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Se Non Farai Del Sogno Il Tuo Padrone…. Stephen Goldin
Читать онлайн.Название Se Non Farai Del Sogno Il Tuo Padrone…
Год выпуска 0
isbn 9788873041214
Автор произведения Stephen Goldin
Жанр Научная фантастика
Издательство Tektime S.r.l.s.
Se debbo stare qui ancora per molto, pensò Wayne, mi sentirò male. Ma come si fa a vivere in questo modo?
Rondel sbirciò nella stanza. “Corrigan, ce l’hai un minuto? Vorrei presentarti mia madre.”
“Beh veramente dovrei proprio andare…”
“Ci vuole un minuto e comunque ti devo andare a cercare il libro. Vieni.”
Chiedendosi perché si lasciava intrappolare in impicci del genere, Wayne camminò gaiamente nel disordine cercando di evitare di calpestare un gatto o altro oggetto spiacevole tra i detriti del pavimento del soggiorno. Nel corridoio non c’erano cartacce ma questo rendeva visibili al passaggio i punti del pavimento in parquet in cui erano state spente sigarette. I mozziconi, gettati in un angolo, formavano una piccola piramide di filtri.
C’era una porta appena socchiusa che conduceva fuori dal corridoio. La stanza su cui si affacciava era di una semplicità cruda: pavimento in legno vuoto; un letto in ferro battuto a due piazze rifatto con cura; un ricamo religioso sul muro, che proclamava: “Il Signore è il mio Pastore”. La stanza era un’oasi di pulizia in quel letamaio di casa. Wayne immaginò che fosse la camera di Rondel, in linea con la nettezza personale della persona. Ma la camera era vuota e Wayne proseguì.
Riuscì a riconoscere la stanza della madre di Rondel ancor prima di entrare: glielo annunciò con notevole forza il tanfo che emanava. L’aria era pesante per l’odore di scadente profumo Devon alla violetta, misto al fetore di fumo di sigaretta stantìo e di urina. Uno solo degli odori sarebbe già stato nauseante ma in qualche modo la combinazione di tutto triplicava l’effetto spiacevole. Wayne dovette fermarsi prima di entrare per ricacciar giù il pasto veloce che aveva mangiato alla Stazione. Non intendeva vomitare lì, di fronte a Rondel; anche se vista l’ambientazione generale, dubitava che lo avrebbe notato.
La stanza da letto della signora Rondel non lo deluse. La toletta in noce rivestita di marmo presentava chiazze di caffè e aloni di sigaretta; i fianchi del mobile erano stati ampiamente utilizzati dai gatti per affilarsi le unghie. In un angolo c’era un paravento stile Coromandel; una volta forse era stato di valore cospicuo, ma ormai la maggior parte della lavorazione a intarsio era sparita. C’erano dei vestiti, nessuno dei quali troppo pulito, gettati alla rinfusa sulle sedie e sul pavimento. Alle pareti fotografie di una donna assai attraente – ma qualsiasi somiglianza tra lei e la signora Rondel attuale rappresentava a dir poco un’illazione.
Al centro della stanza, contro la parete più lontana, c’era il letto della signora Rondel. Era un letto matrimoniale grande; ai quattro lati si ergevano delle colonne intarsiate, in legno, che sostenevano quanto rimaneva di un baldacchino; da cui pendevano brandelli di merletto, come malinconici souvenir di glorie passate. Persino il copriletto di broccato orientale parlava di giorni migliori da tempo tramontati; scolorito, lacero, coperto di grosse, brutte macchie. Attorno al letto mozziconi di sigarette non calpestati.
La signora Rondel era mezzo seduta, poggiata su un cumulo di cuscini. Era una donna grassa con un viso rubicondo e occhi scuri e porcini. Aveva la pelle puntecchiata di macchie da fegato e i capelli bianchi raccolti in bigodini; il viso era coperto di trucco spesso, quasi da clown. Aveva alla gola una forma grigia, scura, che inizialmente Wayne pensò essere un altro gatto; poi si rese conto che si trattava di un marabù sporco, pendant di un vestito da sera che una volta forse era stato di un qualche colore – ma non voleva neppure tentare di immaginare quale.
