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O carissima balia! La fortuna muterá tenore, essendomi incontrato con la tesoriera de’ nostri amorosi secreti, con l’aurora del mio sole. Che novella m’apporti della mia dolcissima Sulpizia?

      Balia. Cattiva, la peggior che sia.

      Erotico. Dimmela, non piú tardare.

      Balia. Mi dispiace di darvela.

      Erotico. Non dovevi cominciare, se non volevi darmela.

      Balia. Sulpizia è maritata.

      Erotico. E con chi?

      Balia. Con Attilio.

      Erotico. Ahi, fortuna traditora, e che potevi tu farmi peggio?

      Balia. Vi ha fatto peggio: che Orgio suo zio vuol che per questa sera si faccino le nozze, ché la brevitá del tempo ne priva di consigli e di rimedi.

      Erotico. Mi volevi dar una cattiva nuova, e or me ne dái due.

      Balia. Fortuna non comincia per una né per due.

      Erotico. Ecci forse altro?

      Balia. Altro sí.

      Erotico. Non piú, di grazia.

      Balia. È forza dirlo per potervi rimediare.

      Erotico. Oh, misero me!

      Balia. S’è accorto il zio, ch’io sia stata la mezana de’ vostri amori; e m’ha proibito che non vada fuor di casa né che vi ragioni, con grandissime ingiurie e minaccie.

      Erotico. Questo è l’ultimo crollo delle nostre ruine, ché non possiam avisarci, né conferirci insieme gli appuntamenti nostri. Sulpizia mia che dice di ciò? come sta?

      Balia. Sta piú innamorata e piú ostinata che mai. Voi sapete che, se tutte le donne al principio son ritrose ad amare, come amor pone la radice nella natura loro e vi penetra sul vivo, se ci attacca di modo che non può piú sradicarsene. Pensate poi che sará, quando si generano poi le radici delle radici? Ella sdegna la vita senza voi.

      Erotico. Non deve sdegnarla, sapendo quanto amorevole e caro albergo ha nel mio core, e la certezza che amo cosí lei, come ella ama me, e come tutti i nostri pensieri son drizzati ad un segno.

      Balia. Chi ama, teme, e teme sempre del peggio.

      Erotico. Come può temere, se il nostro vicendevole amore cominciò da fanciullezza, dalle nostre libere volontá concordi insieme, e conservatosi poi sí lungo tempo che non basta maligna stella a disunir tanta corrispondenza di amore? E se nel nostro amoroso corso ci accade qualche intoppo, abbia speranza che un giorno ci ristoreremo con tanta piú dolcezza, con quanta piú amarezza abbiamo passata una tempesta di cosí maligna fortuna.

      Balia. La tempesta, che voi dite, passerá subito; ma la sua s’ingagliardisce da un rabbioso vento di gelosia, ché ha inteso che Pardo disegna darvi Cleria per moglie, ed ella è insospettita che la bellezza di Cleria non vi distorni da amar lei, onde arde di un doppio fuoco: di amore e di gelosia.

      Erotico. Io perda la vista degli occhi miei, se per altro gli ho a caro, che per mirar la sua bellezza, e se posso mirar altro che lei.

      Balia. Vi ricorda che se ben non è bella come Cleria, che voi ne sète cagione. Che se gli occhi suoi son scoloriti, e i giri d’intorno lividi, ricordatevi delle lacrime che l’avete fatto spargere, e quanto il sonno è stato lontano da loro. Se il volto è pallido e sbigottito, e la morte v’ha spiegato l’insegne sue, considerate i travagli e le pene che le date, e il tosco di che la nodrite. Ché se la fortuna volesse darle qualche sorte di contento, bisognarebbe che avesse un altro cuore, che lo bastasse a soffrire, cosí il suo è avezzo a soffrir sempre.

      Erotico. O balia, quanto mi trafiggi il cuore in udirti! Io non potrei dir mai l’imperio che han sovra di me la bontá, la bellezza, la grazia e i suoi onesti costumi; e come per un secreto voler d’amore è cosí impadronita della mia volontá, che non posso voler se non quello ch’ella vuole.

