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lo spiegamento di esse la mobilitá è diminuita e la difficoltá del comando si complica per lo spazio occupato e pel bisogno di avere due ordini diversi, l'uno per attaccare, l'altro per difendersi. L'uso quasi esclusivo delle armi da fuoco rendendo le macchine moltiplicate e frequente il rinnovamento delle munizioni da guerra, ha fatto crescere le difficoltá delle operazioni tutte, dalle marcie e dall'ordine primitivo di battaglia fino alle operazioni strategiche le piú trascendenti. Le macchine antiche, importanti negli assedi, erano di quasi nessuna importanza nelle battaglie. Al che aggiugni la ristretta azione della cavalleria, la quale essendo disposta in ordine profondo e non operando mai contro la infanteria nemica se non quando i suoi ordini erano sciolti, si limitava a combattere solo la cavalleria. Al contrario oggidí la cavalleria combatte co' fanti, particolarmente se è secondata da un'agile artiglieria. La quale inferioritá delle antiche armi ausiliarie produceva come principale effetto la superioritá della difesa all'attacco.

      Gli antichi eserciti si componevano di soldati scelti tra uomini giá educati a un tale scopo ed erano perciò facilmente governati. Né le cognizioni geografiche o l'importanza del tempo erano per un capitano dell'antichitá se non secondarie, il che succede appunto tutto all'opposto per un capitano de' moderni tempi. Quegli ridotto ad operare con una ordinanza forte da per sé ed appoggiandosi ad essa, aveva tutto sotto gli occhi, ed a renderlo grande bastava il merito tattico; laddove questi dev'essere strategico, vale a dire dee saper dirigere e muovere le sue truppe su terreni che non vede. Quindi il primo va giudicato dalle sue azioni, il secondo dalla sua corrispondenza; dappoiché l'uno poteva riparare gli errori de' suoi collaboratori, essendo ciò in sua balía, l'altro non giá, perché fuori del suo potere. Ci resta ora a determinare come lo stato della societá tra gli antichi e delle scienze economiche, politiche e morali, esatte e naturali si palesi nelle loro composizioni, nelle armi e negli ordini da essi adottati; ci rimane a stabilire fino a che punto i loro militari ordinamenti hanno avuto potere sopra gli avvenimenti istorici. Le quali quistioni serviranno di conclusione, perché dimostrano la nostra primitiva asserzione, la quale andremo successivamente svolgendo negli altri nostri discorsi cosí pel medio evo come pe' secoli seguenti.

      Esaminando le societá incivilite dell'antichitá, troviamo nella loro filosofia e legislazione la pruova compiuta del grado eminente cui erano pervenute le scienze morali, le quali tanto contribuivano a formare gli uomini e dirigerli ad uno scopo di sociale utilitá. Ecco perché gli uomini che componevano le falangi e le legioni avevano indubitatamente una gran superioritá sopra quella moltitudine di che si compongon gli eserciti delle moderne nazioni. Perciò tutto quello che riguarda la disciplina e la forza morale degli eserciti greci e romani eccita non solo la nostra ammirazione, ma sovente ci sembra un fenomeno inesplicabile, se pure non si vuole ammettere una degradazione nella specie umana. Or quest'alta disciplina non era solo fondata su metodi meccanici, buoni senza dubbio ed indispensabili, ma essa risultava altresí dall'azione sull'intelligenza e la volontá umana, richiedendosi dal soldato antico non la limitata cooperazione che l'ubbidienza inspira, ma quella piú elevata, piú compiuta, piú feconda per sua natura di grandi effetti, perché spontanea. Di ciò fanno fede le concioni degli antichi e tutta la loro legislazione militare, che mirava ad infervorare la mente delle persone senza che il disordine s'introducesse nelle schiere.

      Da questo adunque possiamo inferire che gli uomini degli eserciti vetusti erano superiori agli uomini degli eserciti moderni, benché questi, a dir vero, migliorino a misura che negli Stati si adotta la massima che il servizio militare è un dovere di tutti temporaneamente.

      Non diremo lo stesso delle armi, mentre le scienze naturali ed esatte erano nell'infanzia anche nelle colte nazioni dell'antichitá, e le opere stesse di Aristotele e di Plinio dimostrano insieme e la superioritá degli uomini e lo stato poco soddisfacente delle scienze naturali. Epperò i moderni hanno una indeterminata superioritá a questo riguardo; ma bisogna osservare che non è solo alla scoperta della polvere che si dee attribuire tal differenza, ché essa poteva farsi anche nell'antichitá, ma questa scoperta stessa non ha dato tutti i suoi risultamenti se non quando il progresso di tutte le scienze esatte e naturali l'ha secondata nel suo crescere e nel suo perfezionarsi. In effetti ci sono popoli selvaggi e popoli barbari che conoscono e si servono dell'armi da fuoco, ma non perciò posseggono la scienza militare. E se fosse vero che i chinesi, come alcuni pretendono, avessero preceduto gli europei nella scoperta della polvere, ne risulterebbe una pruova piú chiara di quanto asserimmo.

