se permettete, ho progetti diversi riguardo la mia vita, e vorrei che voi li ascoltaste. Voglio farvi una proposta.”

      Era il nonno adesso che stava per perdere la pazienza. “Non ho tempo per queste idiozie!” esclamò.

      Ma Aletha non si smosse di un millimetro. “Nonno, voi siete una persona intelligente. Ascoltate quello che ho da dire senza interrompermi. Se poi alla fine concluderete che si tratta di un’idiozia, me ne andrò e non ne riparleremo più.”

      Lui sospirò, alquanto contrariato. “Va bene. Vi ascolterò, ma non vi prometto nulla.”

      “Certo che no! Non vi sto chiedendo di farmi false promesse! Ascoltate prima quello che ho da dire e poi deciderete.” incalzò lei.

      “Sì, ma sbrigatevi! – sbuffò lui – Ho un mucchio di lavoro da fare e mi state facendo solo perdere tempo!”

      “Ho delle buone idee, riguardo la gestione della Compagnia. Datemi la possibilità di metterle in pratica. Se fallirò…”

      “Se fallirete perderemo un mucchio di quattrini! – la interruppe il nonno – E non ho intenzione di correre questo rischio!”

      Aletha avrebbe voluto urlare e prenderlo a pugni sul petto! Perché non la lasciava finire di parlare? Se fosse stato un bravo nonno l’avrebbe almeno ascoltata, e magari le avrebbe dato anche una pacca sulla spalla per incoraggiamento!

      “Penso che possiamo esportare la Compagnia in Inghilterra!” - continuò, imperterrita – Piuttosto che fabbricare qui i nostri dolciumi, potremmo farlo direttamente lì. Ne acquisterebbero in freschezza. Per quanto riguarda tutta l’attrezzatura, il costo…”

      “Sarebbe esorbitante! – la interruppe di nuovo l’uomo – Oltre all’allestimento delle fabbriche dovremmo provvedere anche al personale e alla gestione globale…No, no, per vedere qualche profitto potrebbero passare mesi, forse anni!”

      “Sì, ma è un rischio che dobbiamo correre! Se tutto andasse a buon fine, la Carter Candy Company acquisirebbe una posizione dominante sul mercato! Saremmo altamente competitivi!” Oh, Dio! Speriamo che capisca! si torturava mentalmente Aletha.

      “Non dico che non sia una buona idea. – disse alla fine suo nonno – Solo, che non sono sicuro che possa funzionare. Ma basta. Vi affido l’incarico di andare in loco con la vostra famiglia e di prendere contatti con qualche avvocato locale per verificarne la fattibilità. Ci andrete in occasione del matrimonio di vostro cugino. Potrebbe essere un buon progetto, ma per ora non ho dati sufficienti e non posso azzardare nulla.”

      Aletha sentì il cuore balzarle nel petto per la gioia! Ma si sforzò di mantenere un contegno. “Come volete, nonno. Sarò felice di occuparmene.” rispose, molto compunta.

      “Sì, sì, ma ora andate! – esclamò l’uomo, agitando la mano con un senso di fastidio – Mi avete già fatto perdere abbastanza tempo!”

      Questa volta, però, Aletha non si offese per la mancanza di cortesia del nonno. Lui aveva dimostrato fiducia in lei e le aveva concesso la possibilità di mettere alla prova il suo valore! Aletha gli avrebbe dimostrato che la sua fiducia era stata ben riposta.

      Aletha chiuse il suo baule a chiave. L’indomani, lei e la sua famiglia sarebbero partiti per l’Inghilterra, in occasione del matrimonio di William Collins con sua cugina, Virginia Grant. Non capiva ancora perché avessero deciso di sposarsi a Natale e per giunta in Inghilterra. William era proprietario di una piantagione nel sud Carolina e aveva deciso di non trasferirsi in Inghilterra, malgrado la futura moglie venisse da lì.

      “Avete finito?” le chiese sua madre, alle sue spalle. Aletha le scoccò una rapida occhiata. “Sì.” rispose.

      “Bene. Allora raggiungetemi in salotto. – esclamò perentoria Ester Dewitt - Abbiamo qualcosa di cui discutere.”

