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che avevano fatto a scuola e le era sempre piaciuto. Sembrava di classe, la parte di Araminta.

      Storey ignorò il suo distanziarsi, sollevò il suo libro e continuò a leggere.

      Irritata nonostante dipendesse da lei, disse, ‘È bravo, Steinbeck?’

      Lui abbassò il libro.

      â€˜Ha vinto il premio Nobel per il suo peggiore romanzo. Immagina quanto è bravo. Hai visto Furore, il film?’

      â€˜Può essere.’

      â€˜Duro come una roccia per essere un film hollywoodiano, ma addolcito rispetto al libro.’

      Lei annuì e abbassò lo sguardo verso il suo schermo di nuovo. Non sapeva nulla di letteratura e iniziava ad allarmarsi quando le persone parlavano di libri, come se potessero porle una domanda a cui non sapeva rispondere. Non riusciva mai a leggere più di un articolo di giornale prima di addormentarsi. Un giorno avrebbe iniziato a concentrarsi su quella carenza e a correggerla. Un corso breve online probabilmente sarebbe bastato.

      Lui colse l’occasione della sua apertura. ‘Così stai lavorando a un articolo, giusto? O è più banale – compleanni, morti, matrimoni?’

      Lei disse, ‘Non capiresti.’

      â€¦ poi si chiese perché lo avesse detto. La sua stessa contraddittorietà la sorprendeva a volte. Lui sembrava piuttosto perspicace, dunque perché cercava di indisporlo?

      Piegò lo schermo verso di sé. ‘Non posso dirti molto perché è ancora in fase di sviluppo. Sto facendo ricerca, parlando con le persone.’

      â€˜Dammi un indizio, così non mi offendo.’

      Lei esitò, poi disse, ‘Si tratta di corruzione nell’amministrazione locale. Non posso dire di più.’

      â€˜Ce n’è molta a Coventry?’

      â€˜Non lo so ancora. Per questo sto facendo ricerca.’

      â€˜Conosci persone con cui poter parlare, persone con cui spettegolare? È quello che fai?’

      Lei pensò che la sua curiosità era reale, ma non avrebbe ottenuto nulla di buono a lasciargli superare il limite. Ancora non sapeva niente di lui o di cosa volesse. Era bello che lui trovasse interessante parlare con lei, ma aveva troppo da fare e troppa carne al fuoco.

      Disse, ‘Come dicevo, non posso parlarne. E non te lo direi nemmeno se potessi. Non ho idea di chi tu sia.’ Fece una pausa, poi disse, ‘Cosa intendevi quando mi hai detto che volevi vivere un giorno alla volta?’

      Lui alzò le spalle. ‘Non prenderla seriamente. Sono un commediante. Dico un sacco di cose senza senso.’

      â€˜Non ti credo. Penso che tu sia molto serio.’ Ora si stava infuriando, perché lui non stava prendendo lei sul serio, disse, ‘Ok, questo mi ha fatto arrabbiare. Allora puoi lasciarmi da sola?’

      â€˜Ero qui prima di te.’ Non si arrese.

      â€˜Ho bisogno del tavolo per lavorare. E poi, hai quasi finito il tuo caffè.’

      Il suo volto si spense, spinse la sedia indietro e si alzò. Alla fine aveva vinto lei.

      Disse, ‘Resterò nei paraggi.’

      â€˜Non temporeggiare per me’.

      â€˜Temporeggiare?’

      â€˜Aspetta un attimo. Resta. Rimani dove non sei desiderato.’

      â€˜Oh, sì, sei una scrittrice. Capisco.’

      Raccolse la sua tazza di caffè, diede un’occhiata in giro nella stanza affollata e camminò fino a una sedia libera nell’angolo in fondo, vicino ai bagni. Lei notò di nuovo le larghe spalle e i fianchi stretti, una bella sagoma. Magari lo avrebbe intrattenuto un’altra volta, quando sarebbe stata meno occupata.

      O forse no.

