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niente convinto dalla falsa tranquillità che Robert e Aaron stavano cercando di dimostrare. Aaron non era mai stato bravo a fingere e Daniel era troppo intelligente per continuare a lungo a vivere nel mondo perfetto che gli avevano costruito intorno. Sapeva già troppo. Ma Robert aveva ragione a volerlo tenere ancora un po' al sicuro. Robert aveva sprecato la propria vita. Quella di Aaron ormai era irrecuperabile. Daniel era l'ultima speranza. Se nascondergli la verità poteva tenerlo alla larga dalle cose brutte del mondo, abbastanza a lungo da permettergli di trovare la propria strada, allora Aaron era ben felice di mentire.

      * * * *

      Aaron rimase chiuso nella propria stanza fino al tramonto. Non si cambiò i vestiti. Non gliene importava niente. Non riuscì neppure a dormire un po'. Una parte di lui stava disperatamente sperando di poter restare lì. L'altra sapeva che doveva andarsene. Le persone che aveva tentato di ingannare lo stavano inseguendo e la prima cosa che avrebbero fatto sarebbe stato allungare le mani e distruggere il mondo di Daniel.

      Si sedette sul letto, prendendosi la testa tra le mani. Robert non gli avrebbe mai permesso di restare lì.

      Sentì la porta di Daniel chiudersi verso mezzanotte. Robert entrò nella sua un'ora dopo. Non bussò. Aprì la porta e, quando vide che Aaron era sveglio, gli fece un cenno. Non potevano parlare lì, avrebbero rischiato di svegliare suo fratello.

      Aaron seguì suo padre al piano di sotto, attraversando il soggiorno e l'ingresso e poi uscendo in giardino. Era buio. Non c'era la luna, solo un'infinità di stelle luminose.

      “Che cosa hai fatto?” domandò Robert.

      Aaron non riuscì a guardarlo. Il suo stomaco si rivoltò di nuovo.

      “Devi dirmelo, così posso prepararmi.”

      “Ho rubato dei soldi,” disse Aaron. I soldi, si rese conto, erano ancora nel bagagliaio della sua auto.

      “Cos'era quel video?”

      Non aveva senso mentire ma una parte di Aaron, quella meno razionale, lo spinse comunque a rispondere: “Non lo so.”

      Robert lo colpì forte, sul viso. “Cos'era quel video?” ripeté.

      “Ho accettato di farlo per soldi,” rispose Aaron. Sentì il sapore del sangue in bocca. Robert non era mai stato il tipo da andarci piano. “Mi sono spaventato all'ultimo minuto e sono scappato. Ma ho preso lo stesso i soldi. Li rivogliono indietro.” Aaron si rese conto solo in quel momento di aver lasciato Silas fuori dal racconto, e neanche lui riuscì a capirne il motivo.

      “Parla chiaro, ragazzo,” disse Robert. “Loro chi? Quanti sono? Ci daranno la caccia?”

      Aaron scosse la testa. “Ho preso io i soldi,” ripeté. “Glieli restituirò e chiuderò la faccenda. Non ci faranno del male.”

      Robert lo colpì di nuovo. “Loro chi?” ripeté. “Voglio i numeri precisi, Aaron. Quanti sono?”

      “Due uomini e una donna,” mormorò. “Uno degli uomini è il tizio che ha contattato Daniel. Ma, dopo che gli avrò restituito i soldi, andrà tutto bene. Quello sistemerà tutto.”

      Robert non disse niente e Aaron non rialzò lo sguardo. Fissò i piedi di suo padre. Non gli sfuggì il fatto che Robert avesse deciso di avere quella conversazione vicino alla sua auto. Aaron sentì la propria voce risuonare nell'aria prima di rendersi conto di stare parlando.

      “Non voglio andarmene,” mormorò.

      “Non rendere le cose più difficili del necessario,” rispose Robert.

      “Per favore.” Sapeva che doveva andarsene. Aveva messo Danny in pericolo. Quando June era morta, avevano giurato di proteggerlo da tutto. Ma adesso Aaron era un pericolo per lui. Doveva andare via.

