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a sé si diradasse e la guardò mentre gli occhi di lei si posarono su di lui. “Forse sono io quello cattivo.”

      Tabatha deglutì. Lui sembrava quasi malvagio, stagliato sulla porta della sua camera da letto...lei doveva ammetterlo. “Forse non sembreresti così malvagio se avessi bussato alla porta d’ingresso.” disse lei, chiedendosi da quanto tempo fosse nel suo appartamento. Sentendo una leggera debolezza nelle ginocchia si voltò, si sforzò di camminare tranquillamente verso il divano e si sedette.

      â€œMi avresti fatto entrare?” chiese Kane curioso, mentre entrava nella stanza. Notò il modo in cui lei si voltò e sollevò i piedi sul divano, stringendoli a sé mentre si appoggiava al bracciolo imbottito.

      â€œNon ne sono sicura.” rispose Tabatha. “È la prima volta che vieni qui?”

      â€œNo.” Kane non si preoccupò di mentirle. Perché mentire quando poteva farle dimenticare di essere stato qui?

      â€œAllora ti invito ad entrare. Siediti.” indicò il divano. Se fosse qui per farmi del male, allora lo avrebbe già fatto...no? Lei osservò il modo in cui lui si muoveva lentamente, mentre faceva come gli aveva chiesto. Era una farsa...aveva visto la velocità con cui lui si muoveva quando voleva. Stava attento a non spaventarla e questo la rendeva ancora più nervosa.

      Kane alzò un sopracciglio “È così che tratti i tuoi stalker?” chiese lui in tutta serietà. “Invitandoli per tè e pasticcini?”

      Tabatha scosse la testa “Io non bevo tè e odio i pasticcini. Una tazza di caffè e un bagel andranno bene.”

      Kane le sorrise debolmente. “Come fai a sapere che non ti farò del male?”

      â€œSe avessi voluto farmi del male, lo avresti già fatto.” rispose Tabatha, dando voce al pensiero che aveva avuto solo poco prima. Pensandoci meglio, aggiunse rapidamente “Anche se tendo ad essere ferita quando tu sei nei paraggi.”

      Kane trasalì dentro di sé e alla fine si sedette all’altra estremità del divano che lei aveva indicato, voltandosi verso di lei e appoggiandosi al bracciolo opposto. Alzò la gamba destra, piegandola sul ginocchio, e si sedette in uno stile mezzo indiano con un braccio piegato sullo stomaco.

      â€œAllora dimmi, cara, perché mi hai invitato?” le chiese Kane.

      â€œTu perché sei qui?” Tabatha evitò la domanda.

      Kane sorrise. “Sai che è da maleducati rispondere ad una domanda con una domanda.”

      Per un attimo Tabatha fu sorpresa dal modo in cui il sorriso cambiò leggermente i contorni del suo volto, facendolo apparire altrettanto pericoloso e seducente come lei riteneva che fosse.

      â€œPuò darsi.” disse Tabatha pensierosa. “Ma sono io quella che stai seguendo e voglio sapere perché.”

      Kane strinse le spalle “Perché voglio farlo.”

      Tabatha lo fissò “E perché vuoi farlo?”

      Kane inclinò la testa. “Perché un vampiro fa qualcosa?”

      Tabatha aprì la bocca, la chiuse e poi la riaprì, incapace di formulare una risposta.

      â€œPerché vuole farlo.” rispose Kane al posto suo.

      Tabatha sospirò “Ascolta, se non vuoi dirmi la verità, non posso costringerti. Ma se saremo amici, dobbiamo pur dirci qualcosa di vero.”

      Le sopracciglia di Kane si inarcarono e lui sorrise “Ah, allora stiamo giocando a ‘obbligo o verità’, adesso?”

      Tabatha arrossì ricordando le poche volte in cui aveva giocato a quel gioco mentre era al liceo...a proposito di situazioni imbarazzanti. “Senza obbligo e tu risponderai per primo.” sussurrò lei.

