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ufficiale di polizia di Atlanta. Ho avuto il suo numero dal centralino di Quantico.”

      “Come posso aiutarla, Agente Ruhl?” Riley chiese.

      Con voce incerta, Ruhl disse: “Beh, non ne sono sicuro, ma … immagino che lei sappia che abbiamo arrestato una donna per l’omicidio di Andrew Farrell ieri sera. Si tratta della moglie, Morgan. Infatti, non è lei che ci ha chiamati?”

      Riley si sentì nervosa.

      “Sono stata io” rispose.

      “Ho anche saputo che Morgan Farrell le ha telefonato dopo l’omicidio, prima di chiamare chiunque altro.”

      “Esatto.”

      Cadde il silenzio. Riley sentiva che Ruhl si stava sforzando di raccogliere le idee, prima di proseguire.

      Infine, disse: “Agente Paige, che cosa sa di Morgan Farrell?”

      Riley strabuzzò gli occhi, preoccupata, poi rispose: “Agente Ruhl, non so se spetta a me commentare. Non so proprio nulla di quanto sia successo, e non è un caso dell’FBI.”

      “Lo capisco. Mi dispiace, immagino che non avrei dovuto telefonare …”

      La sua voce si bloccò.

      Poi, aggiunse: “Ma, Agente Paige, non penso che Morgan Farrell sia colpevole. Non ha ucciso il marito, voglio dire. Sono nuovo in questo lavoro, e so di avere molto da imparare … ma non penso proprio che sia il tipo da farlo.”

      Riley rimase stupita da quelle parole.

      Certamente non ricordava Morgan Farrell come il “tipo” di persona che potesse commettere un omicidio. Ma doveva prestare attenzione a quello che diceva a Ruhl. Non era affatto certa di avere il diritto di parlare.

      Chiese a Ruhl: “Ha confessato?”

      “Dicono di sì. E tutti credono alla sua confessione. Il mio partner, il capo della polizia ed il procuratore distrettuale, assolutamente tutti. Tranne me. E non posso fare a meno di chiedermi, lei …?”

      Non terminò la domanda, ma Riley comprese.

      Voleva sapere se credeva che Morgan fosse capace di commettere un omicidio.

      Lentamente ed attentamente, disse: “Agente Ruhl, apprezzo il suo interesse. Ma non devo prendere una posizione. Immagino che sia un caso locale e, a meno che l’FBI non venga chiamata ad aiutare nelle indagini, beh … francamente, non sono affari miei.”

      “Naturalmente, le porgo le mie scuse” disse educatamente Ruhl. “Avrei dovuto saperlo. In ogni caso, grazie per aver risposto alla mia chiamata. Non la disturberò più.”

      L’uomo pose fine alla telefonata e Riley restò seduta a fissare il telefono, sorseggiando il suo drink.

      Le ragazze le passarono dinnanzi, seguite dalla cagnolina. Erano tutte dirette in soggiorno per giocare, e Darby sembrava molto felice adesso.

      Riley le guardò passare, con un profondo senso di soddisfazione. Poi, i ricordi di Morgan Farrell cominciarono a farsi strada nella sua mente.

      Lei ed il suo partner, Bill Jeffreys, erano andate alla villa dei Farrell ad interrogare il marito di Morgan, per la morte di suo figlio.

      Ricordò come Morgan era sembrata troppo debole anche solo per stare in piedi: si era retta al corrimano dell’enorme scalinata, per sostenersi, mentre il marito troneggiava sopra di lei, come se la donna fosse stata una sorta di trofeo.

      Ricordò lo sguardo di vuoto terrore negli occhi della donna.

      Ricordò anche ciò che Andrew Farrell aveva detto di lei quando era stata troppo distante per poter sentire …

      “Una modella piuttosto famosa quando l’ho sposata, forse l’ha vista sulle copertine delle riviste.”

      E riguardo a quanto più giovane Morgan fosse stata di lui, l’uomo aveva aggiunto …

      “Una matrigna non dovrebbe mai essere più vecchia del figlio maggiore del marito. Me ne sono assicurato con tutte le mie mogli.”

      Ora Riley sentì lo stesso brivido che aveva avvertito allora.

      Ovviamente Morgan non era stata più di un ninnolo costoso che Andrew Farrell poteva mostrare in pubblico, non un essere umano.

      Infine, Riley ricordò ciò che era accaduto alla moglie di Andrew Farrell prima di Morgan.

      La donna si era suicidata.

      Quando Riley aveva dato il suo bigliettino da visita dell’FBI a Morgan, aveva temuto che lei incontrasse lo stesso destino, o morisse in altre sinistre circostanze. L’ultima cosa che aveva immaginato era che Morgan uccidesse il marito, o chiunque altro.

      Riley cominciò a sentire un formicolio familiare, del tipo che aveva ogni volta che l’istinto le diceva che le cose non erano affatto ciò che sembravano.

      Normalmente, quel formicolio indicava che lei doveva approfondire di più la questione.

      Ma ora?

      No, non è affatto un mio problema, si disse.

      Oppure sì?

      Mentre si stava scervellando sulla questione, il suo telefono squillò di nuovo. Stavolta, vide che era una chiamata di Bill. Gli aveva scritto che tutto andava bene e che sarebbe stata a casa quella sera.

      “Ciao, Riley” esordì l’uomo. “Ho chiamato soltanto per sapere come va. Quindi tutto è andato bene a Phoenix?”

      “Grazie di aver chiamato, Bill” rispose. “Sì, l’adozione è definitiva adesso.”

      “Spero che tutto sia andato liscio, senza intoppi” Bill replicò.

      Riley non poté fare a meno di ridere.

      “Non esattamente” rispose. “Infatti, non proprio. C’è stata, ecco, della violenza. E una cagnolina.”

      Sentì anche Bill ridacchiare.

      “Violenza e una cagnolina? Sono incuriosito! Dimmi di più!”

      “Lo farò quando ci vedremo” Riley replicò. “La storia sarà senza dubbio migliore se raccontata faccia a faccia.”

      “Non vedo l’ora di sentirla. Immagino che ci vedremo domani a Quantico, allora.”

      Riley rimase silenziosa per un momento, sentendosi sull’orlo di una strana decisione.

      Poi rispose a Bill: “Credo di no. Penso che forse prenderò un altro paio di giorni di pausa.”

      “Certamente lo meriti. Congratulazioni di nuovo.”

      Chiusero la telefonata, e Riley si diresse di sopra in camera sua. Accese il suo computer.

      Poi, prenotò un volo per Atlanta per l’indomani mattina.

      CAPITOLO OTTO

      Nelle prime ore del pomeriggio del giorno seguente, Riley era seduta nell’ufficio del capo della polizia di Atlanta, Elmo Stiles. L’uomo, robusto e burbero, non sembrava affatto felice di quello che gli stava dicendo Riley.

      Dopo un po’ di silenzio, ringhiò infine: “Sarò chiaro, Agente Paige. E’ venuta fin qui da Quantico per interrogare privatamente Morgan Farrell, che stiamo tenendo in custodia per l’omicidio di suo marito. Ma non abbiamo chiesto aiuto all’FBI. In effetti, il caso ora è facile da risolvere. Abbiamo una confessione e tutto il resto. Morgan è colpevole, ed è tutto. Perciò, come mai si trova qui?”

      Riley provò a mostrarsi sicura.

      “Gliel’ho detto prima” rispose. “Ho bisogno di parlarle di una questione completamente separata, un caso diverso.”

      Stiles strabuzzò scettico gli occhi e replicò: “ Un caso diverso di cui non può dirmi nulla.”

      “Esatto” fu

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