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la fiera contesa, che sopra ciò ancor arde fra' Romani e' Beneventani. Ed abbiamo veduto in questi ultimi nostri tempi miseramente affannarsi sopra questo soggetto molti Scrittori, a' quali, da poi che si saranno affaticati a dimostrare, che sia stato questo corpo trasferito in Roma, ovvero esser rimaso in Benevento, molto più loro resta da travagliare per render verisimile, come fino dall'India, siccome narra Sigeberto, si fosse trasportato in Lipari. Ma tutte queste dispute, non essendo del nostro istituto, volentieri le lasciamo ad essi, a cui ben stanno.

      CAPITOLO III

      I Greci riacquistano maggior vigore nella Puglia e nella Calabria; ed innalzamento del Ducato di Bari, sede ora de' Catapani

      I Greci, che sotto gl'Imperadori Basilio e Costantino aveano contro Ottone II riportata così insigne vittoria, si ristabilirono più fermamente nella Puglia e nella Calabria; e reggendo queste province con molto vigore, distesero i confini di quelle sopra i Principati di Benevento e di Salerno, pretendendo ancora sopra i Principi longobardi esercitar sovranità. Ma avvertiti per le cose precedute dell'infedeltà de' loro sudditi, per tenergli a freno, pensarono a ben presidiarle. Temevano ancora, che i Germani sotto Ottone non tornassero ad assalirle; e che i Saraceni, ancorchè confinati in alcune rocche, non le turbassero colle solite loro scorrerie, giacchè fortificati nel Monte Gargano non tralasciavano, quando lor veniva fatto, di scorrere e scompigliar la Puglia. Edificarono perciò a questi tempi molti ben forti castelli. Fondarono nella Puglia piana una città, che chiamarono, per rinovare il glorioso nome d'Ilio, Troja: città che ancor dura, poichè anche i Normanni, dopo Melfi, la distinsero sopra tutte le altre città di quella provincia, che Capitanata ora si appella. Fondarono anche quivi Draconaria, Civitade, e Firenzuola, città ora distrutte, ed altre terre[63]. Per mantenere più in freno i loro sudditi, istituirono in Puglia un nuovo Magistrato chiamato in loro lingua Catapano, il quale avesse pieno potere, non ristretto da alcun limite, ma per se medesimo, senza chiederne permesso dalla Corte di Costantinopoli, potesse governare queste province con assoluto imperio. Bari, ove prima solevan risedere gli Straticò, fu assignata per sua sede, onde questa città si vide estollere il suo capo sopra tutte l'altre città della Puglia.

      Donde questo nome di Catapano derivasse, il nostro Guglielmo Pugliese[64] ne fa derivar l'origine da questo stesso sterminato potere, che fu dato a questo Ufficiale, e dice, che si chiamasse Catapano,

      Quod CATAPAN Graeci, nos JUXTA dicimus OMNE.

      Quisquis apud Danaos vice fungitur hujus honoris,

      Dispositor populi parat omne quod expedit illi,

      Et JUXTA quod cuique dari decet, OMNE ministrat.

      Ma Carlo Du-Fresne nelle note all'Alessiade della Principessa Anna Comnena deride questa etimologia di Guglielmo, e vuole che Catapanus appresso i Greci, sia l'istesso che presso i Latini Capitaneus. Quindi deride ancora Lione Ostiense, il quale nella sua Cronaca[65], oltre di riputar questo nome proprio di uomo, quando si vede essere di dignità, stimò che la provincia di Capitanata, che da questi Ufficiali prese il nome corrottamente, dal volgo venga chiamata così, dovendosi appellare Catapanata; sostenendo Du-Fresne, che essendo l'istesso presso i Greci Catapanus, che fra i Latini Capitaneus, non già Catapanata, ma Capitanata giustamente si appelli; chiamando ancora Niceta[66] Capitanata quella Prefettura, la quale composta di più città o terre, ad un Capitano è sottoposta.

      Avendo i Catapani collocata la loro sede in Bari, Lupo Protospata, che secondo dimostra il Pellegrino[67], non può dubitarsi, che fosse, se non di Bari, almeno Pugliese di nazione, tessè di loro lungo catalogo; ed il primo, che intorno a questi tempi nell'anno 999 presso il medesimo leggiamo aver governata questa provincia, fu Tracomoto, ovvero Gregorio, il quale assediò Gravina, e prese Teofilatto. Nell'anno 1006 fu mandato per Catapano in Puglia Xifea, che nel 1007 morì in Bari, a cui succedè nell'anno seguente 1008 Curcua. Sotto il magistrato di costui i Baresi ribellatisi, elessero per lor Principe Melo di sangue longobardo, che dimorava in Bari, quegli, che sarà celebre nell'istoria de' Normanni; ma repressi dai Greci, Melo fuggissene con Datto suo cognato ed andarono raminghi. Prima se ne andò in Ascoli, ma dubitando di tradimento, si trasferì in Benevento, di là in Salerno e poi a Capua, sollecitando que' Principi longobardi perchè l'aiutassero a liberar Bari dalla tirannia de' Greci. Morto Curcua nell'anno 1010, gli succedette Basilio Catapano, nel tempo di cui dice Freccia[68], che Bari facta est sedes magnorum virorum Graecorum. Indi nel 1017 venne per Catapano Adronico che pugnò con Melo, e lo vinse[69].

