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Le Mura Di Tarnek. Goran Segedinac
Читать онлайн.Название Le Mura Di Tarnek
Год выпуска 0
isbn 9788873043430
Автор произведения Goran Segedinac
Издательство Tektime S.r.l.s.
“Non vorrai dirmi che hai ascoltato una settara?”. Nella sua voce non c’era rabbia. Era deluso.
“Sì, e allora? Hai mai sentito qualcuno di loro?”.
“No, perché ho abbastanza cose più intelligenti di cui preoccuparmi”. I colpi bassi ora erano parte del suo repertorio. “Per quanto lo neghi, non hai idea di come si vive nelle parti più povere della città. Pertanto ti prego di comprendere che considero le farneticazioni degli eretici una perdita di tempo”.
Incredibilmente, questa volta lei rimase calma. “Si chiamano Predicatori della Verità”.
“Oh, e pare che chi si fregia di un nome simile probabilmente dica soltanto la verità. Dimmi, le sue predicazioni erano gratis, o le hai pagate come la riparazione del soffitto?”.
“Non ho pagato niente. La tua reazione è completamente comprensibile, Jotaka dice che…”.
“Non m’interessa qual che dice Jotaka! Mi fai davvero impazzire se penso che sei seriamente impazzita per simili cose”. L’ultima cosa che voleva era una kasa fanatica religiosa in casa.
“Non sono impazzita, volevo solo chiacchierare un po’”.
“Di cosa, in nome di Dio?”.
“Di quel che ho sentito da lei. Penso… so che non può essere la verità, ma d’altra parte…”.
“Non c’è un’altra parte, Moni. È una massa di gente da nulla che vuole approfittarsi della paura delle persone”.
“Predicano solo”.
“E creano il panico. Qualcuno all’Avamposto mi ha raccontato di aver ascoltato quelle stronzate nel Parco di Pietra. La fine del mondo e altre idiozie. Non capisci cosa c’è dietro? Raccolgono adepti per poi spennarli, è un vecchio trucco da impostori. Prima ti faccio impazzire gratis, e poi sei in mio potere”.
“Forse è così, però… se avessi sentito come parla…”.
Le prese la mano nella sua e la guardò negli occhi.
“Vedi, sai che non do molta importanza a cose del genere. E non penso che ci sia qualcosa di terribile nel fatto che hai iniziato ad ascoltare questa follia. Tuttavia, ti ho sempre considerata razionale e saggia”. Monada lo guardava abbattuta, evidentemente anche lei incerta di dove volesse andare a parare. “Non vorrai mica permettere che qualcuno che conosci appena ti riempia così facilmente quella bella testolina?”.
“Nessuno ha riempito la mia testolina. Ho solo riflettuto su quel che ho sentito, tutto qui”.
“Questo è bene. Ma ti prego, t’imploro, non pensarci troppo perché mi preoccuperò seriamente. Idiozie del genere non meritano l’attenzione di una persona normale”.
“Te l’ho detto, non è proprio come…”.
Si sentirono dei colpi alla porta. Monada s’interruppe, e lui tra sé e sé ringrazio il vero Dio per questo. Il giorno si era avviato in una direzione totalmente sbagliata. Quando lei aprì, lui riuscì a vedere solo l’orlo della manica dell’ospite inatteso, e ciò fu più che sufficiente per sapere di cosa si trattava. Aveva riconosciuto l’uniforme.
Senza attendere che glielo dicessero, si alzò e andò nell’altra stanza a cambiarsi d’abito. Uscendo si salutò con Monada, facendo finta di non essersi accorto del suo disagio. Tuttavia, ciò che lo attendeva alla porta lo colse completamente alla sprovvista, e lui borbottò una scusa, confuso. Si aspettava uno dei colleghi giustizieri, di solito qualcuno di loro notificava quelli liberi di tornare in servizio non appena ve n’era l’esigenza. Simili pratiche non erano frequenti, ma capitava che i Pugni annunciassero un controllo o una retata inattesa. Le uniformi si distinguevano solo per le spalle e le cinghie. Maledetta kasa, lo ha lasciato sulla strada. Non distingue i gradi?