      PAUL SI CHIESE cosa stesse facendo con questa donna. Lei gli aveva fatto una semplice domanda qualche giorno prima e lui si era lasciato sfuggire cosa pensava: come poteva andare oltre, cancellare tutto? Non era nello stato mentale adatto per uscire con qualcuno ancora, ma lei aveva già creato una curiosità che non riusciva a togliersi. Seduta là, ticchettando alla tastiera, guardando fuori dalla vetrina, rifiutandosi di dare un’occhiata nella sua direzione, le sue gambe sotto al tavolo incrociate alle caviglie.

      Notò che anche altri ragazzi la guardavano – per lo più studenti che avevano colonizzato il luogo, seduti avvolti nei loro montgomery, fissando il telefonino o parlando con altri vestiti esattamente come loro a parte le sciarpe di diverso colore che indossavano. Lei era una cosa a parte. Creava una sorta di aura intorno a sé, un’autosufficienza che parte di lui voleva scalfire.

      Era interessante … ed era falsa.

      Non riusciva a spiegare come lo sapesse, ma capiva che lei stava fingendo di essere qualcosa che non era. Ti guardava di traverso, come se non potesse rischiare uno sguardo diretto, come se potesse rivelare troppo. Quando parlava, ti attaccava, tenendoti a distanza, tagliando ogni possibilità di amicizia.

      Ma poi lui l’aveva guardata. Forse era sinceramente spaventata da lui, di cosa avrebbe potuto fare.

      Da non credere, pensò. Cosa avrò mai fatto per spaventare la gente, a parte fargli saltare le cervella?

      ORA UN UOMO camminò verso di lei. Aveva attraversato la porta di vetro e l’aveva vista subito. Non un omone, ma si atteggiava come se sapesse il fatto suo. Aveva una barba folta per lo più rossa, sebbene i suoi capelli fossero neri e lasciati crescere in giù a coprire la sommità delle orecchie. Indossava una giacca di pelle nera e jeans sdruciti. Aveva un corpo robusto sotto la giacca, e una certa andatura, che fece pensare a Paul che fosse uno allenato. Non appena giunse al tavolo della donna si guardò intorno, incrociò lo sguardo di Paul per un momento, poi avanzò. A Paul sembrò che avesse quella tensione scattosa di chi ha il sospetto di essere attaccato, magari di sorpresa, qualcuno preoccupato del suo stato.

      Gli piaceva pensare di avere un talento nell’analizzare le persone e il loro comportamento. Ma alla fine, pensò, chi non ce l’ha?

      Quando l’uomo arrivò di fronte a lei, lei smise di scrivere al computer e guardò in su, appoggiandosi allo schienale, con l’aria disinvolta, anche se non sorrise. Era qualcuno che conosceva ma che non voleva vedere.

      Lei disse qualcosa e Giacca di Pelle si sporse in avanti sul tavolo, appoggiando le nocche ai due lati del suo computer. Lei stese un braccio e chiuse il computer. Lui disse qualcosa in risposta e Paul notò che le parole la colpirono – si aggiustò sulla sedia e le sue caviglie sotto al tavolo si scavallarono.

      Ora l’uomo stava puntando un dito contro di lei, sventolandolo, e il borbottio basso della sua voce – che Paul aveva sentito ma non riusciva a distinguere – si fece più calmo. La donna distolse lo sguardo e Giacca di Pelle allungò la mano e toccò la punta del suo naso col dito, premendolo. Lei indietreggiò e disse qualcosa di sgarbato.

      Paul si mosse dalla sua sedia e andò verso di loro, avvicinandosi all’uomo di lato. Sentì l’odore della pelle della sua giacca e quello fastidioso di un forte deodorante. La donna lo guardò e corrugò la fronte, ovvero un segnale per Giacca di Pelle di guardarlo.

      â€˜Cos’hai da guardare?’

      â€˜Sono più grosso di te. Non provocare discussioni.’

      Allora l’uomo si girò, piegando il suo corpo in modo da trovarsi faccia a faccia con lui. Paul vide che i suoi occhi erano fieri e scuri, spenti nel profondo. Probabilmente aveva la stessa

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