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mestiere, nella questione. Non arrossì. Non parve colpevole. Si limitò a sollevare un sopracciglio e a fissare interrogativamente la nuca della reporter, come se non avesse idea di che cosa stesse dicendo.

      Luke prese fiato. “Be’, direi che la presidente Hopkins è il mio capo.”

      “Nient’altro?” disse la reporter.

      “Come per lei,” disse Luke. “È anche la mia comandante in capo.”

      Diede un’altra occhiata a Susan, pensando che adesso sarebbe saltata su per reindirizzare la conversazione. Ma adesso c’era il capo di gabinetto di Susan, la carina Kat Lopez, in un attillato gessato azzurro. Kat era ancora snella, anche se il volto non era neanche lontanamente giovanile come quando aveva accettato quel lavoro. Tre anni di stress costante e caos totale avrebbero fatto male a chiunque.

      Parlava a bassa voce, praticamente sussurrava, direttamente nell’orecchio di Susan.

      Il viso di Susan si oscurò mentre ascoltava, poi annuì. Di qualsiasi cosa si trattasse, era brutta.

      Alzò lo sguardo.

      “Signori,” disse. “Spero che mi scuserete.”

      CAPITOLO CINQUE

      18:15 ora della costa orientale

      Sala operativa

      Casa bianca, Washington DC

      “Amy,” disse Kurt, “per favore, dacci Libano e Israele. Concentrati sulla Linea Blu.”

      Sull’eccessivo schermo alle sue spalle, apparve una mappa. Un secondo dopo, comparve anche sugli schermi più piccoli incassati alle pareti. La mappa mostrava due territori tagliati da una spessa e ondulata linea blu. Alla sinistra del terreno c’era una zona azzurro pallido, a denotare il mar Mediterraneo.

      Susan conosceva l’area abbastanza bene da poter saltare tranquillamente la lezione di geografia. Inoltre, era frustrata – era tornata alla Casa Bianca già da un’ora. Ci era voluto tutto quel tempo per mettere insieme la riunione.

      “Passerò rapidamente in rassegna i preliminari, se non dispiace a nessuno,” disse Kurt. “Immagino che in questa stanza siate tutti abbastanza aggiornati sugli eventi correnti da sapere che quasi due ore fa c’è stata una schermaglia sul confine tra il Libano e Israele.

      “La Linea Blu, che vedete qui, è il confine negoziato, dietro al quale Israele ha accettato di ritirare le truppe dopo la guerra del 1982 e l’occupazione. Un numero ignoto di commando di Hezbollah ha compiuto un’incursione e ha attaccato una pattuglia israeliana sulla strada che segue la Linea Blu per gran parte della lunghezza. Sulla pattuglia c’erano otto soldati delle forze di difesa israeliane, e sappiamo che sono rimasti uccisi tutti eccetto uno.”

      Sugli schermi apparve una fotografia formale di una giovane donna dai capelli scuri. Sembrava una foto presa dall’annuario delle superiori, o prima di una qualche cerimonia. La ragazza sorrideva radiosa. Anzi, di più – era decisamente raggiante.

      “Daria Shalit,” disse Kurt. “Diciannove anni, appena all’inizio del secondo anno del servizio obbligatorio di due anni nelle IDF.”

      “Carina,” disse qualcuno nella stanza.

      Kurt non rispose. Gli sfuggì un lungo sospiro.

      “Credetemi, si fanno un gran sbattere i pugni sul tavolo ed esami di coscienza nei circoli decisionali israeliani. Le donne partecipano alle pattuglie al confine da mesi. Ora pare chiaro che qui si è trattato di un rapimento programmato della Shalit, o di qualsiasi giovane donna presente nella pattuglia, come obiettivo previsto. Una forza d’assalto ha seguito i rapitori oltre il confine, ma nel giro di due chilometri è andata incontro a una furiosa resistenza. Sono stati uccisi altri quattro israeliani, insieme a venti militanti di Hezbollah, secondo le stime.”

      “Elena di Troia,” disse un uomo in abito militare verde.