      Aletha gemette dentro di sé; conosceva bene quel tono. Probabilmente, sua madre voleva farle una bella lavata di capo, e lei sospettava che avesse a che fare con la Carter Candy Company.

      “Vi raggiungerò tra poco.” disse, cercando di prendere tempo. Ma sua madre non era tipo da accettare scuse. Si voltò decisa verso di lei.

      “Forse non mi sono spiegata bene. Ho detto, ora!”

      Impossibile contraddirla. Aletha sospirò e scese a ruota dietro di lei. Quando arrivarono in salotto una cameriera stava appunto servendo il the.

      “Grazie Matilda – disse sua madre – potete andare adesso. Ci serviremo il the da sole.”

      La cameriera s’inchinò ed uscì dalla stanza. La donna si rivolse alla figlia. “Vi prego, mia cara, servite il the.”

      Chiaramente, quando sua madre diceva che si sarebbero servite da sole, non intendeva che lo avrebbe fatto lei personalmente. In genere, era usa a farsi servire. Obbediente, Aletha si avvicinò al carrello e versò il the nelle tazze, poi aggiunse in quella della madre una zolletta di zucchero. La porse alla donna e andò a spruzzare il suo the di crema di latte. Infine, si sedette sul divano accanto a sua madre, rassegnata a sorbirsi una predica. Infatti, sua madre fece una bella sorsata di the e poi cominciò:

      “Vostro nonno è passato a trovarmi, oggi. Mi ha raccontato di alcune vostre fantasie in merito alla Compagnia, e del ruolo che aspirate a ricoprire.” Fece un’altra sorsata di the. “Ho pensato che scherzasse. Per quale motivo vorreste fare qualcosa che è riservato ad un uomo?”

      Aletha non si stupì delle sue parole. Sapeva che sua madre era contraria a che una donna lavorasse. “Non scherzava. In realtà è così. Il nonno mi ha dato una possibilità di provarci e non ho alcuna intenzione di sprecarla.” disse tranquillamente, sorseggiando il suo the.

      Sua madre la guardò fissa negli occhi. “Ciò è fuori discussione. Temo che dovrete ripensarci. Non è una cosa che la famiglia potrà accettare.”

      Aletha la fissò a sua volta, sorridendo senza tradire esitazione. “Temo che dovrà rassegnarsi, invece. Non cambierò idea, qualunque cosa mi diciate.”

      Ester strinse le labbra con una smorfia di disappunto. “Come volete. D’altra parte, è sicuro che fallirete. E se anche otterrete qualche risultato, vostro nonno non accetterà mai di inserirvi nell’azienda di famiglia. Si sta solo divertendo alle vostre spalle.”

      Era quello che Aletha temeva, ma ormai non poteva più tirarsi indietro. Doveva pur esserci un modo per convincerlo che una donna valeva qualcosa! Magari, avrebbe potuto iniziare a stupirlo con qualcosa di più facile…legato al matrimonio di William e Victoria! Sapeva che William era in qualche modo collegato alla nobiltà Inglese, forse a qualche Duca loro lontano parente. Avrebbe trovato un modo per stupirli tutti.

      “Riuscirò a convincervi, madre. Per ora, vi ringrazio per non avermi ostacolata.”

      “Non ne ho bisogno – rispose, dura, la donna – Avete troppe cose da fare e tante responsabilità. C’è il matrimonio, e poi siamo a Natale. Non vi resterà molto tempo per tenere fede al vostro impegno…e fallirete.”

      Come al solito, aveva ragione. Il tempo era troppo poco. Ma Aletha era più dura di sua madre: era convinta che sarebbe riuscita a occuparsi di tutto. Certo, non aveva ancora finito le tradizionali compere Natalizie, ma l’Inghilterra era piena di bei negozi!

      Finì il suo the e ripose la tazza sul vassoio. “Perdonate, madre, ma ho delle cose da fare prima della partenza.”

      Le era venuta un’idea, in merito al matrimonio, ma non era sicura di poterla realizzare. La fabbrica avrebbe dovuto accelerare il ritmo di produzione, per accontentarla. Però, se fosse riuscita a mettere in atto la sorpresa che aveva in mente, sarebbe stata davvero un evento. Qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato…

      Capitolo Secondo

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