      Kane annuì “D’accordo. Dato che sono io lo stalker, giocheremo secondo le tue regole.”

      Tabatha sentì un brivido alla sua facile ammissione che la stava stalkerando. “Perché non ti piace Kriss? Lui non me lo dirà.”

      â€œPerché tu non gli appartieni.” rispose Kane un po’ troppo in fretta.

      â€œChe risposta è?” chiese Tabatha.

      â€œTocca a me.” sottolineò Kane.

      Tabatha brontolò “Bene.” poi si tese, non sapendo cosa aspettarsi.

      â€œTi piacciono i cani?”

      Tabatha sbatté le palpebre. Quella domanda riguardava l’ultima cosa che si sarebbe aspettata. Si rilassò, poi sorrise con piacere “Li amo. Quando ero piccola avevamo un piccolo cucciolo di Yorkshire, ma scappò via. Non mi sono mai veramente ripresa... A volte mi manca ancora.”

      Kane ricambiò con un sorriso lento, mentre i loro occhi si incrociavano. “Dovresti incontrare il mio Yorkshire qualche volta...si chiama Scrappy.”

      Tabatha sentì brividi gelidi attraversarla e saltò letteralmente dal divano quando il telefono squillò. Alzandosi, si precipitò a rispondere, sperando che fosse una telefonata di Kriss. Afferrandolo, si voltò per guardare Kane, ma lui se n’era andato senza lasciare traccia che fosse mai stato lì.

      Scrutò rapidamente la sua camera da letto, ma non trovò nulla. Con un sospiro, Tabatha premette il telefono all’orecchio. “Pronto?” fece una smorfia quando udì la voce di Jason.

      â€œChe ti è successo? Sparisci e non chiami per dirmi il perché?” Jason camminava avanti e indietro. “Dannazione Tabby, mi hai fatto preoccupare.”

      Tabatha sorrise nel ricevitore. In qualche modo essere sgridata da Jason la fece sentire un po’ più normale. Fece rapidamente i conti nella sua testa mentre iniziava a spiegargli cosa era successo, senza dargli alcun dettaglio di qualcosa che avesse a che fare con il paranormale.

      Kane spostò un po’ i rami del cespuglio mentre vedeva Tabatha rilassarsi per la prima volta da quando Trevor l’aveva portata a casa. Le sue labbra accennarono ad un sorriso, sentendola dire la verità a chiunque fosse al telefono e mentire spudoratamente allo stesso tempo. Il suo sorriso svanì e la sua espressione si trasformò in desiderio. Cosa avrebbe dato per ricevere il suo sorriso con tanta facilità. Allontanandosi dalla finestra, sapeva che era giunto il momento di andare...sentiva Kriss avvicinarsi.

      â€œAspetta un attimo, Jason.” Tabatha aggrottò la fronte, avendo la strana sensazione di essere osservata. Girando la testa verso la finestra, si bloccò vedendo Kriss lì a guardarla. “Jason, ti chiamo domani, okay?” Si voltò e riagganciò, ma quando guardò di nuovo Kriss era sparito.

      Capitolo 3

      La signora Tully scosse la testa mentre usciva dalla stanza di Micah e chiuse la porta dietro di sé, prima di rivolgersi verso la folla riunita nel corridoio. “Sta bene...dorme ancora, ma sta bene.”

      â€œAllora si riprenderà completamente?” chiese Quinn scettico.

      La signora Tully si mise tra loro e la porta. “Voglio dire, sembra che si sia già ripreso. Non ha neanche un graffio.” Lei fece un passo avanti e allargò le braccia come una barriera quando alcuni di loro cercarono di superarla per andare a vedere di persona.

      â€œNo.” disse lei con fermezza. “Per ora non voglio che venga disturbato. È in un sonno profondo e questo può essere parte di ciò che sta accelerando la sua guarigione. Se lo svegliate prima che lo faccia da solo, potreste interrompere qualsiasi incantesimo che sia stato usato su di lui.”

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