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in quella stanza semi-buia era inquietante. Per evitare che gli altri perdessero la concentrazione rimuginando sulla gravità delle immagini, Mackenzie andò dritta al punto.

      “Direi che possiamo escludere con certezza che gli omicidi siano avvenuti in seguito ad un comune tentativo di furto o di effrazione domestica. Non è stato rubato niente e non ci sono segni di scasso. Non ci sono nemmeno segni di lotta. Questo significa che chiunque sia stato ad uccidere quelle persone era stato probabilmente invitato ad entrare, oppure aveva le chiavi. Inoltre, gli omicidi sembrano essere stati compiuti rapidamente. Infine, l’assenza di sangue in altre parti della casa mi porta a pensare che gli omicidi siano avvenuti nella camera da letto. Il resto della casa era pulito.”

      Dirlo ad alta voce la aiutò a capire quanto fosse strano.

      Non solo questo tizio è stato fatto entrare in casa, ma addirittura in camera da letto. Questo significa che la possibilità che sia stato invitato è piccola. Doveva avere le chiavi, oppure sapere dove trovarne una copia.

      Proseguì prima di lasciarsi distrarre dai propri ragionamenti.

      “Voglio che osserviate queste foto perché ci sono due stranezze che saltano all’occhio, secondo me. Prima di tutto… osservate come tutte e quattro le vittime siano sdraiate sulla schiena, perfettamente dritte. Le gambe sono rilassate e composte… quasi come se fossero stati messi in posa. L’altra cosa è la più importante, se abbiamo a che fare con un serial killer. Guardate la mano destra della signora Kurtz.”

      Lasciò alle quattro persone con lei nella stanza il tempo di osservare. Si domandò se Harrison l’avrebbe notato dicendolo agli altri. Dopo tre secondi nessuno parlava, così proseguì.

      “La mano destra della donna è posata sulla coscia del marito. È l’unica parte del corpo in posizione diversa. Perciò o è una coincidenza, oppure è stato il killer a metterli in posa, spostando di proposito la mano.”

      “E se anche fosse?” chiese Rodriguez. “Qual è il punto?”

      “Ecco, ora guardate gli Sterling. Guardate la mano sinistra del marito.”

      Stavolta non passarono tre secondi. Fu Dagney la prima a notare quello a cui si riferiva Mackenzie. Quando parlò, la sua voce era nervosa e roca.

      “Ha la mano allungata e posata sulla coscia destra della moglie” disse.

      “Esattamente” confermò Mackenzie. “Se fosse stato solo in una delle coppie, non l’avrei nemmeno fatto notare. Ma lo stesso gesto su entrambe le coppie rende evidente che il killer l’ha fatto di proposito.”

      “Ma a che scopo?” chiese Rodriguez.

      “È un simbolismo?” suggerì Harrison.

      “Potrebbe essere” disse Mackenzie.

      “Però non è molto su cui lavorare, vero?” chiese Nestler.

      “Già” disse Mackenzie. “Ma almeno è qualcosa. Se è simbolico per il killer, c’è una ragione. Perciò è da qui che vorrei partire: vorrei una lista di sospettati in libertà condizionale per crimini violenti legati all’effrazione di domicilio. Non credo che si tratti di un’effrazione, ma è comunque la cosa più sensata da cui partire.”

      “Sì, gliela faremo avere” disse Rodriguez. “Serve altro?”

      “Per ora no. Il prossimo passo è parlare con famigliari, amici e vicini delle vittime.”

      “Abbiamo già parlato con i parenti stretti dei Kurtz: un fratello, una sorella e i genitori di uno dei due. Se vuole può parlare di nuovo con loro, ma non avevano molto da dire. Il fratello di Josh Kurtz ha detto che, per quel che ne sapeva, il loro matrimonio era perfetto. L’unico litigio che hanno avuto è stato durante una partita di football, quando i Seminoles hanno giocato contro gli Hurricanes.”

      “E i vicini di casa?” volle sapere Mackenzie.

      “Abbiamo parlato anche con loro, ma è stata una cosa veloce. Per lo più riguardo la denuncia per rumori molesti che avevano fatto a causa del cane.”