      Gli ordini come dipendenti dalle armi hanno dovuto risentirsi, siccome facemmo osservare, dello stato delle scienze che loro servono di base. Ma gli antichi possedevano le scienze esatte ch'erano necessarie per servire di princípi alla tattica, ed in effetto ingegnosi e matematicamente ragionati erano tutti i movimenti della falange e della legione. Tutto ciò però che dipendeva dalle scienze geodetiche, geografiche ed astronomiche non avea base larga; per cui la parte trascendente della guerra presso gli antichi era piú nell'istinto degli uomini grandi che nello stato della scienza.

      Tale a noi sembra il potere che ha avuto lo stato delle scienze sui militari ordinamenti degli antichi. Ci resta ora a considerare fino a qual punto sí fatto stato dell'arte militare abbia influito sulle fasi dell'istoria dell'antichitá e sulla sorte dell'umana specie.

      Noi abbiamo indicato nel precedente discorso l'influenza che esercitò la resistenza della Grecia alla Persia, coronato dal buon successo nella guerra contro i medi a pro della civiltá della specie umana. Nessuno disconviene dell'immensa spinta che diedero allo spirito umano le conquiste di Alessandro, la conoscenza dell'Oriente, la formazione di un impero greco in Egitto e la fondazione di Alessandria; cittá che non solo serví al commercio delle derrate, ma a quello delle dottrine, ed ove conservò lo spirito umano un asilo per esercitarsi nella doppia decadenza letteraria della Grecia e di Roma. E questi grandi risultamenti nessuno negherá esser dovuti agli ordini greci, i quali guidati da mente sublime prevalsero sull'ignoranza militare dell'Oriente.

      Le conquiste de' romani costituiscono l'importanza e l'unitá dell'istoria di quel tempo e hanno preparato piú di ogni altra cosa l'avvenire d'Europa. Perciò l'illustre Bossuet nel suo magnifico Discorso sulla storia universale ha considerata la vasta dominazione romana e la sua caduta come il grande strumento di cui la provvidenza usò per propagare il cristianesimo; alti risultamenti che si legano allo stato della scienza presso i romani ne' periodi diversi della loro politica esistenza. Tali conquiste sarebbero state certamente impossibili se ne' popoli che i romani attaccavano fosse fiorita la scienza militare. Ma fino a che punto la correlazione tra le scienze e la guerra si conservò nella decadenza dell'impero quando fu aperto il varco alle barbare dominazioni?

      Uomini eminenti nelle scienze morali hanno manifestata la loro opinione intorno al circolo inevitabile che le nazioni percorrono, discendendo di bel nuovo dopo di essersi elevate all'apice della civiltá. Il nostro altissimo Vico ne ha fatto un sistema intiero ch'è rifermato da molti. Ma si domanda se i romani avevano attinto l'ultimo grado di civiltá, posto che nello Stato una ferrea schiavitú imbarbariva la maggior parte della popolazione e le classi alte erano ammollite, le medie avvilite; posto che in esso la religione non avea nulla di spirituale e si riconoscevano negli dèi piú vizi che non in qualunque uomo ordinario; posto che infine le scienze esatte e naturali erano nell'infanzia. Ivi gli spettacoli atroci ed altri particolari caratteri dimostrano una societá che conserva un gran fondo di barbarie e che non è compiutamente incivilita; per cui può dirsi che la decadenza dell'impero procedeva da ciò che gli mancava di civiltá anziché da eccesso della medesima. L'applicazione di questo principio allo stato dell'arte militare ne dará una pruova e servirá di risposta alla quistione ultima che ci siam proposta.

      La degradazione degli uomini togliendo alla milizia romana quella superioritá di composizione che noi facemmo osservare, portò un colpo mortale alla milizia, poiché solo espediente dell'impero contro i barbari fu il sistema di reclutare tra questi; il che compiutamente dimostra la deteriorazione degli uomini d'arme. Si comprende egualmente come questa introduzione de' barbari qual nuovo elemento della forza militare avesse dovuto produrre il doppio effetto d'insegnare ad essi alcunché della tattica romana e d'involgere questa nelle costumanze barbariche; doppio effetto che tornava a favore del barbaro i cui metodi progredivano, ed a danno dei romani che deterioravano i loro. Le armi romane furono alterate dal loro buon lato, ch'era la parte difensiva, giacché davano maggior confidenza al soldato; la mollezza le fece cadere in disuso, ed barbari ebbero un ostacolo di meno.

      Gli

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