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con tutte le sue forze di integrarci anche Emily. Nessuna delle due riusciva a capire davvero perché Emily volesse vivere in una cittadina invece che a New York, perché volesse gestire una locanda invece di lavorare in un ufficio chic con le sue due migliori amiche, e sicuramente non riuscivano a comprendere il fatto che volesse prendersi cura della figlia di un uomo (un uomo con la barba, addirittura!) senza rassicurazione alcuna che un giorno lui le avrebbe dato un figlio suo.

      “A dire il vero no,” disse Emily. “Riguarda…” Vacillò, perdendo improvvisamente la risolutezza. Poi si ricompose. Non aveva nulla di cui vergognarsi. Anche se la sua vita stava prendendo una strada diversa da quella delle sue migliori amiche, era ancora valida; le sue scelte erano ancora sue, e loro avrebbero dovuto rispettarle. “Io e Daniel ci sposiamo.”

      Ci fu un attimo di silenzio, seguito da acuti gridolini. Emily trasalì. Riusciva a immaginare le amiche con le unghie perfette da manicure, con la pelle idratata che sapeva di rosa e camelia, con i capelli lucenti che si agitavano mentre saltavano su e giù sulle sedie.

      Attraverso il rumore, Emily riuscì a cogliere l’urlo di Jayne, “Oddio!” e il grido di Amy, “Congratulazioni!”

      Lasciò andare un sospiro di sollievo. Le sue amiche erano a bordo. Un altro ostacolo era stato superato.

      Gli striduli incomprensibili finalmente si spensero.

      “Non ti ha messa incinta, vero?” chiese Jayne, inappropriata come sempre.

      “No!” esclamò Emily ridendo.

      “Jayne, sta’ zitta,” la rimproverò Amy. “Raccontaci tutto. Come te l’ha chiesto? L’anello com’è?”

      Emily raccontò la storia della spiaggia, delle dichiarazioni d’amore sotto la neve, del meraviglioso anello con le perle. Le amiche tubarono in tutti i momenti giusti. Emily sapeva che erano al settimo cielo per lei.

      “Prenderai il suo cognome?” saggiò Jayne. “O te li prendi entrambi? Mitchell Morey è un po’ uno scioglilingua. Oppure Morey Mitchell? Emily Jane Morey Mitchell. Uhm. Non so se mi piace. Forse dovresti tenerti il tuo, sai? È la cosa più forte, di potere e femminista da fare, dopotutto.”

      A Emily girava la testa mentre Jayne parlava nel suo caratteristico modo lampo da caffeinomane, facendo le pause minime per darle il tempo di rispondere alle domande.

      “Saremo le damigelle, vero?” terminò Jayne alla sua tipica maniera brusca di dire le cose in faccia.

      “Ancora non ci ho pensato,” ammise Emily. Jayne e Amy potevano anche essere le sue più vecchie amiche, ma se ne era fatte così tante altre da quando si era trasferita a Sunset Harbor; Serena, Yvonne, Suzanna, Karen, Cynthia. E Chantelle? Era importante per Emily che avesse un ruolo cruciale nella cosa.

      “Be’, la cerimonia dove la fate?” chiese Jayne, un po’ scontrosa dato che Emily stava considerando altre persone come damigelle.

      “Ancora non so neanche questo,” disse Emily.

      Improvvisamente le venne in mente l’immenso compito che aveva per il futuro. C’era così tanto da organizzare. Così tanto da pagare. D’un tratto si sentì sopraffatta.

      “Pensate di fare un matrimonio in grande o qualcosa di piccolo?” chiese Amy. Le sue domande erano meno tendenziose di quelle di Jayne, ma anche qui c’era del giudizio. Emily si chiese se Amy non fosse ancora arrabbiata perché il suo fidanzamento con Fraser era andato a monte. Forse ce l’aveva con Emily perché lei aveva un anello e un fidanzato, mentre lei li aveva persi entrambi.

      “Ancora non abbiamo parlato di nessun dettaglio,” disse Emily. “È una cosa nuova.”

      “Ma lo sogni da anni,” aggiunse Amy.

      Emily si accigliò. Il matrimonio, sì. Era qualcosa che voleva da moltissimo tempo. Ma non aveva mai immaginato come sarebbe andata la sua vita. L’amore che provava per Daniel era unico e inaspettato. Il loro matrimonio avrebbe dovuto essere lo stesso. Doveva ripensare a tutto per renderlo perfetto per loro due, per quella specifica relazione, per quella vita.

