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i Francesi, andando a combattere i Longobardi, che erano nel mezzogiorno d'Italia, lasciarono tutti i loro vecchi. Di qui il nome Senæ, Senarum, adoperato in plurale. Pisa è nel luogo dove i Romani pesavano i tributi dei popoli soggetti. Era necessario pesare contemporaneamente in due luoghi diversi, e però, Pisæ Pisarum, al plurale.

      La leggenda prosegue dicendo che Attalante ebbe varii figli, uno dei quali, Dardano, andò a fondare la città di Troia, e quindi narra l'assedio e l'incendio di questa città, la fuga di Enea, l'origine di Roma. E qui si salta a Catilina, che venne a Fiesole, inseguito dai Romani, comandati da un generale, il quale si chiamava Fiorino, e fu disfatto sulle rive dell'Arno. Cesare allora venne a vendicarlo, e fondò in suo onore, sull'Arno, la città di Firenze, la quale fu costruita come una piccola Roma, con tutti i monumenti che erano nella Città eterna, il Campidoglio, l'Anfiteatro, le Terme, il Foro, e fu chiamata perciò la piccola Roma. Vengono poi i barbari, e Totila distrugge Firenze; ma Carlo Magno la ricostruisce. E finalmente arriviamo alla guerra che Firenze muove a Fiesole, distruggendola.

      Che cosa possiamo noi cavare da questa leggenda, la quale fu certo compilata nel secolo duodecimo, il secolo cioè in cui nacque il Comune fiorentino? Innanzi tutto ne caviamo, che nel secolo in cui Firenze nasceva, i Fiorentini avevano la mente piena di idee e di tradizioni romane. Qui noi non troviamo tracce di tradizioni germaniche, anzi la leggenda sembra respingerle sdegnosamente ogni volta che si presentano. In una delle sue compilazioni, si ricorda essere stata opinione molto diffusa, quella che diceva la famiglia Uberti venuta di Germania, discesa dall'imperatore Ottone. Ma ciò, si aggiunge subito, è un errore, perchè gli Uberti discesero invece dal sangue di Catilina «nobilissimo re di Roma». Questi ebbe un figlio, Uberto Cesare, a cui una moglie fiesolana dette 16 figliuoli, uno dei quali fu mandato da Augusto a sottomettere la Sassonia, che s'era ribellata, e colà sposò una dama tedesca, da cui nacque Ottone imperatore. E così non sono già gli Uberti discesi dagl'imperatori tedeschi; ma gl'imperatori sono discesi dagli Uberti di Firenze, i quali vengono dal sangue di Catilina romano. La leggenda ci dice ancora che tra Fiesole e Firenze vi fu un antagonismo perpetuo. Fiesole infatti è città etrusca, Firenze città romana. Tutti i nemici di Roma sono, secondo essa, nemici di Firenze; tutti gli amici di Roma sono amici di Firenze; Cesare, Fiorino, Augusto. Carlo Magno è quello che ricostruisce Firenze, dopo la distruzione fattane da Totila, ed esso è il restauratore dell'Impero. Totila rappresenta i barbari che lo distrussero. Catilina, nemico di Roma, è l'amico di Fiesole, il nemico di Firenze.

      Se noi guardiamo alle poche notizie storiche che abbiamo su tutto ciò, vedremo che la leggenda non fa altro che ripeterle nel suo fantastico linguaggio. Fino dai tempi di Dante era noto che Firenze discese da Fiesole ab antico, ed il Machiavelli ci dice che Firenze fu una città, la quale nacque dai mercanti fiesolani, che vennero a cercare un emporio sull'Arno, là dove il Mugnone si congiunge con esso. Fondarono delle capanne, le quali divennero case, e le case formarono più tardi una città. Questa si formò, secondo tutte le notizie che abbiamo, due secoli circa innanzi Cristo. Era un municipio florido al tempo di Silla, e gli scavi recentemente fatti hanno confermato tali notizie, essendosi trovate monete, colonne, ruderi, i quali provano che la Città a quel tempo aveva già le terme ed un Anfiteatro di pietra. Augusto la restaurò e vi fondò, secondo alcuni, una colonia, che fu chiamata perciò Julia Augusta Florentia. Secondo altri, la colonia fu fondata invece da Silla. È certo che Firenze ebbe mura romane, le quali esistevano ancora a' tempi del Villani, e qualche avanzo se n'è ritrovato ai giorni nostri. Il suo anfiteatro fu in tutto il Medio Evo conosciuto col nome di Parlascio, e di esso qualche traccia può vedersi ancora nel Borgo dei Greci. Le Terme erano presso la strada che oggi porta questo medesimo nome. La città aveva pure il suo Campidoglio, in Mercato Vecchio, nel luogo dove fu la Chiesa lungamente chiamata di Santa Maria in Campidoglio. Era nondimeno piccolissima; non solamente non andava al di là d'Arno, ma anche la strada che ora è chiamata Borgo Santi Apostoli, rimaneva fuori delle mura. Questo è tutto quello che noi sappiamo dei tempi più antichi.