      Balia. Ma quanto ella è avanzata dalle bellezze del corpo di Cleria, tanto ella avanza, con le bellezze dell’animo, Cleria di gran lunga. E vedete l’esperienza, che voi non tanto l’avete disamata, quanto ella con ogni forma di verace amore vi ave amato; non tanto voi disprezzata, quanto ella v’ha riverito. Non datele voi tanti disgusti, quanti ella se n’ha inghiottiti. E con la fede e costanza del suo amore, ha vinto i vostri disamori, i dispreggi e le passioni; e nelle voraci fiamme, dove gran tempo è consumata, morta e incenerita, quasi novella fenice, è ravvivata a piú bella e chiara vita e rinovellata sempre nel suo amore. Or di questa bellezza avrebbe a caro che ne faceste paragone con quella di Cleria, ché, consideratala da presso, la renderebbe fosca e contrafatta. E dove or nella sua faccia si veggono scolpiti i trofei e le spoglie della vostra crudeltá, in quella dell’animo vedreste la gloria della sua fede e i trionfi della sua costanza.

      Erotico. Balia, con le tue parole m’intorbidi l’animo di sorte che non si rasserenará piú mai. Giuro per la sua vita – ché non ho qui in terra maggior cosa da giurare – che nella maestá del suo volto vi riluce una spezie d’imperio reale, che mi risveglia l’animo a gran desidèri di gloria e m’innalza con gli occhi dell’intelletto a considerar quella dell’animo suo senza pari: e mi servo di quella sua bellezza, come occhiali, per innalzarmi a piú sublime grado di contemplazione, a quel sommo bene, a quella celeste ineffabil bellezza, anzi fonte onde scaturisce ogni bellezza. Però la priego, per quanto amor mi porta, che non entri in tal pensiero; e mi doglio ch’io non posso aperto mostrarle il cuore, ch’ivi vedrebbe risplender la sua bella imagine, come in un lucido e polito specchio, e star tanto occupato e ripieno di quella, che non v’è piú luogo per altre, e che son chiuse le vie a tutte. E qual mai altra donna fu piú amorevole nella buona fortuna? qual piú costante nell’adversa? qual piú presta ne’ serviggi? qual nell’assenza piú congionta col mio cuore? in qual altro cuore piú generosi spirti e nobilissimi pensieri? O donna d’eroica e incomparabil virtú! Onde, nel complimento di tante sue azioni mi son piú confirmato nella venerazione della sua persona.

      Balia. E che avendo ad esser di Cleria, vi supplica e vi scongiura, ch’in ricompensa dell’amor suo o per merito della vostra grazia, che in abito disconosciuto di paggio o di fantesca la riceviate in casa ne’ vostri serviggi: se non come moglie, almeno come ministra della vostra felicitá e spettatrice del suo primo amore; e in quell’abito vi mostrará in parte quell’umil servitú con la quale desidera servirvi ogni ora. Prendetela per serva o per ischiava: ogni stato le sará felice e ogni fatica dolce.

      Erotico. Dille che, non potendo altro, entrarò in casa sua, e con un pugnale mi vendicherò di quel barbaro e discortese suo zio; e in quella dolcezza di vendetta m’ucciderò ancor io.

      Balia. Vi ricordo che siate diligente.

      Erotico. Potrei esser privo di giudizio e di valore in ogni cosa, ma non in quello dove si tratta del suo serviggio.

      Balia. Guardate, che vi sta mirando dalla fenestra e vi fa l’occhino: salutatela e mandatele un bacio, se la volete rallegrare.

      Erotico. Ecco, la saluto e la bacio.

      Balia. Non vedete, che s’è inchinata da dentro la gelosia e vi ha ribaciato? Che volete che le dica da vostra parte?

      Erotico. Che si scriva queste parole nel core: che l’amor mio va sempre crescendo di giorno in giorno, come crescono in lei la bellezza e l’onorate sue azioni, e che non è per mancar mai: che non ho tempo di trattenermi con lei, perché corro per rimediare a cosí strano accidente.

      Balia. Si duole che molti giorni sono, che non siate venuto a ragionar con lei.

      Erotico. Dille che non è mai giorno, che, delle ventiquattro ore che sono, non ne ragioni

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