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o se preferisci guarda pure, io comunque ti ho avvisato.”

      Aaron si voltò e si fermò sulla soglia. Sentì un tonfo, poi il rumore dell'acqua che scendeva nello scarico.

      “Sono coperto,” gli disse Silas. “Se è quello che ti spaventa.”

      Aaron si voltò. Silas aveva un asciugamano avvolto intorno alla vita e aveva gettato via lo spinello.

      “Vuoi continuare questa conversazione in camera da letto, in soggiorno o in cucina?” domandò. “Se posso permettermi, ti suggerirei il soggiorno, è quello meno incasinato al momento.”

      “Andiamo in soggiorno,” concordò Aaron.

      “Dopo di te.”

      Quando raggiunsero il soggiorno, Silas si lasciò cadere sul divano rovinato. Il sangue gli colava ancora dal naso.

      Aaron tornò in bagno e recuperò una scatola di fazzolettini, che poi porse a Silas.

      L'uomo guardò prima i fazzolettini, poi Aaron. “Grazie.” Se li appoggiò in grembo.

      Aaron alzò gli occhi al cielo. “Stai sanguinando di nuovo,” gli fece notare.

      “Oh, giusto.” Piegò la testa indietro, afferrò una salvietta e iniziò a tamponare il naso. “Quindi,” disse poi, la voce leggermente soffocata, “tuo padre ti ha picchiato.”

      “Sì.”

      “È successo altro?”

      “No.”

      “Allora spiegami come mai hai buttato giù la porta del mio bagno indossando una coperta.”

      Aaron sospirò, poi si sedette accanto a lui sul divano.

      “Puoi dirmelo dopo,” disse Silas.

      “Sì, forse più tardi. Cosa ti hanno fatto?”

      Silas si strinse nelle spalle. “Ralph pensava che prendermi a calci e distruggere la casa avrebbe fatto apparire dal nulla i soldi spariti. Non vorrei essere io a dirtelo, ma si sbagliava.”

      Aaron si portò una mano allo stomaco. “Lui… cosa ti ha fatto? Ti ha fatto del male?” 'Male' non era la parola giusta. Certo, Ralph ovviamente lo aveva ferito. Ma non era quello che intendeva Aaron. Tuttavia non ebbe il coraggio di chiederglielo. Non riuscì neppure a mantenere il contatto visivo. Si tirò la coperta sulle spalle e si guardò i piedi.

      “Ha tirato un paio di pugni,” disse Silas. “Farley e Regina hanno perquisito la casa. Hanno fatto in fretta, però.”

      La quantità di lividi sul corpo di Silas raccontava una storia del tutto diversa. “Perché non hai detto loro che ho preso i soldi quando me ne sono andato?” domandò Aaron.

      “Farley ha insistito che stava cercando i suoi soldi,” ribatté Silas. “I soldi che tu hai preso erano tuoi. Non ho idea del perché pensasse di trovare i suoi soldi a casa mia.

      “Amico,” lo fermò Aaron. “Un gioco di parole? Sul serio? Hai usato la semantica in un momento del genere?”

      “L'ho fatto anche in momenti molto più critici,” rispose Silas, un angolo della bocca che fremeva come se stesse cercando di trattenere un sorriso.

      Aaron scosse la testa. “Dov'è il tuo kit di pronto soccorso?”

      “Sul comodino nella mia stanza, o forse da qualche parte sul pavimento.”

      Aaron si alzò e andò in camera di Silas. Il kit era sul pavimento, parzialmente aperto. Raccolse il contenuto sparso, lo gettò di nuovo dentro e tornò da Silas.

      Capitolo Dieci

      Pistole e Coperte

      Tornando in soggiorno, vide che Silas si era spostato in cucina. “Che stai facendo?” gli domandò.

      Silas stava frugando in un armadietto sopra il microonde. Tirò fuori una grande tavola di legno, che somigliava in modo sospetto alla base dello stesso armadietto. “Rifornimenti,” rispose. Estrasse una borsa nera e rettangolare di grosse dimensioni e la porse ad Aaron. “Se avessero sprecato meno tempo a cercare di intimidirmi e più a frugare in giro, forse avrebbero trovato qualcosa di utile.”

