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e l’espressione accigliata di Toya.

      «Questa è Kyoko.» disse Toya voltandosi verso di lei, e le lasciò il braccio come se si fosse appena ricordato che glielo stava stringendo. «Kyoko, questo è Kamui. Anche lui ha ricevuto una borsa di studio e sarà in classe con te.».

      «Sì, anch’io sono uno scroccone.» disse Kamui con aria seria, facendo scoppiare a ridere Kyoko.

      Lei si rivolse a Kamui e allungò una mano. Se lui era lì con una borsa di studio, allora era stato suo amico in passato; con un sorriso cordiale gli disse: «Ciao Kamui, piacere di conoscerti. Da quanto tempo sei qui in Accademia?».

      A Kamui piaceva già quella ragazza così socievole. «Circa due anni. Allora, cosa ci fai con questa testa calda? Ti sta portando in giro?». Guardò Toya con un sorrisetto, poi guardò di nuovo Kyoko. Il lato malizioso della sua personalità emerse, e le prese la mano. Chinandosi leggermente, se la avvicinò alle labbra e la baciò con delicatezza.

      Kamui quasi rise per l’occhiataccia che gli lanciò Toya. Solo un idiota poteva non accorgersi dell’evidente attrazione che l’altro provava per quella ragazza adorabile.

      Kyoko arrossì e ridacchiò per il “testa calda”. Vedendo Toya fulminare Kamui con lo sguardo, sorrise. «In realtà stiamo cercando Shinbe e Suki. Per caso li hai...».

      Prima che finisse la frase, qualcuno la afferrò per un braccio, trascinandola tra Kamui e Toya. Kyoko si voltò e si ritrovò davanti a Suki, che aveva un’aria preoccupata.

      «È andato tutto bene, Kyoko? Rimarrai, vero?» la ragazza sembrò quasi implorarla.

      Kyoko annuì, ricordando la voce suadente di Kyou che le chiedeva di restare. «Non andrò da nessuna parte.» disse, poi fece un cenno a Shinbe, che sembrava piuttosto compiaciuto di quella risposta.

      Toya rimase perplesso per le parole di Kyoko. Chissà che cosa le aveva detto Kyou per farle cambiare idea con una tale determinazione. Adesso si comportava in modo diverso, sembrava quasi felice. Di solito, quando qualcuno parlava da solo con Kyou, poi se ne andava spaventato e spariva per ore. Quel tipo dava i brividi anche a lui, ogni tanto.

      Kyoko prese Suki a braccetto e si avviò verso le scale: «Se stasera andiamo a ballare, devi aiutarmi a trovare qualcosa da mettere.». Le due ragazze si strinsero a vicenda e si allontanarono parlottando. Si comportavano come se si conoscessero da sempre.

      Shinbe, Kamui e Toya le osservavano mentre salivano le scale. Shinbe, preoccupato, chiese a Toya: «Ma lei sa che cosa sta succedendo?».

      Toya osservò Kyoko che parlava con Suki, e rispose: «Sì, credo di sì.». Poi si voltò verso gli altri due e cambiò argomento: «Kamui, vieni con noi stasera?».

      Shinbe, sorpreso, esclamò: «Toya! Verrai a ballare sul serio?!». Era scioccato. “Strano, non è da lui.” pensò tra sé.

      «Beh, ho l’ordine di sorvegliarla come un falco, quindi non credo di avere altra scelta, tu che dici?» ribatté Toya con tono irritato, così avrebbero pensato che lo stesse facendo controvoglia. In realtà, all’improvviso sentiva di non volerla perdere di vista.

      Il battito cardiaco gli rimbombava nelle vene, come per dirgli che doveva proteggerla a tutti i costi, che gli fosse stato ordinato o meno. Immaginare Kyoko che si muoveva a ritmo di musica non gli era affatto di aiuto. Il suo istinto protettivo emerse, avrebbe preferito che lei non andasse a ballare.

      Un ringhio sommesso si fece strada nella sua gola e Toya scosse la testa, cercando di scacciare il pensiero di troppi occhi indiscreti che la guardavano... occhi che non ne avevano il diritto.

      «Sembra divertente. Vengo anch’io.» intervenne Kamui. «Nei weekend bisogna fare qualcosa per staccare la spina da questo posto.». Si sentiva quasi stordito per il sollievo di sapere che Kyoko sarebbe stata lì con loro, d’ora in poi. «E poi dobbiamo trovare una fidanzata per Toya.» aggiunse con tono innocente.

