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tutto a posto”.

      Cassie notò che Tina sembrava avvilita per via di quel commento. Che cosa aveva preso a Madison? Nessuno le aveva mai insegnato che certe cose non si dicono? Era davvero troppo giovane per capire quanto potessero essere cattive quelle parole?

      Rendendosi conto che non ci sarebbero state scuse adatte a risolvere quella situazione, la ragazza afferrò il resto e spinse la bambina fuori dal negozio, prima che potesse pensare a qualcos’altro di scortese o personale da dire.

      “Non è educato dire cose simili”, spiegò, quando furono a distanza di sicurezza.

      “Perché?” chiese Madison. “È la verità. È molto più grassa di quando l’ho vista l’ultima volta nelle vacanze estive, ad agosto”.

      “È sempre meglio non dire niente, se noti una cosa simile, soprattutto se altre persone possono sentire. Potrebbe avere un problema alla tiroide, o magari prende delle medicine che fanno ingrassare, come il cortisone. O potrebbe essere incinta e non volerlo ancora dire a nessuno”.

      Cassie osservò Dylan alla sua sinistra, per vedere se stesse ascoltando, ma il ragazzo stava cercando qualcosa nelle sue tasche e sembrava preoccupato.

      Madison aggrottò la fronte, mentre pensava a quelle parole.

      “Ok”, disse. “Me ne ricorderò per la prossima volta”.

      Cassie fece un sospiro di sollievo, perché la bambina sembrava aver capito la spiegazione.

      “Vuoi una mela candita?”

      Cassie passò a Madison la sua mela candita, che lei si mise in tasca, e passò l’altra a Dylan. Ma quando gliela diede, lui la allontanò.

      Guardandolo con sorpresa, Cassie vide che stava aprendo uno dei bastoncini di zucchero del negozio da cui erano appena usciti.

      “Dylan...” iniziò.

      “Ah, no, ne volevo uno anche io”, si lamentò Madison.

      “Te ne ho preso uno”, e glielo passò.

      “Dylan!” Cassie si sentì come se le mancasse il respiro e la sua voce uscì alta e stridula. La sua mente iniziò a correre a mille all’ora mentre a fatica assorbiva l’accaduto. Aveva forse capito male?

      No, non c’era alcuna possibilità che Dylan avesse potuto acquistare i dolci. Dopo il commento imbarazzante di Madison, lei li aveva fatti uscire entrambi di corsa dal negozio. Non c’era stato il tempo per Dylan di pagare, soprattutto visto che la commessa non era molto esperta nell’uso della cassa antiquata.

      “Sì?” chiese lui, guardandola con curiosità, e Cassie si sentì rabbrividire per il fatto che non riusciva a scorgere alcuna emozione nei suoi pallidi occhi blu.

      “Credo... credo che tu ti sia dimenticato di pagare per quei dolci”.

      “Non ho pagato”, disse con noncuranza.

      Cassie lo fissò, totalmente scioccata.

      Dylan aveva appena ammesso molto tranquillamente di aver rubato dei beni da un negozio.

      Non si sarebbe mai immaginata che il figlio di Ryan potesse fare una cosa simile. Quello andava ben oltre l’ambito della sua esperienza e non sapeva proprio come avrebbe dovuto reagire. Si sentì scossa per il fatto che l’idea di famiglia perfetta che si era fatta, e in cui credeva fermamente, era ben lontana dalla realtà. Come poteva essersi sbagliata fino a quel punto?

      Il figlio di Ryan aveva appena commesso un reato. E peggio ancora, non mostrava alcun rimorso, nessuna vergogna, neanche il piccolo indizio che lasciasse indicare che avesse capito la gravità delle sue azioni. La fissò tranquillamente, non sembrando assolutamente preoccupato da quanto aveva commesso.

      CAPITOLO SEI

      Mentre stava lì in piedi, immobile per lo shock e senza la minima idea di come avrebbe dovuto gestire il furto di Dylan, Cassie si rese conto che Madison invece aveva già le idee molto chiare in merito.

