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Читать онлайн.(tremando) No, per carità! Piuttosto… sentite… sentite, signore: cercherò di provvedere io.
Un'ora di tempo avete.
Valentino mio, soltanto voi potete aiutarmi.
Per voi, qualunque cosa, signora Teresa; ma io non so veramente…
Conoscete qualche agenzia di pegnorazione?
(con prosopopea faceta) Vi prego di credere che io le conosco tutte!
Forse, però, qui, a Posillipo, non ce ne sono.
V'ingannate. In queste aure balsamiche esse fioriscono benissimo.
E dite: dagli orecchini che porto quanto si potrebbe ricavare?
Ma come! Voi vorreste…?!
È la sola risorsa che ho.
Ecco poi un altruismo che mi urta i nervi.
(s'accorge che l'affare è in via di soluzione e si apparta per dar loro agio di confabulare liberamente.)
(osservando gli orecchini) Si arriverebbe appena alle mille e cento, alle mille e duecento…
Altre centodieci lire le ho di economie…
E ne mancano ancora parecchie!
(animandosi) Un'idea!.. Me le faccio prestare dalla zia Matilde. Sì, sì! E andrete proprio voi a chiedergliele da parte mia. Le siete molto simpatico e non si negherà.
E voi credete che per le mie attrattive la zia Matilde vi aprirà la sua borsa?
È stata sempre affettuosa con me. Mi ha fatto da mamma quando sono rimasta orfana.
E ha sperperato quel poco che avevate di vostro.
Per la mia educazione.
Già, voi siete d'una buona fede meravigliosa…
Insomma, Valentino, non divaghiamo adesso. La presenza di quell'uomo mi agghiaccia il sangue nelle vene. Sbrighiamoci. Prima di tutto, gli orecchini. (Se li toglie e glieli consegna.) Le cento e dieci lire sono queste. (Le prende da un portafogli che ha in petto.) Le avevo raggranellate per fare una bella sorpresina a Stefano; mah!.. pazienza! (Le unisce agli orecchini.)
(guarda con la coda dell'occhio.)
(intascando tutto) E per il resto, speriamo nel miracolo della zia.
Madonna santa, con la vostra diffidenza mi scoraggiate!
Perchè diffidenza? Ho detto: «speriamo». (A don Fausto, con un cenno della mano) A voi! Accidente d'un antiquario! Venite con me.
(gli si accosta offrendo l'orecchio sinistro.)
Vi pagheremo.
Sono a voi. (A Teresa, cavandosi il cappello) Tanti complimenti.
Buon giorno, signore.
Per questa volta, farete riposare i giornali e l'usciere, caro il nostro Don Fausto.
Non lo giurerei ancora.
(sbadatamente, se lo prende a braccetto dal lato destro) Siete un animale! (Si avviano per il viale.)
(che non ha udito) Sono… che cosa?
(passando subito alla sinistra di lui e riprendendoselo a braccetto) Siete un animale!
Mi pare che per dirmi questo potevate restare a destra.
(allontanandosi con lui) No! a sinistra, mio diletto amico! A sinistra! (Spariscono.)
(cercando di farsi sentire pur moderando la voce) Tornate presto, Valentino. Sono sulla corda.
Il tempo materiale ci vuole.
La zia è qui presso. E poi, un po' di sveltezza!
(che s'allontana) A sinistra, caro il mio bestione!
(tuttora pensosa per questo incidente, siede sul sedile di legno e sospira, preparandosi pazientemente ad agucchiare.)
SCENA IV
(facendo capolino dall'uscio che era chiuso) Teresa!
(con un lieve sussulto) Stefano?
Ho sentito un borbottìo… un vocìo…
Ah sì… era Valentino che parlava animatamente con un uomo…
Con chi parlava?
… Con un suo amico, credo.
Valentino potrebbe fare a meno di ricevere i suoi amici in casa mia. Sono quasi sempre degli straccioni. T'incarico di dirgli, senza mitigare, che io non voglio.
Glie lo dirò.
(s'avvicina a Teresa e con una certa vanità dissimulata le mette sotto il naso una busta aperta che ha tra mano.)
Che profumo!
È una lettera della principessa Heller.
Chi è la principessa Heller?
Tu non sai mai nulla di ciò che accade fuori del tuo guscio. La principessa Heller è una gran dama, che s'è stabilita a Napoli da qualche anno ed è già rinomatissima perchè ha il salone più fiorente, più elegante e più intellettuale.
Che potevo saperne, io? (Intenta al lavoro) Se qualche volta tu mi avessi parlato di lei…
Io, personalmente, non l'ho conosciuta che ieri, nello studio del pittore Ferrantino, che lei era andata a visitare.
(semplice) Ieri l'hai conosciuta e oggi ricevi una sua lettera?
Mi scrive per invitarmi a frequentare il suo salone.
(sincerissima) Mi fa piacere. Questo potrà giovarti molto.
(con una punta di risentimento) Ti prego di credere che gioverà molto a lei.
(mortificata) Io dicevo che potrà giovarti perchè… ti divertirai un poco, ti distrarrai…
(con buonumore) Non cercar di rimediare, sai, che è peggio. Hai fatta una gaffe e non parliamone altro. Tanto, ne fai per lo meno cinquanta al giorno: mi ci sono abituato.
(con