“Questa è mia madre” disse Rondel, imperturbabile.
La signora Rondel emise dalla gola un suono disgustoso e tossì del catarro in un fazzoletto che poi gettò a caso in un angolo. Guardò Wayne con sguardo analitico e disse: “Corrigan, sì? Irlandese?”
“Sono americano. Da quattro generazioni.”
“Cattolico?”
“Non molto.” Wayne era irritato per quel maleducato controinterrogatorio.
La signora Rondel guardò il figlio. “Gli hai già mostrato la Via del Signore?”
Rondel era evidentemente imbarazzato. “Mamma, lo conosco appena.”
“Non ha importanza. Tutti gli uomini sono fratelli per il Signore.” Si rivolse a Wayne. “Vuoi essere salvato?”
Guardandola bene Wayne non ne era tanto certo; almeno non se lei ne era un esempio…. “Non è una cosa di cui mi preoccupo e francamente, signora Rondel, non penso che siano affari che la riguardino.”
La donna sbuffò e si rivolse al figlio. “Hai degli amici in questo posto di lavoro. Lui è il peccatore che mi dicevi, dei Sogni sporchi?”
“Mamma!”
“Infedele senza Dio!” gli occhi della signora Rondel fiammeggiavano fissandosi su Wayne. “Schiavo del Maligno, che adeschi gli uomini dal cammino di Giustizia con la tua sporcizia e la tua lussuria. Ma verrà il Giorno del Giudizio e in quel giorno ti sarà reso il dovuto. Le viscere della Terra si apriranno e ingoieranno i peccatori come te. E allora come godrai della tua lussuria, se brucerai rotolandoti nelle fiamme e soffocando nel puzzo dello zolfo? Temi il Verdetto del Signore, temi la punizione dei peccatori. Gesù perdona ma tu devi andare da Lui a confessare i tuoi peccati. Tu devi supplicare in ginocchio...”
“Mamma,” implorò Rondel “è nostro ospite.”
La signora Rondel non prestò attenzione. “Prega per la tua anima, o verrai ingoiato dalla dannazione eterna.”
Wayne era rimasto in piedi, senza parole, di fronte a tanta sfrenata ostilità, senza sapere come reagire. Era scioccato, infuriato, imbarazzato e anche un po’ impaurito: tutto insieme. Mentre la vecchia farneticava Rondel prese Wayne sottobraccio e lo portò fuori, in corridoio. La signora Rondel non si accorse quasi che se ne erano andati; era in pieno sproloquio e la sola assenza di un bersaglio non l’avrebbe arrestata.
“Mi spiace, davvero,” disse Rondel. “A volte queste cose le prendono la mano. Il cervello non è più come una volta.”
Wayne respirò profondamente per un po’, per ricomporsi. “Mi avevi detto che venivi a casa perché non sta bene.”
Rondel scosse le spalle. “Penso un falso allarme, a volte succede. Alla sua età e nelle sue condizioni non voglio rischiare assolutamente. Senti, posso farti un caffè?”
Un breve ricordo dell’odore proveniente dalla cucina gli stuzzicò la mente e lo stomaco di Wayne fece un rapido salto mortale. “Ah, no grazie. Davvero, devo andare a casa.”
“Almeno ti cerco il libro.”
“No!” disse, un po’ brusco, poi forzò la calma nella voce. “Domani va bene, davvero. Puoi portarlo alla riunione, ci sarò anche io.”
“Ma ci metto solo un paio di minuti…”
“Scusa… io… devo andare.” Senza ulteriori esitazioni Wayne ritornò sui suoi passi verso il soggiorno e poi alla porta d’ingresso. Tanta era la fretta di allontanarsi da casa di Rondel che inciampò sui gradini del portico.
Riuscì a raggiungere la macchina e le si premette contro per alcuni minuti, contento di respirare