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il preside mi ha presentato alla classe, lei ha avuto una reazione come se mi conoscesse o avesse già sentito parlare di me, e durante la lezione avevo il suo sguardo sempre addosso.»

      «Potresti anche aver fatto colpo su di lei.»

      «Andiamo, Rachel, è una ragazzina di 12 anni e io ho l’aspetto di un umano di mezza età e nemmeno tanto attraente.»

      «Però tu sei anche un orco.»

      «Cosa vorresti dire con questo?»

      «Che qualche volta potresti comportarti come un vero orco.»

      «E come sarebbe un vero orco? Un troglodita analfabeta dall’aspetto neandertaliano, oppure sono io un vero orco? Ti ricordo che la commissione d’esame ti ha promosso con il beneficio del dubbio.»

      « …e così è stata promossa col beneficio del dubbio.» concluse Ken.

      «Cosa vorresti dire?» chiese Abigail.

      «Che la commissione era indecisa se la creazione di Rudolph era da considerarsi un errore oppure poteva essere vista come un miglioramento o un'evoluzione della razza degli orchi.»

      Ken stava informando Abigail su quanto sapeva di Rachel e Rudolph. Lei gli aveva detto che quella mattina il preside aveva presentato un certo professor Rudolph e glielo aveva descritto. Ken aveva confermato che si trattava proprio di lui, quindi anche Rachel doveva essere in paese e questo complicava le cose, perché una simile vicinanza le avrebbe permesso di individuare i guanti anche se usati pochissimo e Abigail doveva continuare il suo addestramento; ma l’addestramento comprendeva anche piccole magie che però avrebbero portato Rachel dritto da loro. E Abigail non era ancora pronta per uno scontro magico diretto.

      Il giorno dopo, a scuola, Abigail ebbe un’altra sorpresa: il sedicente professor Rudolph arrivò in classe in compagnia di una ragazzina dai lunghi capelli neri e bellissimi occhi azzurri e disse:

      «Ragazzi, lei è mia figlia Rachel, starà con noi finché sarò il vostro supplente.»

      La ragazzina andò a sedersi in un banco della fila accanto a quella dove stava seduta Abigail.

      Nel pomeriggio, Abigail riferì a Ken quanto era successo quella mattina.

      «Se prima c’era il dubbio che potesse essere solo un caso di omonimia, ora abbiamo la certezza che si tratta proprio di loro.»

      «Già,» disse Abigail «a parte il fatto che utilizzino i loro veri nomi mi ha incuriosito il fatto che Rachel ha sempre indossato dei guanti neri di pelle, sono magici anche quelli?»

      «No, la verità è che lei, come ogni strega che si comporta male, ha delle mani brutte e se ne vergogna. In quanto al fatto che usino i loro veri nomi è solo perché qui non sono conosciuti come nel nostro mondo magico.»

      «Che si fa adesso con loro?»

      «Niente, per ora, aspettiamo la loro prossima mossa: noi li abbiamo già individuati e quindi ci sarà più facile controllarli. L’importante è che tu ti comporti normalmente come hai sempre fatto prima di conoscere tutta la storia.»

      «Va bene, Ken, farò come dici.»

      Intanto, in una camera d'albergo del paese, Rachel, ancora nelle sembianze di una dodicenne, e Rudolph stavano discutendo.

      «Allora, Rachel, hai voluto fare la parte di mia figlia per controllare la mia classe. Ti è servito a qualcosa almeno?»

      «Non saprei, tu ieri mi dicevi che era la rossa, come si chiama, Abigail, che continuava a fissarti, mentre io stamattina continuavo a sentirmi gli occhi addosso di quella biondina, Deanna.»

      «Secondo me ti osservava tutta la classe, perché è piuttosto inusuale una ragazzina di 12 anni che si tiene indosso i guanti per tutta la durata delle lezioni.»

      «Ma lo sai che noi streghe cattive ci riconoscono dalle verruche sulle mani.»

