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i suoi sforzi. Alla fine, aveva concluso che Toya era sempre Toya, a prescindere dalla vita che viveva. Aveva pensato che incontrare Kyoko gli avrebbe fatto ricordare qualcosa ma, finora, suo fratello non mostrava alcuna reazione, solo un po’ di interesse. Kyou si accigliò pensieroso.

      «Non provi niente per lei?» gli chiese, con un tono che fece rabbrividire Toya.

      «Dovrei?» ribatté l’altro, sapendo che in realtà provava qualcosa per lei, ma non lo avrebbe mai ammesso. Incrociando le braccia, assunse la sua solita espressione annoiata, ignaro delle pagliuzze argentate che gli brillavano negli occhi.

      «Sì.» rispose freddamente Kyou.

      «Maledizione! Ma perché è così speciale per noi?» esclamò Toya esasperato.

      Lo sguardo di Kyou lo sfidò, «È lei la persona che stavamo aspettando.».

      Toya spalancò gli occhi... da quanto ricordava, Kyou gli aveva detto che dovevano prepararsi all’arrivo del custode del Cuore di Cristallo Protettore. Ma non poteva trattarsi di lei... perché mai una debole umana sarebbe in possesso di un cristallo così potente? Lui si aspettava un guerriero... non una semplice ragazzina.

      «È lei la ragione per cui hai riunito tutti qui?» gli chiese alzando un sopracciglio.

      Kyou aveva sempre evitato di parlare a Toya del suo passato, ma lo avvertiva sul suo futuro. «Tu devi proteggerla a tutti i costi.» gli disse.

      La stanza era silenziosa e il cervello di Toya era entrato in un vortice di pensieri. Ultimamente, aveva percepito un aumento delle vibrazioni demoniache e il lato malvagio diventava sempre più forte.

      «Quindi è lei. C’è qualcos’altro che devo sapere?». Si sentì quasi sollevato sapendo che era quello il motivo per cui suo fratello era così interessato a Kyoko e, per il momento, non avrebbe indagato su quei sentimenti che portavano alla gelosia.

      Kyou aveva tenuto nascosta la verità per così tanto tempo, non era sicuro di essere pronto a condividere i ricordi. Il fatto che Toya e Kyoko fossero stati vicini in passato non lo aiutava. Erano inseparabili. Forse sarebbe stato meglio dimenticare alcune cose. «Tu sei rinato per proteggerla e io ho passato più di mille anni ad aspettarla. Per adesso... non c’è altro che devi sapere.».

      Toya sbuffò, poi ridacchiò in modo quasi sinistro. «Non c’è altro che devo sapere, eh?». Si passò una mano tra i capelli, sentendo un bisogno irrefrenabile di sfogare una rabbia nascosta di cui non era a conoscenza. «È per questo che la guardi in quel modo? Hai detto che eravamo vicini... sei geloso di qualcosa che è successo tanto tempo fa, con una ragazza che probabilmente non ti guarderebbe neanche?» lo punzecchiò Toya... fissandolo con i suoi occhi color argento fuso.

      Kyou quasi ringhiò a quelle parole. A volte, la perspicacia di quel ragazzo lo sbalordiva.

      «Non mettere alla prova la mia pazienza, Toya. Cristallo o no, io non intendo tollerare le tue accuse o le tue supposizioni che riguardano la sacerdotessa. Hai ricevuto l’ordine di proteggerla... non m’interessa se ti va di farlo o no. Terrai a bada il tuo carattere e non la metterai in pericolo in alcun modo. Sono stato chiaro?». Guardò suo fratello minore con un’espressione gelida.

      Dalle sue parole avrebbero potuto formarsi dei ghiaccioli. Toya capì che, almeno per il momento, la conversazione era finita, quindi si alzò e lasciò la stanza senza guardarsi indietro e senza dire una parola. Una volta uscito, si fermò davanti alla porta di Kyoko. Percepiva la sua presenza all’interno della stanza.

      Alzò una mano per bussare... voleva stare con lei ma, al momento, non aveva una ragione valida, quindi abbassò la mano e s’incamminò lungo il corridoio.

      Se qualcun altro fosse stato lì con lui, avrebbe visto la sagoma di un paio di ali che gli apparve dietro la schiena, per poi svanire poco dopo.

      Capitolo 5 “Un duro avvertimento”

      Kyoko prese un elastico dalla mensola e raccolse una parte dei capelli in una coda di cavallo, lasciando sciolta la parte inferiore. Applicò un po’ di cipria sulle guance, poi si avvicinò allo specchio a figura intera e si guardò. Suki l’aveva convinta a indossare qualcosa di suo e adesso si sentiva diversa.

