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maggiore. Non lo ricordo nemmeno. Sto parlando del mio fratellino.”

      “Ma non hai mai avuto un …”

      “No, non ho mai avuto un fratellino. Perché lo hai ucciso.”

      La bocca di Scarlatti si spalancò e il volto divenne rosso.

      Con la voce scossa dalla rabbia, Jilly proseguì: “Immagino che tu pensi che non ricordi mia madre, perché ero così piccola quando se n’è andata. Ma invece ricordo. Ricordo che era incinta. Ricordo quando le gridavi contro. L’hai colpita allo stomaco. Ti ho visto farlo, ancora e ancora. Poi, si è ammalata. E poi, non è stata più incinta. Mi disse che era un maschietto, e che sarebbe stato il mio fratello minore, ma tu lo hai ucciso.”

      Riley fu spiazzata dalle parole pronunciate da Jilly. Non aveva alcun dubbio che fosse tutto vero.

      Vorrei che me lo avesse detto, pensò.

      Ma, naturalmente, per la ragazza doveva essere stato troppo doloroso per parlarne, almeno fino a questo momento.

      Jilly ora stava singhiozzando. Disse: “La mamma piangeva tanto quando me l’ha detto. Disse che doveva andarsene, o l’avresti uccisa prima o poi. E così se n’è andata. E non l’ho mai più rivista.”

      Il volto di Scarlatti fu trasfigurato da una brutta espressione. Riley vide che stava lottando con la sua rabbia.

      L’uomo ringhiò: “Ragazza, non sai di che cosa stai parlando. Stai immaginando tutto.”

      Jilly disse: “Lei indossava il suo bel vestito blu quel giorno. Quello che le piaceva davvero. Vedi, lo ricordo. Ho visto tutto.”

      Le parole di Jilly vennero fuori in un torrente disperato.

      “Uccidi tutto e tutti prima o poi. Non puoi farne a meno. Scommetto che hai persino mentito quando mi hai detto che la mia cucciola è scappata. Probabilmente hai ucciso anche Darby.”

      Scarlatti ora tremava.

      La ragazza continuò a parlare: “Mia madre ha fatto la cosa giusta ad andarsene, e spero che sia felice, ovunque si trovi. E se è morta, beh, meglio che stare con te.”

      Scarlatti emise un ruggito infuriato. “Taci, puttanella!”

      Afferrò la figlia per la spalla con una mano, e le diede uno schiaffo sul viso con l’altro.

      Jilly gridò e provò a divincolarsi da lui.

      Riley si alzò in piedi, precipitandosi verso Scarlatti. Prima che arrivasse, due guardie di sicurezza afferrarono l’uomo per le braccia.

      Jilly si liberò e corse da Riley.

      Il giudice sbatté il martelletto e tornò tutto in silenzio. Si guardò intorno nell’aula, come se non riuscisse a credere a quanto era appena successo.

      Per un momento, restò seduto lì, respirando faticosamente.

      Poi, guardò Riley e disse: “Signora Paige, penso di doverle delle scuse. Ho appena preso la decisione sbagliata, e la revoco.”

      Guardò Scarlatti ed aggiunse: “Un altro suono da parte sua e la farò arrestare.”

      Guardando gli altri presenti nell’aula, il Giudice disse fermamente: “Non ci saranno altre udienze. Questa è la mia decisione finale in merito a quest’adozione. La custodia è affidata alla madre adottiva.”

      Sbatté il martelletto ancora una volta, poi si alzò e lasciò l’aula senza aggiungere altro.

      Riley si voltò e guardò Scarlatti. I suoi occhi scuri erano furiosi, ma le due guardie di sicurezza erano immobili accanto a lui. L’uomo rivolse lo sguardo alla sua fidanzata, che lo guardò con orrore. Poi, Scarlatti piegò il capo e se ne stette lì in silenzio.

      Jilly si lanciò tra le braccia di Riley, singhiozzando.