      «Nel nostro mondo, ma qui tra gli umani ormai non c’è quasi più nessuno che crede alle streghe, alle fate o agli orchi. Ho visto donne normali con mani più brutte delle tue.»

      A questa osservazione Rachel ebbe uno scatto e saltò sul letto dov’era seduto Rudolph atterrandolo, quando lui fu sdraiato lei gli saltò sopra e gli strinse il mento con la mano:

      «Ah, pensi questo delle mie mani, che sono brutte?»

      «Sei stata tu la prima a dirlo.» bofonchiò Rudolph.

      Lei, con l’altra mano, prese quella di Rudolph e gli disse:

      «Lo sai che con un incantesimo potrei trasformare la tua bella manina in una zampa di gallina?»

      «No, ti prego, non farlo. Ti chiedo scusa.»

      «Non è ancora abbastanza. Toglimi il guanto da questa mano.» disse Rachel senza mollargli il mento con l’altra.

      «Cosa hai intenzione di fare?»

      «Voglio solo che mi baci la mia mano piena di verruche e pustole.»

      «Va… va bene.»

      Rudolph fece come lei gli aveva chiesto, dopodiché lei mollò la presa, si rimise il guanto ed uscì dalla stanza mentre Rudolph corse in bagno a vomitare.

      Intanto, anche Ken ed Abigail stavano discutendo sul da farsi.

      «Mi sa che domani dovrò venire a scuola con te.» disse Ken.

      «Ci vieni come insegnante o come pluriripetente?» chiese ridendo Abigail.

      «Nessuno dei due, Rachel e Rudolph mi conoscono e vedendomi capirebbero al volo che sono nel posto giusto.»

      «E allora come fai, diventi invisibile?»

      «Non proprio, è una cosa che odio, ma sarò costretto a riprendere la mia forma originale: cioè ad essere alto solo venti centimetri o poco più così potrò nascondermi nel tuo zainetto.»

      «E se qualcuno ti nota lo stesso?»

      «Sono in grado di restare immobile e sembrare un pupazzetto. Se qualcuno mi nota puoi dirgli che sono un regalo che ti han fatto per il tuo compleanno e che sono un portafortuna.»

      «È così pericolosa Rachel?»

      «Finché ha le sembianze di una ragazzina della tua età no, in quanto la trasformazione molecolare le impegna tutte le sue energie magiche e non può fare magie quando non è con il suo vero aspetto. Però lei è anche un tipo molto teatrale e si esalta a trasformarsi in pubblico perché si diverte a spaventare la gente, e questo potrebbe farlo durante una lezione di Rudolph se le venisse il ghiribizzo.»

      «Allora da domani mi terrò un nuovo bambolotto portafortuna nello zainetto, sperando che non mi mangi la merenda.»

      «Stai tranquilla, non mi piacciono le merendine moderne. Piuttosto, non è che potesti prestarmi i vestiti di qualche tuo bambolotto? Non vorrei essere un portafortuna nudo in quanto siamo a gennaio e fa piuttosto freddo da queste parti.»

      «Ho solo quelli della Barbie, potrebbero andarti bene?»

      «Veramente preferirei vestiti più maschili, però pantaloni, maglioncino e una giacca potrebbero andar bene.»

      «Allora corro a casa a cercare e appena trovo qualcosa te li porto. Ciao Ken.»

      «A più tardi, Abigail.»

      2 - E fu battaglia

      Il giorno dopo, Abigail si recò a scuola con uno strano ospite nello zainetto, ma la mattinata procedette tranquilla: Rachel si comportò come una ragazzina normale e sembrava non sospettare nulla di Abigail. Anche le altre sue compagne non notarono lo strano bambolotto che aveva nello zainetto.

      Nel pomeriggio, Ken fece il punto della situazione:

      «Ci troviamo in una posizione di stallo.»

      «Cosa vuoi dire?»

      «Che siamo ad un punto morto: tu non puoi usare i guanti perciò

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