      “Almeno ci puoi dire la data?” chiese Jayne. “Abbiamo l’agenda piena.”

      Emily balbettò. “Non lo so.”

      “Basta anche solo il mese, per adesso,” insistette Jayne.

      “Non so neanche il mese.”

      Jayne sospirò dall’esaperazione. “E l’anno?”

      Emily cominciò a innervosirsi. “Non lo so!” esclamò. “Non ci ho ancora pensato!”

      Cadde il silenzio. Emily riusciva a immaginarsi bene la scena: le sue amiche che si scambiavano occhiate, sedute sulle sedie in pelle dell’ufficio a un enorme tavolo di vetro, il suo grido uscito dal telefono tra di loro e l’eco nella grande sala conferenze. Si fece piccola dall’imbarazzo.

      Ruppe il silenzio Jayne. “Be’, assicurati che non si trasformi in uno di quei fidanzamenti che durano in eterno,” disse con praticità. “Lo sai come sono certi uomini; è come se non capissero che una volta fatta la proposta ci si aspetta un matrimonio. Fanno tutto un pomposo fidanzamento e poi dopo averti lusingata con un bell’anello pensano di potersi riposare sugli allori senza metterci mai la firma.”

      “Le cose non stanno così,” disse secca Emily.

      “Okay,” disse Jayne con leggerezza. “Però, per esserne certa, dovresti vincolarlo con una vera data. Se ti pare che tiri per le lunghe il fidanzamento, scappa.”

      Emily strinse il pugno. Sapeva che non avrebbe dovuto permettere a Jayne – una fobica dell’impegno che non aveva neanche mai avuto una relazione vera – di prescriverle cosa avrebbe dovuto provare in quella situazione, ma l’amica era brava a ficcarle in testa dei dubbi. Per quanto ridicoli fossero, Emily sapeva già che nei giorni a venire avrebbe rimuginato sulle parole di Jayne.

      “Mi è venuta un’idea,” si intromise Amy, facendo la diplomatica. “Perché non veniamo da te per festeggiare? A trovarti? Per aiutarti a pianificare un po’ di cose?”

      Nonostante l’irritazione che provava per Jayne, a Emily piacque l’idea che le sue amiche venissero per essere coinvolte nella preparazione del matrimonio. Una volta lì, sul suo territorio, avrebbero visto con i loro occhi l’amore che lei e Daniel condividevano. Avrebbero visto quanto era felice e avrebbero cominciato ad appoggiarla un po’ di più.

      “Sarebbero fantastico, in effetti,” disse Emily.

      Trovarono un giorno che andava bene a tutte ed Emily pose fine alla telefonata. Però, grazie a Jayne, aveva la testa che le girava e la fiamma di entusiasmo dentro di lei si era un pochino attenuata. I suoi sentimenti erano corrotti dal fatto che doveva ancora fare la terrificante telefonata a sua madre, che sicuramente sarebbe andata meno bene. Aveva cercato di invitarla al Ringraziamento, ma lei aveva reagito come se l’avesse insultata. Nulla di quello che faceva Emily era abbastanza per Patricia Mitchell. Se si era sentita aggredita da Amy e Jayne, si sarebbe sentita del tutto massacrata da sua madre.

      E si trattava della sua famiglia! Quando aggiungeva quella di Daniel al totale, le paure assillanti si intensificavano. Perché il resto del mondo doveva esistere? A Sunset Harbor tutto era perfetto per Emily. Ma fuori c’erano amiche che disapprovavano e madri problematiche. C’erano padri assenti.

      Per la prima volta da quando Daniel le aveva chiesto di sposarlo, Emily pensò a suo padre, che era sparito da vent’anni. Di recente aveva trovato in casa delle lettere nascoste che provavano che era ancora vivo. Poi Trevor Mann, il suo vicino, le aveva confermato di aver visto Roy in quella casa pochi anni prima. Suo padre era vivo – eppure saperlo non aveva cambiato nulla. Emily ancora non aveva modo di contattarlo. Le probabilità che tornasse per accompagnarla lungo la navata erano praticamente inesistenti.

      Emily sentì le emozioni affollarsi dentro di lei, minacciando di estinguere ogni gioia. Abbassò lo sguardo sullo schermo del cellulare, dove aveva selezionato il numero della madre senza aver ancora raccolto il coraggio di chiamarla.

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