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      La donna li fece entrare e subito sentirono gente che piangeva sommessamente. Mackenzie riuscì anche a distinguere delle preghiere recitate a mezza voce.

      “Vado a chiamarlo” disse la donna. “Aspettate qui.”

      Mackenzie osservò la donna andare in un piccolo soggiorno, dove c’erano alcune persone in piedi. Poco dopo, un uomo si avviò verso di loro. Come la donna di poco prima, anche lui aveva pianto.

      “Agenti, posso aiutarvi?” chiese Levins.

      “Sappiamo che è un momento estremamente difficile e triste per lei” disse Mackenzie “ma stiamo cercando di raccogliere più informazioni possibili sul reverendo Tuttle. Prima riusciremo a trovare una pista, prima potremo arrestare il colpevole.”

      “Credete che la sua morte sia collegata a quella di quel povero prete, qualche giorno fa?” volle sapere Levins.

      “Non possiamo averne la certezza” disse Mackenzie, anche se in realtà ne era sicura. “Ecco perché vorremmo parlare un po’ con lei.”

      “Certamente” acconsentì Levins. “Usciamo sul portico, però. Non voglio interrompere le preghiere.”

      Fece strada all’esterno e si sedette sugli scalini di cemento. “Devo dire che non so cosa riuscirete a scoprire su Ned” commentò l’uomo. “Era un credente devoto. A parte qualche problema in famiglia, non credo avesse nemici.”

      “Aveva amici tra i frequentatori della chiesa che secondo lei potrebbero non essere persone per bene?” chiese Ellington.

      “Ned Tuttle era amico di tutti” disse Levins asciugandosi una lacrima. “Quell’uomo era praticamente un santo. Donava regolarmente il venticinque percento del suo stipendio alla chiesa. Era sempre in giro a fornire cibo e vestiti ai poveri. Tagliava l’erba per gli anziani, aiutava le vedove con le riparazioni domestiche, tre volte all’anno si recava in Kenya per aiutare i malati insieme ad un’associazione di medici.”

      “C’è qualcosa nel suo passato che potrebbe apparire sospetto?” chiese Mackenzie.

      “No. E questo la dice lunga, perché so un sacco di cose sul suo passato. Ci siamo fatti un sacco di confidenze sulle nostre difficoltà. E posso confidarvi che tra le poche colpe a lui imputabili, nessuna potrebbe giustificare una ritorsione così truculenta.”

      “E che mi dice di altre persone all’interno della comunità religiosa?” proseguì Mackenzie. “Potrebbe esserci qualcuno che si è sentito offeso per qualcosa che il reverendo Tuttle ha fatto o detto?”

      Levins ci pensò solo un istante, prima di scuotere il capo. “No. Se Ned aveva problemi del genere, non me l’ha mai detto. Però vi assicuro... non aveva nemici, che io sapessi.”

      “E sa se...” fece per chiedere Ellington, ma Levins sollevò una mano, come a scacciare la sua domanda.

      “Scusate” disse, “ma sono davvero sconvolto per la perdita di un caro amico e in casa ci sono i membri della mia chiesa che mi attendono. Nei prossimi giorni sarò più che felice di rispondere alle vostre domande, ma ora devo ricongiungermi con Dio e con la mia congregazione.”

      “Ma certo, è comprensibile” disse Mackenzie. “La prego di accettare le nostre condoglianze.”

      Levins sorrise stancamente e si rialzò. Le lacrime ripresero a rigargli le guance. “Dicevo sul serio” mormorò, sforzandosi di mantenere un contegno davanti a loro. “Datemi solo un paio di giorni, poi fatemi sapere se avete altre domande. Voglio aiutare a consegnare alla giustizia chi ha fatto questo.”

      Detto ciò, rientrò in casa. Mackenzie ed Ellington tornarono all’auto mentre il sole si era finalmente alzato in cielo. Era difficile credere che fossero soltanto le 8:11.

      “E adesso?” chiese Mackenzie. “Hai qualche idea?”

      “Be’... sono quasi quattro ore che sono alzato e non ho ancora preso un caffè. Potremmo partire da quello.”

