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con quella tua prosopopea non fai mai nulla di buono. Si sa. Un servo che si chiama Romolo non può abbassarsi a spazzolare i panni d'un padrone che si chiama semplicemente Stefano. Come se poi il tuo padrone fosse uno Stefano qualunque!..

Romolo

      (brontola:) Abbaia, abbaia, cagnaccio della malora!

Teresa

      (redarguendolo) Romolo! (Piega attentamente la giacca.)

Valentino

      (toglie le rose dall'orciuolo, vi muta l'acqua e ve le rimette a una a una.) Hanno vita corta queste rose, signora Teresa. Ho un bel mutar l'acqua! Cominciano già ad afflosciarsi.

Teresa

      Le avete lì da due giorni.

Valentino

      E che sono due giorni?

Teresa

      (ponendo la giacca piegata, sopra una seggiola – a Romolo) Il gilet, ora.

Romolo

      (prende un panciotto che penzola da una spalliera e lo porge a Teresa.)

Teresa

      (continua a spazzolare.)

Valentino

      Voi, qualche volta, le avete per una settimana, sempre fresche.

Teresa

      Ma se la notte ve le chiudete in camera…

Valentino

      Mi piace di dormire tra i profumi, signora Teresa!

Teresa

      E questo nuoce a voi e nuoce alle vostre rose. (Piega il panciotto.)

Valentino

      In altri termini, esse fanno male a me ed io faccio male a loro.

Teresa

      Così è, caro Valentino. (Consegnando i panni spazzolati al servo) Tutto questo nello spogliatoio.

Romolo

      (si avvia verso la porta, che è chiusa.)

Teresa

      Per dove andate, Romolo?!.. Entrare e uscire sempre per l'altra porta. E nello studio del padrone non dovete metterci il piede se non quando vi si chiama. Non dimenticatelo.

Romolo

      Sono in questa casa da dieci giorni e nessuno me l'ha mai detto.

Valentino

      Te l'ho detto proprio io che mi pregio di essere il tuo immediato superiore.

Romolo

      (facendo spallucce, va verso il fondo e svolta dietro l'ala del villino.)

Valentino

      Come si fa, signora Teresa? Tutta l'umanità mi disprezza.

Teresa

      Io, per esempio, no.

Valentino

      Be', ma voi non fate parte dell'umanità.

Teresa

      (ridendo) Ah ah!.. Questa poi è nuova. (Da un cestino di lavoro, che è presso il sedile, tira fuori della stoffa di poco conto e l'occorrente per cucire.)

(Un silenzio.)Valentino

      (sempre alla sua finestra, carica una pipetta, l'accende, e fuma. Poi, scorgendo qualcuno) Ehi brav'uomo! Chi cercate?

Teresa

      Se è qualche seccatore di Stefano, non lo lasciate passare. Non è ora, questa. Intanto, io me la svigno. (In fretta, prima che l'uomo giunga, vorrebbe rimettere la roba nel cestino.)

Valentino

      Lasciate lì, ci bado io.

Teresa

      (scappa per dietro il villino.)

      SCENA II

VALENTINO, DON FAUSTODon Fausto

      (che non ha udito, discende il viale, appoggiandosi al suo bastone, con l'aria autorevole della persona molto panciuta.)

Valentino

      (chiama forte:) Brav'uomo!.. Signore!.. Signore col bastone!

Don Fausto

      (ha udito un poco e si volta a destra e a sinistra.)

Valentino

      Qui! qui! Alzate la testa.

Don Fausto

      (finalmente alza la testa.)

Valentino

      Oh! Don Fausto! Che venite a fare in questi paraggi? Aspettate: scendo subito. (Dopo un istante, ricomparisce dal fondo.)

Don Fausto

      Guarda, guarda! Siete proprio voi! M'era parso e non m'era parso. Di giù, non vi vedevo le spalle. Io vi conosco meglio di spalle che di faccia.

Valentino

      Io, invece, vi conosco da tutti i lati.

Don Fausto

      Come siete capitato qui?

Valentino

      Ma io non ci sono mica capitato: io ci sto sempre. Sono impiegato presso Stefano Baldi. Sono il suo segretario, il suo maggiordomo, il suo copista, il suo galoppino… È vero che, in sostanza, non faccio mai niente, ma poichè egli mi fa mangiare, mi fa dormire, mi fa fumare e mi fa prendere aria, io ci resto volentieri. Non è poi scritto che si debba a forza lavorare. (Comicamente) Soltanto voi vi eravate fitto in mente di non pagarmi se non a condizione ch'io lavorassi. E una persona come me avrebbe dovuto fare il contabile nella vostra meschina fabbrica di saponi?.. Vedete quella finestra dove sono quelle rose?.. È la finestra della mia stanza, e lì… me la godo! Quando siete giunto, vi ho guardato dall'alto in basso. Caro don Fausto, voi non potrete mai immaginare fino a che punto io me ne infischi di voi.

Don Fausto

      … Io non ho udito quasi nulla del vostro discorso. Fatemi il favore: passate alla mia sinistra. Con l'orecchio destro non ci sento più.

Valentino

      (passando alla sinistra di don Fausto) E io dovevo sapere che avete perduto un orecchio?

Don Fausto

      Mi meraviglio. Tutti sanno dell'avaria che ho sofferta.

Valentino

      Ma perchè? Siete stato dichiarato monumento nazionale?

Don Fausto

      Monumento nazionale un corno! Tutti furono edotti di quel che mi accadde, perchè io misi un comunicato nei giornali.

Valentino

      Un comunicato nei giornali?

Don Fausto

      Contro il dottore specialista che mi aveva rovinato l'orecchio.

Valentino

      In onor del vero, vendicativo siete stato sempre.

Don Fausto

      Ah sempre! Questo sì. Canagliate io non ne voglio. Dunque, ripetetemi tutto quello che mi avete detto.

Valentino

      Ma io non ricomincerò certo da capo. Il succo è che io sono impiegato presso Stefano Baldi.

Don Fausto

      (mettendogli una mano sulla spalla) Forse, potreste essere l'uomo che mi ci vuole. Avete influenza su questa bestia rara?

Valentino

      Bestia rara siete voi.

Don Fausto

      Insomma, avete influenza su questo sedicente poeta?

Valentino

      Se non ritirate il «sedicente», non possiamo andare avanti.

Don Fausto

      Ritiro il «sedicente».

Valentino

      Tutte le persone che campano a spese di qualcuno hanno un po' d'influenza sul medesimo. Io, poi, oltre a campare a spese di Stefano, gli sono anche parente. Sissignore! Discendiamo dallo stesso ceppo.

Don Fausto

      Da Adamo ed Eva?

Valentino

      (contraffacendolo) «Da Adamo ed Eva!» (Carezzandogli il mento) Quanto siete grazioso!

Don Fausto

      Giù le mani!

Valentino

      Gli sono cugino in terzo grado, e cavatevi il cappello!

Don Fausto

      Io me lo caverò se riescirete a farmi dare le mille e settecento lire che mi deve.

Valentino

      Stefano ha preso da voi mille e settecento lire

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