      «Idiota, chi ti dice che ho bisogno di una ragazza?» ringhiò Toya, dando uno scappellotto a Kamui. «Tu non sai neanche che cos’è una ragazza.».

      Shinbe intervenne sorridendo: «Penso di essere l’unico qui a saperne qualcosa e, se voi due “verginelli” volete, posso dimostrarvelo.». Fece un passo indietro quando i due si voltarono e lo fulminarono con lo sguardo.

      Cambiando subito argomento, Shinbe si avvicinò a Toya e gli chiese: «Kyou ti ha ordinato di sorvegliare Kyoko?», e si voltò a guardare nella direzione in cui lei se n’era andata. «Sapete... ultimamente ho percepito un cambiamento negli equilibri, come se stesse per accadere qualcosa. Il male si sta avvicinando. Mi chiedo se lei c’entri qualcosa.». L’istinto di Shinbe non sbagliava quasi mai, e questo lo preoccupava.

      Anche Toya l’aveva percepito e voleva delle risposte. «Chi ha tempo non aspetti tempo. Perché non chiedere la verità a Mister Ghiacciolo?» disse. Sapeva che Kyou stava nascondendo qualcosa e lui aveva intenzione di scoprire cosa.

      Prima che Shinbe potesse fermarlo, Toya stava già salendo le scale. Shinbe fece una smorfia, «Non mi piace quando sono da soli nella stessa stanza. L’ho già visto una volta, e non è stato bello. Si comportano come due fratelli, o qualcosa del genere.». Con i suoi occhi color ametista, osservò Toya che saliva i gradini a due a due.

      Kamui annuì, a volte Kyou lo spaventava a morte. «Meglio lui che io. Ci vediamo stasera.» disse, e se ne andò, lasciando Shinbe da solo, a guardare le scale.

      Nel profondo della sua mente, dove i suoi poteri guardiani si riflettevano all’interno del suo io, Shinbe si chiedeva quale sentimento provasse per la sacerdotessa. Chiudendo gli occhi, cercò la verità nella sua stessa anima.

      Quando li riaprì, in essi brillavano segreti che soltanto lui conosceva.

Shinbe's Mirror

      *****

      Kyou era perso nei propri pensieri, rifletteva su come comportarsi con Kyoko, adesso che l’aveva portata nel posto giusto. Fu interrotto bruscamente da qualcuno che bussò alla porta. Sbatté le palpebre e cercò di non alzare gli occhi al cielo, sapendo che non poteva essere altri che Toya. Guardò verso la porta e la vide aprirsi senza permesso.

      Toya entrò di scatto e individuò il proprio bersaglio seduto sul divano. «Che diavolo sta succedendo con Kyoko?» gli chiese senza giri di parole.

      Gli occhi di Kyou guizzarono verso di lui, ma il suo viso rimase impassibile alla domanda.

      Toya conosceva gli stati d’animo di Kyou meglio di chiunque altro e sapeva che non l’avrebbe neanche guardato, se lui non l’avesse colpito nel segno. Capire Kyou era come studiare una materia scientifica. Persino un suo battito di ciglia poteva significare qualcosa. Toya andò a sedersi sulla poltrona di fronte a lui.

      «Andiamo, non sono uno stupido. Se devo proteggerla, devi dirmi perché. Qui siamo tutti da soli, perché per lei è diverso?» sbottò, quasi disgustato all’idea, «È solo una debole umana.».

      Toya si ritrovò una mano artigliata attorno alla gola e la afferrò per liberarsene, mentre scrutava l’espressione furiosa di Kyou.

      «Tu farai come dico io.» disse Kyou con la voce tremane per la rabbia.

      Toya restrinse lo sguardo, adesso aveva la prova che c’era qualcosa sotto. «Bene.» sibilò, e fu liberato dalla stretta. La rabbia di Kyou svanì all’istante mentre lui tornava a sedersi, e la sua maschera gelida gli riaffiorò sul viso come se fosse uno scudo dietro cui proteggersi. Toya scosse la testa e sbottò: «Devi dirmi perché lei è così importante per te.», enfatizzando le ultime due parole.

      Kyou, in un certo senso, lo capiva. Lo aveva allevato dal giorno in cui era nato. Sapeva che suo fratello non era lontano e, quando emise il suo primo respiro in questo mondo, lo sottrasse ai suoi genitori umani perché non lo avrebbero compreso. Lo stesso valeva per gli altri fratelli anche se, per un po’, Kyou aveva preferito

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