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Brani inediti dei Promessi Sposi. Opere di Alessando Manzoni vol. 2 parte 2. Alessandro Manzoni
Читать онлайн.Название Brani inediti dei Promessi Sposi. Opere di Alessando Manzoni vol. 2 parte 2
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Автор произведения Alessandro Manzoni
Жанр Зарубежная классика
Издательство Public Domain
Il Pezzi nella Gazzetta di Milano pigliò le difese del Manzoni, scrivendo, tra le altre cose: «Il voler nei romanzi restringere l'importanza dei principali personaggi alle sole classi elevate, sarebbe lo stesso che stendere un piede alla catena quando si può esser liberi. Con un tal principio infinità di romanzi bellissimi avrebbero avuto l'ostracismo. Ci ha grandezza d'animo, virtù luminose, importanza in tutte le condizioni. E quanto più l'umiltà di alcune è posta in conflitto colla baldanza d'alcune altre, tanto maggiore è quell'effetto drammatico che debbe essere lo scopo delle opere destinate a commuovere. Che la storia sia combinata colla finzione e questa con quella, in guisa che l'una non possa stare senza dell'altra, il prova l'opera del Manzoni; per riguardo alla quale anzi non esitiamo a dire che la finzione è talmente fusa nella storia, che non si saprebbe scernere l'una dall'altra. Infatti, da questa fusione appunto, a cui l'autore volse i maggiori suoi studi, deriva l'interessamento che desta la lettura d'un romanzo, che, a parer nostro, veste tutti i caratteri della verità. In quanto al modo, nessuno potrà negarlo alle venture dei Promessi Sposi, poichè dal cominciamento allo sviluppo, la condotta, piana e regolare, s'unisce naturalmente a episodi senza incontrare ostacoli. In quanto allo scopo, esso è semplicissimo, perchè morale, nè sapremmo al certo indicarne un migliore. In fine, che l'azione conservi una tal quale unità e che gli episodi siano connessi all'azione in modo di concorrere all'andamento di essa, è provato del pari nell'opera del Manzoni con questo argomento: tolga la Vespa un solo degli episodi importanti dall'opera stessa e ne vedrà l'orditura scompaginata in modo da non potersene raccapezzare il filo. Se la Vespa voleva di botto veramente dar nel segno col pungolo, l'opera presentavale un lato vulnerabile in alcune prolissità, in certe minutezze ed in parecchie locuzioni non lodevoli; le quali cose, quantunque possano riguardarsi come lievi macchie in molta luce, sarebbero da sopprimere, o da emendare»42.
Il Romani, che non era uomo da perdersi ne' panni, non ci si perse, e così prese a ribattere le critiche: «Sapete voi, o lettori, che si è risposto finora? —L'edizione fu esaurita in pochi giorni. – Lo so anch'io. —Moltissimi leggitori, che non furono in tempo di procurarsela, la chiesero a prestito. – Questi furono i più fortunati. —Molti altri, per averne gli esemplari, li pagarono il doppio e il triplo. – E i più sfortunati furono questi. —Per tacere dei Fogli italiani, quelli dell'estero ne fanno gli elogi. – Pesateli bene. —Se ne preparano nuove edizioni, traduzioni, incisioni, pitture, ecc. ecc.– Se ne son fatte per libri peggiori di questo. – L'autore è festeggiato in patria e fuori. – Davvero che ci ho gusto. – Ma lo smercio, le edizioni, le lodi dei giornali, le feste degli amici e le mense reali43, e mille altre vie di farsi largo in letteratura, come provano che il soggetto dei Promessi Sposi sia interessante? – E la pubblica opinione la conti tu per niente, direte voi? – Alle volte molto, alle volte poco, dirò io. Non ho forse udito, in Italia, fischiare ad una tragedia dell'Alfieri ed applaudire a Santa Margherita da Cortona? Preferire al Tasso i Lombardi alla prima crociata? Vilipendere il Chiabrera ed altri sommi poeti ed encomiare le Melodie liriche? Nausearsi delle tragedie dell'Alfieri e dilettarsi perfino di Ser Gianni Caracciolo?44. —Che il soggetto dei Promessi Sposi sia interessante, lo prova la spontanea universal confessione di quanti lo lessero in buona fede, di non averne potuto sospendere la lettura che a malincuore, e con impazienza di riprenderla. – Gli è giusto a cotesti lettori di buona fede ch'io cerco aprir gli occhi, e ch'io grido: Signori miei, non è tutto oro quel che luce: non badate all'apparenza, esaminate la sostanza»45.
Il Romani, benchè scrivesse in fine al terzo de' suoi articoli: «sarà continuato», non proseguì; tanta e così generale fu l'indignazione che si levò contro di lui, da ridurlo al silenzio. Con rabbia feroce aveva dilaniato i Lombardi alla prima crociata del Grossi; questa nuova rabbia contro il romanzo del Manzoni era la seconda di cambio. Gli fu detto basta, e intese.
Chi passò il segno anche più del Romani nel malmenare i Promessi Sposi fu l'ab. Giuseppe Salvagnoli Marchetti di Empoli46; e il «sunto» che ne fece merita d'essere dissepolto. «Bel modo in vero d'istruire le donne! Empir loro la testa di stravaganze, di sciocchezze, di fatti e di passioni fuori del naturale, che invece d'insegnarti il vero e di dilettarti col bello, col buono, ti traggono la mente all'errore e il cuore al disordinamento delle passioni, insomma alla follia. Che utile verrà mai alle donne, se in uno stile bislacco e pieno zeppo di similitudini sconce, e che in nulla tengono al paragone; di metafore ardite e stravaganti; di parole non italiane, e proprie di un cattivo dialetto; di frasi, composte d'idee e di parole fra sè contrarie; che utile, io dico, ne verrà mai alle donne, se, fra tanta sozzurra, tu mostrerai a colori vivissimi un parroco, che tradisce per paura il suo alto ministero; un signorotto,
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Da una lettera di Giovanni Pagni (il noto Farinello Semoli delle baruffe del Monti con la Crusca) al marchese Gian Giacomo Trivulzio, scritta da Firenze il 5 ottobre 1827, tolgo questo brano: «Ha passato in Toscana, tra Livorno e Firenze, una cinquantina di giorni il celebre Manzoni, decoro di questa capitale. Non può credere quanto sia stato onorato e distinto dalla maggior parte dei letterati e dei nobili più culti, che si son dati la premura di conoscerlo e di ammirarne il carattere. S. A. R. [
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È un'allusione al
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Nacque l'8 settembre del 1799; involto nelle cospirazioni del '21, «negò denunziare i compagni ed ebbe da Ferdinando III, Granduca di Toscana, per carcere un convento di frati in paese ameno, di dove lo trasse a Roma lo zio monsignore [
Appunto nell'