      La minigonna nera si gonfiò mentre lei roteava davanti allo specchio, scoprendo le sue gambe aggraziate. La maglietta rosa era aderente, aveva del pizzo nero sulla schiena e un profondo scollo a V sul davanti. Kyoko scosse la testa per quella scollatura.

      Si chiese se Suki non cercasse le attenzioni di Shinbe tanto quanto lui. Poi ripensò al perché avesse scelto di vestirsi come una ragazza ribelle. Fu colta di sorpresa quando qualcuno bussò timidamente alla sua porta.

      Sistemandosi un orecchino, andò ad aprire e sorrise quando vide che Suki era vestita in modo ancora più audace. «Oh, stasera farai girare la testa a tutti.» le disse, squadrandola da capo a piedi.

      Indossava un paio di pantaloni di pelle attillati e un top trasparente blu, con lunghe maniche svolazzanti. Kyoko scosse la testa, chissà quanti scappellotti si sarebbe beccato Shinbe, più tardi.

      «Vuoi proprio che Shinbe si comporti male, eh?» le disse sorridendo, con un sopracciglio alzato.

      Suki la guardò e annuì compiaciuta: «Sì, ho la sensazione che questa sarà l’ultima serata di svago per un po’. Shinbe dice che, da lunedì, dovremo allenarci ancora più duramente.». Poi, con gli occhi che le brillavano, aggiunse: «Ma per stanotte divertiamoci. Andremo in un posto che ti piacerà, è enorme e la band che suona stasera è pazzesca.».

      Suki si guardò intorno nella stanza di Kyoko e spalancò gli occhi. «Accidenti! Non ero mai stata qui.». Guardò di nuovo la sua amica e aggiunse: «Nessuno ha il permesso di venire qui, soltanto Toya. Ti rendi conto che su questo piano ci siete solo tu, lui e Kyou?». Suki era così nervosa all’idea di recarsi lì che aveva chiesto il permesso a Toya per andare da Kyoko.

      Kyoko sapeva che Kyou l’avrebbe sistemata dove Toya poteva tenerla d’occhio più facilmente. Ricordando tutto quello che le aveva detto, capì che le parole su Suki erano vere perché, per qualche motivo, le sembrava che si conoscessero da anni.

      Kyoko deglutì e rispose: «Forse le altre stanze erano occupate, non saprei.». Poi si diresse verso la porta e aggiunse: «Però so che stasera voglio divertirmi. Hai ragione, forse non ci ricapiterà per un po’.».

      Bloccò la mano sulla maniglia e si accigliò, “Prima c’era qualcuno qui.”. Sentì un brivido lungo la schiena, poi aprì lentamente la porta e sbirciò nel corridoio. Non vedendo nessuno, uscì e Suki la seguì. Si voltò e chiuse la porta a chiave, poi si voltò a guardare la sua amica quando la sentì gemere per lo spavento. Sulla soglia della porta di fronte c’era Kyou, la stava osservando... e non sembrava contento.

      Guardò Kyoko e sentì la propria rabbia aumentare. Poi guardò Suki con aria annoiata.

      «Lasciaci soli.» le ordinò, con voce pericolosamente fredda.

      Suki guardò la sua amica con aria mortificata e si allontanò, sapendo che avrebbe fatto meglio a non esitare. Non voleva certo inimicarsi Kyou, quel tipo metteva i brividi. Fin dal primo momento in cui lo aveva visto, aveva capito che era un immortale molto potente e che era meglio non sfidarlo. Era contenta di averlo dalla loro parte, e non dalla parte del nemico.

      Kyoko incrociò le braccia sul petto, dispiaciuta di vedere Suki che si allontanava. Si voltò verso Kyou e vide che la stava fissando, con un’aria non molto felice. Alzò un sopracciglio e aspettò. Quando lui non si mosse e si limitò a guardarla con i suoi furiosi occhi dorati, Kyoko sentì la propria pazienza iniziare a vacillare. “Accidenti a lui e al suo sguardo penetrante.”.

      «Qual è il problema?» gli chiese alla fine, senza aspettare che fosse lui a parlare.

      Kyou si era infastidito quando aveva percepito la presenza di Suki su quel piano dell’edificio. Poi, quando le aveva viste entrambe vestite in quel modo, aveva capito che non era saggio lasciar uscire Kyoko. Il rischio non

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