      Kurt annuì. “Esatto. L’effetto sulla società israeliana è stato viscerale. È stato un pugno nello stomaco, e probabilmente quello era l’intento. Le informazioni in nostro possesso indicano che Hezbollah stia deliberatamente cercando di far scoppiare una guerra, simile a quella avvenuta nel 2006. Purtroppo sospettiamo che stiano conducendo Israele a una trappola.”

      “Hezbollah è tosta,” disse il militare. “Sono difficili da sradicare.”

      “Amy,” disse Kurt. “Dammi Hezbollah, per favore.”

      Sullo schermo comparve l’immagine di un gruppo di uomini in marcia con striscioni, i pugni in aria. Kurt indicò gli uomini con un puntatore laser.

      “Hezbollah – il Partito di Dio, o Esercito di Dio, a seconda della traduzione che si preferisce – probabilmente è l’organizzazione terroristica più grande e più militarmente capace del mondo. Sono stati creati, e addestrati, finanziati e schierati, in nome e per conto del governo iraniano, con operazioni che attraversano l’Europa, l’Africa, l’Asia e le Americhe.

      “Nel terrorismo, Hezbollah è ampliamente formidabile. Godono di credibilità a livello mondiale presso i musulmani sciiti, di sofisticatezza nelle operazioni e di un’abilità organizzativa che l’ISIS può solo sognare presso i sunniti. Le aree del Libano dove è di base Hezbollah spesso agiscono de facto da governo locale, con la piena cooperazione della popolazione. Gestiscono scuole, il cibo, lo svago e i programmi di lavoro, e inviano una manciata di rappresentanti eletti al parlamento libanese. L’ala militare è molto più efficiente e potente dell’esercito libanese. Viste le differenze religiose tra musulmani sciiti e sunniti, Hezbollah e l’ISIS sono nemici, e hanno giurato di distruggersi a vicenda.”

      “E che c’è di così tremendo nella cosa?” disse Susan, scherzando solo in parte. “Il nemico del mio nemico è mio amico, no?”

      Kurt quasi sorrise. “Attenzione. La politica di Hezbollah verso il nostro vicino alleato Israele è di aperta guerra santa. Stando a Hezbollah, Israele è una minaccia esistenziale, che opprime la società libanese, opprime i palestinesi, e che deve essere distrutta a tutti i costi.”

      “Hanno modo di farlo?” disse Susan.

      Kurt scrollò le spalle.

      “Potrebbero arrecare dei danni, di estensione a noi ignota. Stime attuali indicano che Hezbollah abbia tra i venticinquemila e i trentamila combattenti. Forse tra i diecimila e i quindicimila con esperienza di combattimento, o nella guerra del 2006 o avendo combattuto più di recente direttamente contro all’ISIS nella guerra civile siriana. Crediamo che almeno ventimila truppe abbiano ricevuto addestramento dai Guardiani della rivoluzione iraniani – cinquemila o più sono state in Iran per ricevere un addestramento esteso.

      “Hezbollah ha una rete di profondi tunnel e fortificazioni nella regione collinare appena a nord della Linea Blu, che durante la guerra del 2006 con Israele si è dimostrata impossibile da eliminare completamente via aria. Le stime dell’intelligence israeliana indicano che questi forti dal 2006 si sono fatti più profondi, più temprati e più sofisticati. La nostra intelligence indica che Hezbollah ha più di sessantacinquemila razzi e missili, in più milioni di proiettili per armi piccole. L’arsenale che hanno probabilmente è cinque volte più grande di quello che avevano nel 2006. In tutta la storia di Hezbollah, l’Iran si è dimostrato riluttante a rifornirli di altro che missili e razzi lenti e a corto raggio, e sospettiamo che le cose stiano ancora così.”

      “Israele cosa fa?” disse l’uomo in uniforme.

      Kurt annuì. Sullo schermo dietro di lui riapparve la Linea Blu. Lungo tutto il lato meridionale, apparvero piccole icone di soldati.

      “Adesso arriviamo al punto. Gli israeliani hanno ammassato una grossa forza di incursione al confine, con altre unità ad aggiungervisi continuamente. Il segretario di Stato ha parlato al telefono con Yonatan Stern, il primo ministro israeliano. Yonatan è un integralista, popolare nella destra della società israeliana. Per mantenere questa popolarità con la base, qui dovrà agire. Gli serve

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