      Sentì le chiavi tintinnare e capì che Robert doveva averle appoggiate sul cofano dell'auto. “Gli dirò che abbiamo litigato,” disse. “Gli dirò che hai un ragazzo. Che ti sei ubriacato, hai fatto quel video e che il tuo fidanzato lo ha mandato per scherzo a Daniel.”

      Aaron annuì.

      “Non hai pensato che fosse una gran cosa,” continuò Robert. “Io e te ne abbiamo parlato, ti ho detto che quello che è accaduto è una cosa grossa. Tu ti sei arrabbiato e sei andato a vivere dal tuo ragazzo. Probabilmente non ci parlerai per un po', credendo di essere dalla parte della ragione. Ecco quanto sei pazzo. Capito?”

      Aaron annuì di nuovo.

      “Non dirlo a Jack. Ha la bocca larga. Si lascerà sfuggire qualcosa con Daniel, e Daniel penserà che hai bisogno di aiuto. Ma non ti aiuterà, dico bene?”

      “Sì,” sussurrò Aaron.

      “Risolverai tutto.”

      “Sì, papà.”

      “Riporta indietro il denaro. Fai quello che devi fare. Non tornare a casa.”

      Aaron sentì qualcosa spezzarsi nel proprio corpo, come un osso, ma più in profondità. Chiuse gli occhi e si mise una mano sullo stomaco. “Per favore,” mormorò.

      “Non dire niente,” lo interruppe Robert. “Non farlo.”

      Aaron si morse la lingua.

      “Prendi la macchina,” disse Robert. “Ti ho messo un po' di cose sul sedile posteriore: cibo non deperibile e acqua. Temo di non poterti dare di più. Hai fatto le valigie?”

      Aaron scosse la testa.

      “Avresti dovuto farle. Non venirmi a dire che non ti immaginavi quello che sarebbe successo. Ti avevo avvertito.”

      “Lo so.”

      “Ora dovresti andare.”

      Portafoglio, chiavi, auto. Aaron aveva tutto. Non riuscì a muoversi.

      Robert lo afferrò per il colletto della camicia, aprì la portiera e lo spinse nella macchina. Gli gettò le chiavi in grembo. “Vattene.”

      Le mani di Aaron iniziarono a tremare di nuovo violentemente. Non riusciva a smettere di tremare, cazzo. Robert chiuse la portiera.

      Aaron finalmente alzò lo sguardo verso il padre, fissandolo attraverso il finestrino. Robert lo guardava torvo e ogni tanto lanciava un'occhiata in direzione della casa. Quando Aaron non riuscì a inserire la chiave nel quadro, Robert fece un passo in direzione dell'auto.

      Aaron riuscì a mettere in moto. Se avesse tardato ancora, Robert lo avrebbe picchiato di nuovo, più forte. Tuttavia, Daniel era al sicuro. Robert non lo avrebbe mai picchiato. Aaron chiuse gli occhi e pregò che fosse vero.

      Cercando di ingoiare le lacrime, afferrò il volante con una mano e inserì la marcia con l'altra. Non si guardò indietro neanche una volta mentre si allontanava.

      Capitolo Nove

      Semantica

      Aaron tirò fuori una scatola di cartone dal cassonetto dietro l'edificio dove aveva visto Farley l'ultima volta. La ricompose e ci ficcò dentro il denaro, poi scrisse 'Farley' sulla parte superiore con un pennarello nero. Appoggiò la scatola vicino alla porta e corse alla macchina. Aspettò un po', con le portiere ben chiuse, poi inviò un messaggio a Farley. Erano le quattro del mattino.

      La donna che aveva visto durante le riprese uscì dall'edificio. Rimase in piedi sotto il lampione, guardandosi intorno nel parcheggio. Quando vide la sua macchina, fece un cenno ad Aaron e prese la scatola. Alcuni minuti più tardi, Farley gli inviò un messaggio. “È un piacere fare affari con te.”

      Aaron se ne andò. Guidò fino al posteggio di un negozio di alimentari ancora chiuso e parcheggiò sul retro. Controllò che le portiere fossero ancora bloccate e si circondò il busto con le braccia.

      I soldi non c'erano più. I soldi che avrebbero aiutato Daniel ad andarsene, erano spariti. Robert non avrebbe mai permesso a Danny di andarsene. Daniel aveva bisogno dell'aiuto di Aaron per mettere insieme il denaro necessario

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