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anni.»

      «Prima di partire voglio farti un regalo molto speciale, si trova in quel cassetto: è una scatola rossa, prendila e vieni a sederti accanto a me.»

      Abigail fece come le aveva detto la signora, aprì il cassetto e n’estrasse una scatola rossa con un fiocco dorato, quindi andò a sedersi accanto al letto della signora con la scatola in mano e le chiese:

      «E’ davvero per me?»

      «E per chi altri? Sei l’unica amica che ho in questo paese.»

      «La ringrazio tanto, signora Carter, ma non era necessario che lei si disturbasse.»

      «Nessun disturbo. Aspettavo da tempo qualcuno che fosse degno di riceverlo. Ma adesso aprilo, su.»

      Abigail cominciò a sciogliere il fiocco e a levare la carta rossa che ricopriva un cofanetto. Aprì anche quest’ultimo e vide che conteneva un paio di guanti di pelle verdi.

      «Sono dei guanti.» disse Abigail.

      «Sì, ma sono speciali: sono guanti magici.»

      «Magici? Ma allora è vero quel che si dice in paese che lei è... una strega?»

      «No, non sono una strega, sono una fata, per essere precisi.»

      «Ma le fate di solito sono giovani e belle...»

      «Che ci vuoi fare? Il tempo passa anche per noi purtroppo, forse un po’ più lentamente, ma passa.»

      Suonò il campanello e la signora Carter continuò:

      «Questo dev’essere Ken, lo avevo invitato a venire qua per farti imparare ad usare i poteri dei guanti.»

      «Chi è questo Ken?»

      «Un folletto, un po’ strano ma simpatico. Vai ad aprire, su.»

      Abigail andò ad aprire e si trovò davanti un ragazzo biondo, dall’apparente età di circa 18 anni che indossava un giubbotto di pelle nera, jeans, scarpe da tennis e l’orecchino.

      «Ciao.» disse il ragazzo «Io sono Ken, Daisy mi ha detto di venire perché devo istruire qualcuno sull’uso dei poteri magici.»

      «Daisy? Forse intende la signora Carter?»

      «Già, qui è conosciuta così. E tu devi essere Abigail, la mia allieva, vero?»

      «Vedo che sa già tutto. Si accomodi, prego.»

      «E piantala di darmi del lei, mi fai sentire vecchio. In fondo ho solo 479 anni.»

      «Io invece ne compio dodici oggi.»

      «Tanti auguri. Si dice così anche da voi, vero?»

      «Grazie. Ma ora vieni, lei ti sta aspettando e anch’io sono curiosa di saperne di più su questi guanti e come si usano.»

      Lo accompagnò nella stanza della signora che intanto si era alzata accomodandosi ad un tavolino dove aveva portato anche il cofanetto coi guanti e li invitò a sedere con lei. Abigail e Ken si accomodarono.

      «Bene. Poiché ci siamo tutti tocca a te, Abigail, chiedere tutte le informazioni che desideri sapere.»

      «Prima di parlare dei guanti vorrei chiedere qualcosa a Ken.»

      «Che cosa vuoi sapere, Abigail?» chiese Ken.

      «Quando lei mi ha detto che eri un folletto, mi aspettavo di vederti vestito di verde con un berretto a sonagli e alto all’incirca 20 centimetri.»

      «Conciato così ci vado in giro solo a Carnevale. A me piace stare al passo coi tempi. Sono giovane e moderno, io. E poi ad essere alti solo 20 centimetri rischi di farti spiaccicare dalle auto e questa non è una prospettiva che mi attrae.»

      «Avrai tutto il tempo per soddisfare la tua curiosità su Ken, lui starà con te finché non avrai imparato ad usare bene i tuoi poteri.»

      «Ha ragione, signora Carter, da dove devo cominciare?»

      «Perché non cominci con l’indossare i guanti?» ribatté Ken.

      Abigail indossò i guanti, li rimirò e poi disse:

      «Come sono morbidi. E ora cosa devo fare? »

      «Il potere più facile è la lettura del pensiero.» disse Ken.

      «E come si fa?» chiese ancora Abigail.

      «Devi solo tenere per mano la persona alla quale vuoi leggere il pensiero, così capirai le sue intenzioni.»

      «Posso fare una prova con Ken?»

      «Naturalmente, sono qui apposta.»

      Abigail strinse la mano di Ken nella sua, dopo un po’ disse:

      «Pensi che io sarò la tua migliore allieva.»

      «Brava, ho pensato proprio così. Ma ora andiamo avanti.»

      «Cos’altro posso fare?»

      «In pratica tutto quello che vuoi, ma devi stare molto attenta perché non devi usare i tuoi poteri per soddisfare desideri egoistici: la magia dei guanti funziona solo se è usata per fare del bene, se la usi per soddisfare i tuoi capricci o per fare del male a qualcuno essi perderanno i loro poteri e diventeranno guanti normali.»

      «Ha la mia parola, signora Carter, li userò solo quando sarà necessario. A casa non ho problemi coi miei genitori, quindi ricorrerò alla magia solo in caso d’emergenza o pericolo.»

      «Sapevo che potevo fidarmi di te. Sei una cara ragazza, Abigail.»

      «Grazie, signora, ma faccio solo il mio dovere verso il prossimo.»

      Il pomeriggio passò in fretta tra una spiegazione e l’altra e per Abigail si era fatta l’ora di tornare a casa e disse:

      «Ora devo andare. Non la rivedrò più, allora, signora Carter?»

      «Già, il mio dovere qui l’ho compiuto. Ora mi riposerò un poco e poi andrò dove ci sarà ancora bisogno del mio aiuto.»

      «Ken resterà qui al suo posto?»

      «Sì, si farà passare per mio nipote quindi potrai rivolgerti a lui ogni volta che vorrai. Ma ora vai, i tuoi genitori ti staranno aspettando.»

      «Addio, signora Carter.»

      «Addio, Abigail.»

      Ken accompagnò Abigail alla porta e le disse:

      «Mi raccomando, non dire a nessuno che i guanti sono magici, altrimenti cercheranno di rubarteli.»

      «Stai tranquillo, Ken, sarà il nostro segreto.»

      «Va bene, ci vediamo domani pomeriggio per un’altra lezione.»

      Si salutarono e Abigail si avviò verso casa canticchiando.

      Il giorno dopo, a scuola, sentì le sue compagne più pettegole dire che la strega se n’era andata lasciando a casa sua un nipote che non era poi tanto male. Sapendo che Abigail era l’unica a frequentare quella casa, quando la videro arrivare le chiesero se aveva conosciuto anche il nipote della signora.

      «L’ho conosciuto ieri quando è arrivato.» rispose Abigail «Si chiama Ken.»

      «Ken? Bel nome.»disse Wanda «E che tipo è?»

      «Molto simpatico e spiritoso.»

      «Ce lo faresti conoscere?» chiesero le altre in coro.

      «Vedrò cosa posso fare. Vedete, lui sa com’era considerata sua zia qui in paese quindi non so se avrà la voglia di conoscere proprio le persone che ne sparlavano di più.»

      «Faremo di tutto per farci perdonare, vero ragazze?»

      Le altre annuirono.

      «Va bene, oggi pomeriggio gliene parlerò e domani a scuola vi farò sapere cosa ha deciso.»

      «Grazie, Abigail.»

      La

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