      ***

      Venti minuti più tardi, Mackenzie ed Ellington erano seduti una di fronte all’altro in un piccolo bar. Mentre bevevano il caffè, esaminarono i documenti su padre Costas che avevano preso dall’ufficio di McGrath e i file digitali sul reverendo Tuttle che Mackenzie aveva ricevuto via e-mail.

      Non c’era molto, se si escludevano le fotografie. Anche nel caso di padre Costas, la documentazione allegata non rivelava granché. Le causa della morte era stata la perforazione di un polmone, oppure il taglio profondo che aveva sulla nuca, attraverso il quale si vedeva addirittura la spina dorsale.

      “Quindi, stando a questo referto” disse Mackenzie “padre Costas è probabilmente morto a causa di queste ferite. Con tutta probabilità, era già deceduto quando è stato crocifisso.”

      “E questo ha un qualche significato?” chiese Ellington.

      “Direi proprio di sì. È chiaro che c’è di mezzo la religione qui, però c’è un’enorme differenza tra uccidere qualcuno tramite la crocifissione e usare l’immagine di un uomo crocifisso.”

      “Ti seguo” disse Ellington. “Va’ avanti.”

      “Per un cristiano, l’immagine della crocifissione è solo una rappresentazione. Nel nostro caso, l’obiettivo del killer non sembra l’uccisione tramite la crocifissione. Se così fosse, non ci sarebbero quelle ferite sui corpi delle vittime. Se ci pensi bene... la cristianità sarebbe completamente diversa se Cristo fosse stato messo sulla croce già morto.”

      “Perciò, secondo te, il nostro uomo sta crocifiggendo le sue vittime solo per fare scena?”

      “È troppo presto per dirlo” ammise Mackenzie, facendo una pausa per gustarsi un lungo sorso di caffè. “Ma propendo per il no. Entrambe le vittime erano uomini di chiesa... leader religiosi. Metterli nella stessa posa del personaggio cristiano di riferimento per quelle chiese è chiaramente un messaggio di qualche tipo.”

      “Hai appena parlato di Gesù Cristo come un personaggio. Pensavo che credessi in Dio.”

      “Ci credo” disse Mackenzie. “Ma non con la stessa convinzione e forza di un uomo come Ned Tuttle. E quando si tratta di racconti della Bibbia – il serpente parlante, l’arca, il resoconto dettagliato della crocifissione – penso che non basti credere, ma ci voglia vera e propria fede. E non è qualcosa che sento di possedere.”

      “Wow” commentò Ellington sorridendo “che discorso profondo. Io... preferisco rispondere che non lo so. Allora... questo messaggio che dicevi, come facciamo a trovarlo?”

      “Bella domanda. Ho intenzione di partire dai famigliari di padre Costas. Non c’è molto nei referti, e poi penso...”

      Fu interrotta dal trillo del cellulare di Ellington. Lui lo prese e si accigliò guardando il display. “È McGrath” disse, poi prese la chiamata.

      Mackenzie non sentiva l’interlocutore all’altro capo del telefono, perciò non riuscì a capire di cosa parlassero. Meno di un minuto dopo, Ellington chiuse la telefonata e si rimise il cellulare in tasca.

      “A quanto pare, dovrai andarci da sola dai Costas. McGrath mi vuole nel suo ufficio per alcuni dettagli su un incarico del quale non mi ha voluto rivelare molto.”

      “Il che significa che sarà qualche lavoro noioso” commentò Mackenzie. “Beato te.”

      “Però... è davvero strano che mi tolga dalle indagini così presto, quando ancora non abbiamo nessuna pista. Deve avere improvvisamente un sacco di fiducia in te.”

      “E tu no?”

      “Sai cosa voglio dire” disse Ellington sorridendo.

      Mackenzie fece per prendere un altro sorso di caffè, ma scoprì con disappunto che la tazza era ormai vuota. La rimise sul tavolino e raccolse documenti e cellulare, pronta per la prossima tappa. Ma prima andò al bancone a prendere un altro caffè.

      Si

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