      Riley la strinse e disse: “Sei una ragazza coraggiosa, Jilly. Non ti lascerò mai andare, qualunque cosa accada. Puoi contarci.”

      *

      A Jilly faceva ancora male la guancia, mentre Riley discuteva di alcuni dettagli con Brenda e l’avvocato. Ma sapeva che presto il dolore sarebbe svanito. Aveva svelato un evento che aveva tenuto per sé troppo a lungo. Ora, era libera per sempre dal padre.

      Riley, la sua nuova mamma, la riportò alla loro camera d’albergo, dove rifecero rapidamente le valigie, e andarono all’aeroporto. Arrivarono in sufficiente anticipo per prendere il volo che le riportasse a casa, e imbarcarono così i bagagli per non trascinarli con sé in giro. Poi, andarono insieme alla toilette.

      Jilly si guardò allo specchio, mentre sua madre era in una cabina vicina.

      Un lieve livido si stava formando sulla guancia, dove il padre l’aveva schiaffeggiata. Ma sarebbe andato tutto BENE adesso.

      Il padre non poteva più farle del male. E tutto perché aveva deciso di dire finalmente la verità sul fratello minore morto. Era stato tutto quello che ci era voluto per cambiare ogni cosa.

      Sul suo volto le si dipinse un piccolo sorriso, mentre ricordava la mamma che le diceva …

      “Sei una ragazza coraggiosa, Jilly.”

      Sì, Jilly pensò. Penso di essere abbastanza coraggiosa.

      CAPITOLO SEI

      Quando Riley uscì dalla toilette, non vide Jilly da nessuna parte.

      La prima cosa che provò fu un lampo di rabbia.

      Ricordò di averle chiaramente detto …

      “Aspetta fuori dalla porta. Non ti allontanare.”

      E adesso sembrava sparita.

      Quella ragazza, la donna pensò.

      Non temeva che perdessero il volo. Avevano molto tempo a disposizione prima di imbarcarsi. Ma aveva sperato di prendere le cose con calma e tranquillità, dopo una giornata così faticosa. Aveva programmato che facessero i controlli di sicurezza, trovassero il loro gate e poi, trovassero un buon posto in cui mangiare.

      Riley sospirò scoraggiata.

      Persino dopo le coraggiose azioni di Jilly nell’aula, Riley non poté fare a meno di sentirsi delusa da questa nuova dimostrazione d’immaturità.

      Sapeva che se si fosse messa a cercare Jilly nel grande terminal, probabilmente avrebbero continuato a mancarsi di continuo. Cercò allora un posto dove sedersi, e attese che la figlia tornasse, il che sarebbe certamente accaduto da un momento all’altro.

      Ma, mentre Riley si guardava intorno nel grande edificio aperto del terminal, intravide Jilly attraversare una delle porte di vetro che conducevano all’esterno.

      O almeno pensava che fosse lei, era difficile stabilirlo da dove Riley si trovava.

      E chi era quella donna con cui la ragazza sembrava essere?

      Assomigliava a Barbara Long, la fidanzata di Albert Scarlatti.

      Ma le due persone sparirono rapidamente tra i viaggiatori che si radunavano fuori dall’edificio.

      Riley si sentì un po’ in apprensione. I suoi occhi le stavano giocando dei brutti scherzi?

      No, ora era piuttosto sicura di quello che aveva visto.

      Ma che cosa stava succedendo? Perché Jilly sarebbe dovuta andare con quella donna?

      Riley entrò in azione. Sapeva che non c’era il tempo per trovare un senso a tutto ciò. Iniziando a correre, mise istintivamente una mano sotto la giacca leggera, e spostò la pistola che indossava all’interno della fondina sulla spalla.

      Fu bloccata da una guardia di sicurezza in uniforme, che si fermò dinnanzi a lei.

      L’uomo parlò con una voce calma e professionale.

      “Ha un’arma, signora?”

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