      “Allora è da lì che partiremo” disse Mackenzie guardando Harrison.

      E, senza aggiungere altro, si alzarono e uscirono dalla stanza.

      CAPITOLO QUATTRO

      Mackenzie trovava leggermente inquietante tornare alle villette. Mentre si avvicinavano alla casa dei vicini sotto quel magnifico sole, sapere che nella casa accanto c’era un letto insanguinato pareva surreale. Mackenzie represse un brivido e distolse lo sguardo dall’abitazione dei coniugi Kurtz.

      Mentre lei ed Harrison salivano i gradini che portavano alla porta dei vicini, il cellulare di Mackenzie emise un trillo, informandola che aveva ricevuto un messaggio. Lo tirò fuori e vide che era da parte di Ellington. Quando lo lesse alzò gli occhi al cielo.

      Come va col novellino? Ti manco già?

      Fu sul punto di rispondere, ma non voleva dargli corda. E poi non voleva sembrare distaccata e distratta davanti a Harrison. Sapeva che era presuntuoso pensarlo, ma quasi sicuramente lui la stava prendendo a modello. Perciò rimise il telefonino in tasca e raggiunse la porta d’ingresso. Lasciò che fosse Harrison a bussare, il quale lo fece con estrema prudenza.

      Dopo parecchi secondi, una donna dall’aria agitata aprì la porta. Sembrava sui quarantacinque anni. Indossava una canottiera larga e degli shorts che somigliavano più a mutandine che a pantaloncini. A giudicare dall’aspetto, doveva essere un’assidua frequentatrice della spiaggia ed era evidente che si era rifatta il naso e forse anche il seno.

      “Posso aiutarvi?” disse la donna.

      “È lei Demi Stiller?”

      “Sì, perché?”

      Mackenzie estrasse il distintivo con un’agilità esperta che stava migliorando sempre più. “Siamo gli agenti White e Harrison, dell’FBI. Speravamo di poter parlare con lei a proposito dei suoi vicini di casa.”

      “Sì, d’accordo” disse Demi “anche se ho già parlato con la polizia.”

      “Lo so” la informò Mackenzie “ma vorrei farle domande più approfondite. Se ho capito bene, quando ha parlato con la polizia era piuttosto esasperata dal cane.”

      “Sì, è così” confermò Demi facendoli entrare e chiudendo la porta alle loro spalle. “Naturalmente non avevo idea che fossero stati uccisi quando ho fatto quella telefonata.”

      “Ma certo” disse Mackenzie. “Non siamo qui per quello. Volevamo solo cercare di capire meglio come vivevano i signori Kurtz. Lei li conosceva bene?”

      Demi li aveva portati nella cucina, dove Mackenzie e Harrison si accomodarono al bancone dell’angolo bar. La disposizione delle stanze era identica a quella di casa Kurtz. Mackenzie notò Harrison guardare con scetticismo verso le scale fuori dal soggiorno.

      “Non eravamo amici, se è questo che vuole sapere” disse Demi. “Ci salutavamo quando ci incrociavamo e un paio di volte abbiamo fatto una grigliata con loro nella veranda sul retro, ma nient’altro.”

      “Per quanto tempo sono stati suoi vicini?” chiese Harrison.

      “Per poco più di quattro anni, direi.”

      “E direbbe che erano dei buoni vicini?” aggiunse Mackenzie.

      Demi scrollò leggermente le spalle. “In linea di massima, sì. A volte facevano un po’ di confusione quando ospitavano gente per guardare le partite, ma nulla di terribile. A dire la verità non avrei neanche chiamato la polizia per lamentarmi del cane. L’unico motivo per cui l’ho fatto è perché non mi ha aperto nessuno quando sono andata a bussare.”

      “Immagino che non sappia dirci se c’erano persone che andavano regolarmente da loro, vero?”

      “Non direi” disse Demi. “Anche gli sbirri hanno chiesto la stessa cosa. Io e mio marito ci abbiamo riflettuto e non mi sembra di ricordare di aver visto altre macchine parcheggiate spesso qui, oltre la loro.”

      “Ho capito. E sa

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