      “Sei davvero preparato a tutto, a quanto vedo,” commentò Aaron.

      “La parola che stai cercando è paranoico,” lo corresse Silas. Afferrò un sacchetto del ghiaccio e un pacco di piselli surgelati dal congelatore. Tornò in salotto e Aaron lo seguì. Silas iniziò a svuotare la borsa nera: era piena di flaconi di pillole. “Ti fa male la faccia?” chiese ad Aaron.

      “Non molto.” Faceva male ma non era un dolore insopportabile. Robert di solito evitava di colpirlo in viso. I lividi sarebbero stati troppo visibili. I segni sulla schiena e sullo stomaco di solito impiegavano un paio di settimane per sparire del tutto ma nessuno poteva vederli.

      Silas prese un tubetto di crema dal kit di pronto soccorso. “Vieni qui, questo ti aiuterà.”

      “Prima occupiamoci di te,” ribatté Aaron. “Senza offesa, ma sei un disastro.” Prese la crema dalle mani di Silas e lesse le istruzioni. Era una specie di antibiotico generico. “Questo posso metterlo sulla tua spalla, vero?”

      “Sì.”

      Aaron prese uno dei guanti usa e getta dal kit, immaginando che fosse necessario indossarli per evitare la contaminazione incrociata, o qualcosa del genere. Trovò un pacchettino contenente una salvietta imbevuta di disinfettante e ripulì la ferita dal sangue. Lasciò passare una manciata di secondi perché si asciugasse, poi si spremette un po' di crema sulla punta delle dita e la strofinò con cura sul taglio.

      Silas si sedette più dritto, improvvisamente immobile, e guardò Aaron con un'espressione tra il divertito e l'intrigato.

      Aaron prese una garza e la attaccò sopra la ferita, poi controllò il resto del corpo di Silas in cerca di altri tagli e lesioni di cui poteva occuparsi.

      “Ci sono solo lividi,” gli disse Silas. “Guariranno da soli.”

      “E il tuo naso?”

      Silas alzò il pacchetto di piselli surgelati. “Questi sono per la mia faccia, e questo,” gli porse il sacchetto del ghiaccio, “è per la tua.”

      Afferrò un po' di cotone sterile, ci spremette sopra la crema e, prima che Aaron potesse protestare, la spalmò rapidamente sulla sua guancia, appiccicandoci poi un grosso cerotto. Per tutto il tempo continuò a premersi il sacchetto di verdure sul naso.

      “Grazie,” mormorò Aaron. Seguì il suo esempio e si appoggiò il ghiaccio sulla guancia.

      “Ti ha picchiato altre volte?” domandò Silas.

      “Non voglio parlarne,” rispose Aaron. “Così come tu non vuoi dire quello che ti è successo davvero.”

      Silas sospirò. “Dammi la mano, per favore.”

      “Perché?”

      “Voglio dire qualcosa e vorrei sembrare il più sincero possibile.”

      “Sembra già una bugia.”

      “Va bene, allora lo dirò e basta.” Silas prese aria. “Farley, Ralph e Regina sono entrati in casa mia. Farley e Regina hanno iniziato a cercare tra le mie cose, Ralph invece mi ha stuzzicato e io ho reagito. Ovviamente ha vinto lui. È più grosso di me, ma mi consolo sapendo che gli ho provocato quasi altrettanti danni. Ho afferrato un coltello e lui me lo ha preso, facendomi il taglio che hai appena fasciato. Poi mi ha rotto il naso e poco dopo Farley lo ha chiamato. Ecco tutto.” Scrutò Aaron, probabilmente per vedere se lo stava ascoltando. “Abbiamo fatto a botte. È stato spiacevole. Ma questo è davvero tutto quello che è successo.”

      Aaron si morse il labbro. “Mi dispiace di essermene andato senza dirti niente.” Avrebbe dovuto svegliarlo. Erano complici ormai. Avrebbe dovuto lasciare

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