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che saponi! Sono cinque anni che ho smessa la fabbrica perchè insieme con mio cognato – quello che perdette il posto al Museo – aprii in via Costantinopoli un magazzino d'antichità. Neppure questo sapete?

Valentino

      Chi volete che si dia la pena di parlarmi di voi?!

Don Fausto

      Io misi un comunicato nei giornali.

Valentino

      Un altro!

Don Fausto

      Che c'è di straordinario? Per questo ci sono i giornali: per metterci i comunicati.

Valentino

      Bel concetto che avete del giornalismo!

Don Fausto

      Veniamo al fatto.

Valentino

      Veniamo al fatto.

Don Fausto

      La bellezza di otto mesi fa, il vostro signor cugino in terzo grado prese da noi una cornice e due sedie.

Valentino

      Una cornice e due sedie, mille settecento lire?!

Don Fausto

      La cornice, settecento; e le sedie, cinquecento ognuna.

Valentino

      Dio sa quante volte mi sarò seduto su cinquecento lire e non me ne sono mai accorto!

Don Fausto

      Gli avrò scritto più di venti lettere.

Valentino

      E lui?

Don Fausto

      Lui, niente! Come se non ne avesse ricevuta nemmeno mezza.

Valentino

      (cacciandosi in tasca la pipetta spenta) Non ci badate: è un po' distratto.

Don Fausto

      (scaldandosi) Un po' distratto?

Valentino

      Del resto, la distrazione, si sa, è la malattia di tutti i poeti.

Don Fausto

      (alzando la voce) Ma lo guarisco io di questa malattia!

Valentino

      (toccandogli la pancia come si fa carezzando un cavallo) Buono, buono, don Fausto!

Don Fausto

      Giù le mani!

Valentino

      Uno di questi giorni, gli parlo io.

Don Fausto

      Oggi ho delle scadenze e mi necessita il contante per fare onore alla mia firma. Per mezzogiorno al più tardi, il mio conto dev'essere saldato.

Valentino

      Per mezzogiorno, è un po' difficile. Questa è l'ora in cui Stefano è chiuso nel suo studio, e guai a disturbarlo!..

Don Fausto

      Chiuso o non chiuso, se fra un'ora non sono soddisfatto, mando al vostro signor parente uno sveglierino per atto d'usciere e metto…

Valentino

      (continuando subito) Un comunicato nei giornali.

Don Fausto

      (fermamente) Nè più nè meno.

Valentino

      Così Stefano vi risponderà in versi.

Don Fausto

      E io lo chiamerò imbroglione in prosa.

Valentino

      Ma, dico: che modo di parlare è questo?!

Don Fausto

      E voi perchè mi stuzzicate?

      SCENA III

DON FAUSTO, VALENTINO, TERESATeresa

      (venendo dal fondo) Che c'è, che c'è, Valentino?

Valentino

      (a Don Fausto) Questa è sua moglie. Fate il gentiluomo con lei. (A Teresa) Non c'è niente, signora Teresa. Niente di serio. C'è soltanto il signor Fausto Cantajello, qui presente, il quale avrebbe un conticino di mille e settecento lire da farsi saldare. Una cornice e due sedie.

Don Fausto

      Due sedie a bracciuoli, Errico Quarto puro…

Valentino

      (a Teresa) Devono essere quei due seggioloni con quella spalliera… (fa dei gesti descrittivi.)

Don Fausto

      A servirvi. Su quei due seggioloni pare certo sia stato seduto Errico Quarto in persona.

Valentino

      E diamine! (Gesto analogo) Se ne vede ancora l'impronta.

Don Fausto

      La cornice, poi, ha contenuto il primo ritratto a olio di Napoleone I.

Valentino

      Ho capito: è per questo che Stefano ci ha messo il ritratto suo.

Teresa

      (che si trova alla destra di don Fausto) Sì, ma io non credo che per oggi mio marito abbia disponibile questa somma. Dovreste avere la bontà di pazientare.

Don Fausto

      (che ha udito poco, – a Valentino) Dovrei avere la bontà… di che?

Valentino

      A sinistra, a sinistra, signora Teresa.

Teresa

      A sinistra!?..

Valentino

      A destra è sordo. Parlategli a sinistra.

Teresa

      (passando alla sinistra di don Fausto) Dicevo che dovreste avere la bontà di pazientare.

Don Fausto

      Ah no, signora mia. Ho già spiegato al cugino in terzo grado di vostro marito le ragioni per cui non posso più pazientare.

Teresa

      (deviando involontariamente) Valentino!

Valentino

      (accostandosi con zelo) Comandate.

Teresa

      (piano) Lo sapete che Stefano non vuole che vi si conosca come suo cugino…

Valentino

      È vero, sì, ogni tanto me ne dimentico.

Teresa

      (affettuosamente) Ha i suoi principii… Dobbiamo rispettarli…

Don Fausto

      Dunque, signora, che si decide?

Teresa

      Che volete che vi dica?.. Io non ho l'abitudine d'incomodare mio marito per simili faccende. E oggi, meno che mai. Tutt'al più, quando saprò che ha dei quattrini…

Don Fausto

      Quando saprete che ha dei quattrini, cara signora, sarà troppo tardi. Per fortuna, (cavando una carta da una tasca) il conticino è firmato da vostro marito a mo' di obbligazione. Ecco qua. (Lo mostra) Il termine è trascorso da un pezzo; e quindi io ricorro ai ferri corti.

Valentino

      Intimazione per atto d'usciere e pubblica denunzia nei giornali della città.

Teresa

      (spaventata) Dio mio! Che dite mai!?

Don Fausto

      D'altronde, io ragiono così, cara signora: chi possiede un villino a Posillipo, costruito, per giunta, a bella posta con parecchie decine di migliaia di lire, e va in carrozza invece d'andare in tram o a piedi come vado io…

Valentino

      (interrompendolo) Poveretto! Con quella pancia!

Don Fausto

      (inalberandosi) Con questa pancia vado a piedi, e ci vado a fronte alta. Ciò che mi stupisce è che il signor Stefano Baldi…

Valentino

      … vada in carrozza a fronte bassa.

Don Fausto

      A fronte bassa dovrebbe andarci, visto che non mantiene i suoi impegni!

Teresa

      Ma, signore, voi vi permettete di dire delle enormità!

Don Fausto

      A me non piace di offendere nessuno; ma se mi si tocca in quel poco che ho fatto coi miei sudori, non transigo.

Valentino

      La cornice di Napoleone l'avete fatta con i vostri sudori?!

Don Fausto

      (con energia) Precisamente!

Valentino

      E allora è un altro paio di maniche!

Don Fausto

      Breve

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