      “Non mangio prodotti rubati”, annunciò la ragazzina. “Te li puoi riprendere”.

      Allungò la mano col bastoncino di zucchero verso Dylan.

      “Perché me lo ridai? L’ho preso per te, perché lo volevi, e il primo negozio non li aveva, e poi Cassie ha fatto la taccagna e non ha voluto comprartelo”.

      Dylan parlò in tono aggressivo, come se si fosse aspettato dei ringraziamenti per aver risolto la situazione.

      “Sì, ma non ne volevo uno rubato”.

      Dopo averglielo sbattuto in mano, Madison incrociò le braccia.

      “Se non lo prendi ora, non te lo offrirò di nuovo”.

      “Ho detto di no”.

      Col mento sollevato, Madison si allontanò.

      “Sei con me, o contro di me. Sai cosa dice sempre la mamma”, le urlò dietro Dylan. Cassie si sentì inondare di preoccupazione quando il ragazzo nominò la madre, e percepì più che un’apparenza di minaccia nel suo tono di voce.

      “Ok, basta ora”.

      In pochi passi veloci, Cassie afferrò il braccio di Madison e la fece voltare, riportandola indietro, così che tutti si guardassero in faccia, sul marciapiede di ciottoli. Si sentì congelare per la paura. Stava perdendo il controllo della situazione, i bambini stavano iniziando a litigare, e lei non aveva neanche nominato il furto. Indipendentemente da quanto fossero scioccati, o dalle emozioni che stavano trattenendo, si trattava di un reato.

      La cosa che la lasciava maggiormente stupita era il fatto che si fosse trattato del negozio di qualcuno che era in rapporti amichevoli con la famiglia. La proprietaria si era anche offerta di dar loro un passaggio in paese! Non si dovrebbe rubare a qualcuno che ti ha offerto un passaggio. Beh, non si dovrebbe rubare a nessuno, ma di certo non a qualcuno che aveva offerto generosamente aiuto quella mattina stessa.

      “Andiamo a sederci”.

      C’era un piccolo Café alla loro sinistra, che sembrava pieno, ma, dopo aver visto una coppia che si stava alzando da un tavolino, Cassie fece entrare velocemente i bambini dalla porta.

      Un minuto dopo erano tutti e tre seduti al caldo, all’interno del locale, circondati dall’odore delizioso di caffè e dolci burrosi e croccanti.

      Cassie stava fissando il menù, sentendosi inutile, perché al passare di ogni secondo era più evidente che lei non avesse idea di come gestire la situazione.

      Idealmente, avrebbe dovuto far rientrare Dylan in negozio e fargli pagare quanto prelevato, ma se si fosse rifiutato? Inoltre non sapeva quale fosse la pena per il taccheggio nel Regno Unito. Dylan sarebbe potuto finire nei guai, se il regolamento del negozio imponeva ai commessi di denunciare il furto alla polizia.

      Poi Cassie ripensò al susseguirsi degli eventi e si rese conto che forse poteva esserci un diverso punto di vista.

      Si ricordò che, poco prima che Dylan rubasse i dolci, Madison aveva citato quella volta in cui avevano arrostito le castagne con la madre. Forse quel ragazzo silenzioso aveva sentito le parole della sorella e gli era tornato in mente il trauma che la famiglia aveva vissuto.

      Magari aveva semplicemente fatto agire le sue emozioni represse in merito al divorzio, facendo deliberatamente qualcosa di proibito. Più Cassie pensava a quella possibilità, più per lei aveva senso.

      In quel caso, sarebbe stato certamente meglio gestire la situazione in maniera più sensibile.

      Diede un’occhiata a Dylan, che stava sfogliando il menù; non sembrava assolutamente preoccupato.

      Anche Madison pareva aver superato il suo attimo d’ira. Il fatto di aver rifiutato il prodotto rubato e aver chiarito a Dylan come la pensasse al riguardo, sembrava essere stato sufficiente a calmarla. Al momento era impegnata a leggere le descrizioni dei vari frullati.

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