      Quanto alla notizia poi che ci dà la leggenda, della distruzione di Firenze per opera di Totila, essa non è vera che in parte. È certo che Totila coi Goti venne in Toscana, verso la metà del sesto secolo, la oppresse, la saccheggiò, entrò in Firenze, e la trattò assai duramente, ma non la distrusse. Se non che Firenze allora, e durante tutto il dominio dei Longobardi, cadde in una così grande oscurità, che par quasi scomparsa dal mondo, e nei documenti è qualche volta menzionata, come se non fosse altro che un borgo di Fiesole. La leggenda esprime tutto questo, dicendo che Totila distrusse Firenze. E siccome essa incominciò finalmente a risorgere alquanto al tempo dei Franchi, sotto Carlo Magno, così la leggenda, seguendo sempre lo stesso metodo, dice che Firenze fu ricostruita da Carlo Magno. Questi vi si fermò per celebrarvi il Natale nel 786, e dopo di lui molti Imperatori, trovandola sulla via di Roma, dove andavano a prendere la corona, vi si fermarono del pari. Più volte ci vennero anche i Papi, quando i frequenti tumulti popolari li cacciavano dalla Città eterna. Alcuni di essi morirono a Firenze, dove tennero Concilio, ed Alessandro II vi fu eletto. Certo è che le continue relazioni di Firenze con Roma cominciarono a farla risorgere alquanto dalla profonda oscurità in cui era caduta durante il dominio longobardo.

      III

      È noto che i Longobardi per due secoli oppressero duramente l'Italia, ponendo nelle città principali i loro duchi. A questi i Franchi sostituirono poi i conti. Ma perchè i Ducati erano assai grandi, e i duchi troppo potenti, i Franchi, non volendo che questi principi mettessero a pericolo l'unità e la forza dell'Impero, resero più deboli i conti e più piccoli i loro Comitati. Sui confini dell'Impero occorreva però aver forza maggiore alla difesa, quindi vi crearono quello che chiamarono Marche, le quali erano grossi Comitali, e i conti che le comandarono, furono Mark-grafen, margravi, marchesi. La Toscana fu uno di questi Margraviati. Il marchese o duca, giacchè qui usavano allora l'uno e l'altro titolo, aveva il supremo comando, in nome dell'Impero, e al disotto di lui erano i conti. Al tempo di questi margravi, Firenze rimase lungamente una città oscura. Pisa e Lucca cominciarono a sorgere più presto, la prima perchè favorita dalla sua posizione sul mare; la seconda perchè, stata già sede dei duchi longobardi, era adesso sede principale dei margravii. Conseguenza di questa forma di governo stabilitasi in Toscana, fu che, mentre in Lombardia ed in tutta l'Italia settentrionale, gl'Imperatori favorivano i nobili minori ed i vescovi, a danno dei maggiori, che volevano indebolire, l'esistenza dei margravii in Toscana portò invece l'indebolimento dei conti minori, dei vescovi, ed in generale uno svolgimento meno vigoroso del feudalismo.

      Questo stato di cose durò fino ai tempi della contessa Matilde, la quale comandava nella Toscana, ed in gran parte dell'Italia centrale. Essa si trovò trascinata nella lotta fra l'Impero e la Chiesa, fu severa contro quelle città, quei conti e nobili che non s'univano a lei, ma favorivano l'Impero. È questo il momento in cui Firenze, stata quasi sempre amica dei Papi, cominciò a prosperare, senza che però il Comune si fosse ancora formato. Il vederlo così tardi apparire è un fatto che stimolò continuamente l'attenzione degli storici, i quali non si seppero rendere ragione del perchè un Comune che poi progredì con tanta rapidità, dovesse essere quasi l'ultimo a sorgere. Infatti esso ci si presenta, non solamente dopo i Comuni di Venezia, di Amalfi, delle principali città marittime, che precedettero tutte le altre; non solamente dopo i Comuni lombardi; ma anche dopo i Comuni stessi della Toscana. È questo un altro dei tanti misteri, che troviamo nella storia di Firenze.

      Il primo segno, che incominci a farci vedere come già si formi una cittadinanza fiorentina, e ci presenta non un Municipio, ma quasi l'ombra lontana d'un Municipio che vuole apparire, è un fatto assai strano. Nel 1063 il popolo di Firenze si ribellava contro il suo vescovo Mezzabarba, perchè lo credeva eletto simoniacamente, cioè per danaro pagato al duca Goffredo, marito di Beatrice, la madre di Matilde. Volevano che il vescovo si dimettesse, e le passioni si accesero perciò a segno che centinaia e centinaia morirono senza sacramenti, piuttosto che riceverli da preti ordinati dal vescovo simoniaco. Il Papa disapprovò questa condotta, ma invano scrisse e mandò suoi messi a calmare gli animi. Quando il furor popolare era al colmo, un frate dell'ordine di Vallombrosa, del quale si narra che era stato guardiano di giumenti, si offrì di passare attraverso al fuoco per provare che il vescovo non era legittimamente eletto. La prova ebbe luogo presso la Badia di Settimo e noi abbiamo un documento del tempo, che minutamente descrive il fatto. In esso si racconta, che il vescovo aveva minacciato coloro che non volevano obbedirgli,

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