      Nell'anno seguente 1018 gli succedè Basilio Bugiano, che da Guglielmo Pugliese[70] vien chiamato Bagiano e da Lione Ostiense[71] Bojano. Questi fu che per lasciar di se memoria in Italia, tolta dal rimanente della Puglia una parte verso il Principato di Benevento, e fattane una nuova provincia col nome di Capitanata, vi fabbricò, come fu detto, alcune terre e città, come Troja, Draconaria, Fiorentino ed altre. Nel 1028 Cristoforo fu fatto Catapano; indi Pato, che governò sino al 1031, e nell'anno seguente fu Catapano Anatolico. Nel 1033 venne per Catapano Costantino Protospata, che si chiamò Opo. Indi Maniaco, a cui succedè nell'anno 1038 Niceforo, che nell'anno 1040 morì in Ascoli. A costui succedè Michele, che fu anche detto Duchiano, e dopo costui finalmente fu nel 1042 Catapano Exaugusto figliuolo di Bugiano, sotto il cui governo, essendo stato costui vinto dai Normanni, furono scacciati da queste province i Greci, e fu egli preso in battaglia in Benevento. Ed ancorchè queste province passassero da poi sotto la dominazione de' Normanni, come che non tutte in un tratto vi passarono, perciò anche dopo Exaugusto, si leggono presso Lupo e l'Anonimo di Bari, altri Catapani, de' quali, secondo l'opportunità, faremo memoria.

      Il potere de' Greci adunque dopo questa rotta, che ebbe Ottone II, insino che cominciasse in queste province la dominazione de' Normanni, erasi reso molto più considerabile di quello, che fu negli anni precedenti, così per ciò che riguarda l'ampiezza de' confini che distesero, come per l'assoluto Imperio, che riacquistarono non meno gl'Imperadori d'Oriente sopra il governo politico e temporale, che i Patriarchi di Costantinopoli per lo governo ecclesiastico e spirituale sopra i Metropolitani e' Vescovi della Puglia e della Calabria.

      La Puglia, che ne' tempi d'Arechi e degli altri Principi di Benevento suoi successori era al Principato beneventano attribuita, ora distratta ed in poter dei Greci ricaduta, diminuì notabilmente quel Principato. I Greci per questa parte si distendevano insino a Troja ed Ascoli, e toltone Siponto ed il M. Gargano, che a quel Principato erano ancor uniti verso Oriente, tutta quella estensione insino all'ultima punta d'Italia era de' Greci. S'aggiungeva ancor la Calabria secondo la moderna appellazione, che abbracciava non solo il Bruzio, Reggio, Cotrone e l'altre città vicine, ma anche abbracciava gran parte dell'antica Lucania, e per questa parte dal Principato di Salerno era terminata, il quale perciò aveva ristretti i suoi confini; nè in questi tempi abbracciava quell'estensione di paese, che a' tempi di Siconolfo a questo Principe ubbidiva. Quest'istessa ampiezza restrinse ancora per un altro lato i confini del Principato di Capua, tanto che non mai in altri tempi si videro dilatati tanto i confini del dominio de' Greci, che in questi, ne' quali tirandosi una linea dal Monte Gargano insino al promontorio di Minerva, ch'è la maggior latitudine del regno; tutto ciò che riguarda l'Oriente e Mezzogiorno, era al dominio de' Greci sottoposto: siccome l'altra parte, che riguarda Occidente e Settentrione, ai Principi longobardi: ma siccome il Principato di Salerno si distendeva fuori di questa linea verso Oriente e Mezzogiorno; così ancora i Greci non s'erano affatto spogliati della loro dominazione verso l'altra parte, che non interamente era a' nostri Principi longobardi sottoposta; imperocchè in questa ancora v'erano i tre Ducati di Amalfi, di Napoli e di Gaeta, i quali ancorchè si reggessero in forma di Repubblica, e sovente dal Corpo d'esse non solo s'eleggessero i Magistrati, ma anche i Duchi; nulladimeno sempre gli Imperadori greci in essi Ducati ivi mantennero non deboli vestigi della loro autorità e supremo dominio; siccome del Ducato di Napoli, dalle cose già altre volte dette si è veduto; e nel Ducato

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<p>63</p>

Leo Ostiens. lib. 2 cap. 50.

<p>64</p>

Guill. Appul. lib. 1.

<p>65</p>

Ostiens. lib. 2 cap. 50.

<p>66</p>

Nicetas in Man. lib. 2.

<p>67</p>

Pellegr. Castigat. in Chron. Lupi Protosp.

<p>68</p>

Apud Pellegr. in Cast. p. 81.

<p>69</p>

Chron. Anon. Barens. apud Pellegr.

<p>70</p>

Guil. Appul. lib. 1.

<p>71</p>

Ostiens. lib. 2 c. 50.