Sul volto del capitano si poteva scorgere solo impazienza.
“Tutto a posto, giustiziere, sbrigati solo”, gli rispose. “I Pugni hanno ordinato una riunione straordinaria all’Avamposto”.
»« »« »«
Il Quinto Avamposto era una delle organizzazioni più rispettate dell’Ordine di Tarnek. Anche se non era così attrezzato come il Primo, era importante per la presenza di giustizieri che erano tradizionalmente tra i meglio valutati nei resoconti annuali.
Non appena oltrepassò il portone di controllo, si trovò nel cortile d’addestramento strapieno di colleghi. Non aveva senso farsi strada verso l’edifico, ottenne una spiegazione dal primo a cui si rivolse. La riunione si sarebbe svolta all’aria aperta. Non poteva essere altrimenti, sapeva che non c’era uno spazio tanto grande da poter accogliere tutti i giustizieri radunati. Il capitano si era affrettato a richiamare anche gli altri, ma a lui non servivano indicazioni per capire che la questione era più che importante. Cercando il posto più comodo tra la folla, avvistò Nostros, il giustiziere con cui al momento usciva di pattuglia.
“Sei qui”, lo salutò quello.
“Sono appena arrivato. Il capitano è venuto a prendermi, avevo la giornata libera”.
“Mi hanno trovato per strada. Aspetto già da un’ora”.
“Sai di cosa si tratta?”.
Nostros scrollò le spalle. “Non hanno detto niente, ma sembra che stanotte ci siano stati problemi nel Quartiere degli Artigiani. L’ho sentito oggi quando ho preso servizio”.
C’erano sempre problemi, ma non era un motivo per convocare praticamente tutte le unità. Soprattutto perché la zona della città interessata non era di loro competenza.
“Che cos’è successo?”.
“Non so proprio immaginarmelo, sai come sono le voci di corridoio. Alcuni dicono che sia scoppiato un incendio, altri invece affermano che ci siano addirittura dei morti”.
Nelgor ruotò la testa. “Qualcuno incenerisce i barboni ammalati. Ieri ho intravisto alcuni focolai, non so cosa li ha sopraffatti”.
“È terribile. Ma non si tratta di questo”.
“In ogni caso non è un bene”.
“Concordo. Non mi piace più andare in certi quartieri. Ho anche un po’ paura”.
“Non temere, Nostros”. Nelgor gli diede un colpetto amichevole sulla spalla. “I delinquenti non osano colpirti. Hai quello sguardo pericoloso, e anche il trinciante a portata di mano”. La lama era una dotazione standard dell’equipaggiamento, ma circa un giustiziere su venti aveva la possibilità di portare il tubo distruttivo. Nella pratica, lo estraevano di rado. L’annientamento del corpo era una cosa seria, rigidamente regolata dalla legge. Per farla breve, un giustiziere persino in quelle situazioni in cui la sua esistenza personale era messa in discussione doveva pensarci bene prima di utilizzarlo. Una cosa era disabilitare un kas, tutt’altra togliergli il diritto di recarsi un giorno nella Torre di Cristallo ed essere nuovamente risvegliato come una persona migliore. Un tempo la necessità di eliminare quasi non si presentava. Tuttavia, le cose erano probabilmente cambiate sul serio.
L’osservazione dell’amico non confortò Nostros…
“Neanche le armi bastano più a salvarci la pelle. Hai sentito di quello sfortunato del Terzo Avamposto?”.
“Quello che è dato per scomparso?”.
“Sì”.
“Per quanto mi riguarda, qui non dovrebbe essere successa una cosa del genere. Non capisco tutto questo nervosismo, probabilmente ha disertato”. Purtroppo, simili