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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6. Edward Gibbon
Читать онлайн.Название Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6
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Автор произведения Edward Gibbon
Жанр Зарубежная классика
Издательство Public Domain
La deposizione d'Attalo tolse di mezzo l'unico reale ostacolo alla conclusion della pace; ed Alarico avanzassi fino alla distanza di tre miglia da Ravenna per sollecitar l'irresolutezza degl'Imperiali Ministri, che col ritorno della fortuna eran tornati alla loro insolenza. Egli si accese di sdegno, quando seppe che un Capitano suo rivale, che Saro, personal nemico d'Adolfo e nemico ereditario della casa di Balti, era stato ricevuto nel Palazzo. Alla testa di trecento seguaci quel coraggioso Barbaro fece subitamente una sortita dalle porte di Ravenna; sorprese e tagliò a pezzi un considerabile corpo di Goti; rientrò in trionfo nella città, e gli fu permesso d'insultar l'avversario con la voce d'un araldo, il quale dichiarò pubblicamente, che la colpa d'Alarico l'aveva escluso per sempre dall'amicizia e dalla corrispondenza coll'Imperatore279. Il delitto e la follìa della Corte di Ravenna s'espiò per la terza volta dalle calamità di Roma. Il Re dei Goti, che non dissimulava più il desiderio di preda e di vendetta, comparve armato sotto le mura della Capitale; ed il tremante Senato, senz'alcuna speranza di soccorso, si preparò a differire con una disperata resistenza la rovina della patria. Ma i Romani non furon capaci di guardarsi dalla segreta cospirazione dei loro schiavi e famigli, che per interesse o per nascita erano attaccati alla causa del nemico. Alla mezza notte fu tacitamente aperta la porta Salaria, ed i cittadini furono svegliati dal terribil suono della Gotica tromba. Mille centosettanta tre anni dopo la fondazione di Roma, la città Imperiale, che avea soggiogato ed incivilito una parte sì considerabile del genere umano, fu abbandonata al licenzioso furore delle tribù della Germania e della Scizia280.
Il manifesto però d'Alarico, quando entrò a forza nell'abbattuta città, mostrò qualche riguardo alle leggi dell'umanità e della religione. Incoraggiò le sue truppe a prendersi arditamente i premj del valore, e ad arricchirsi colle spoglie d'un popolo dovizioso ed effeminato, ma gli esortò nel tempo stesso a risparmiar la vita dei cittadini, che cedevano, ed a rispettare le Chiese degli Apostoli S. Pietro e S. Paolo, come sacri ed inviolabili santuarj. Fra gli orrori d'un notturno tumulto, molti Goti Cristiani dimostrarono il fervore d'una recente conversione, e son riferiti e adornati dallo zelo degli scrittori Ecclesiastici281 alcuni esempi della lor singolare moderazione e pietà. Mentre i Barbari scorrevano per la città in cerca di preda, fu aperta a forza da uno dei potenti Goti l'umile abitazione d'una provetta vergine, che avea consacrato la sua vita al servizio dell'altare. Egli subito chiese, quantunque in civil modo, tutto l'oro e l'argento che essa possedeva, e restò sorpreso alla prontezza, con cui la medesima lo condusse ad uno splendido ammasso di grossi vasi, formati delle ricche materie e del più fino lavoro. Il Barbaro mirava con maraviglia e diletto quel prezioso cumulo di roba, quando fu interrotto da una seria ammonizione, fattagli con le seguenti parole: «Questi, diss'ella, sono i vasi sacri appartenenti a S. Pietro; se voi ardite di toccarli, tal sacrilego fatto resterà sulla vostra coscienza. Quanto a me, io non ardisco di ritenere quel che non son capace di difendere». Il Capitano Goto, colpito da riverenzial timore, mandò ad informare il Re del tesoro che avea scoperto, e ricevè da Alarico un ordine perentorio, che tutti gli ornamenti ed i vasi sacri fossero trasportati senza danno o dilazione alcuna alla Chiesa dell'Apostolo. Dall'estremità probabilmente del colle Quirinale, fino al distante quartiere del Vaticano, un numeroso distaccamento di Goti, marciando in ordine di battaglia per le strade principali, difese con lucenti armi la lunga schiera dei loro devoti compagni, che portavano altamente sul capo i sacri vasi d'oro e d'argento; ed i marziali clamori dei Barbari si mescolavano col suono d'una salmodia religiosa. Da tutte le circonvicine cose una folla di Cristiani affrettossi ad unirsi a quest'edificante processione; ed una moltitudine di fuggitivi senza distinzione d'età, di grado, o anche di setta ebbe la buona fortuna di rifuggirsi al sicuro ed ospital santuario del Vaticano. L'erudita opera intorno alla Città di Dio fu composta espressamente da S. Agostino per giustificare i disegni della Previdenza nella distruzione della grandezza Romana. Ei celebra con particolare soddisfazione questo memorabil trionfo di Cristo, ed insulta i suoi avversari con provocarli a produrre qualche simile esempio d'una città presa per assalto, in cui gli Dei favolosi dell'antichità fossero stati capaci a difendere o se stessi, o i delusi loro devoti282.
Nel sacco di Roma si sono meritamente applauditi alcuni rari e straordinari esempj di barbara virtù. Ma i sacri recinti del Vaticano e delle Chiese Apostoliche potevan contenere una ben piccola porzione del Popolo Romano: più migliaia di guerrieri, specialmente gli Unni, che militavano sotto lo stendardo d'Alarico, non conoscevano il nome o almeno la fede di Cristo; e possiam sospettare, senz'alcun pregiudizio della carità o del candore, che nel tempo della sfrenata licenza, quando era accesa ogni passione, e tolto qualunque freno, i precetti dell'Evangelio di rado influissero nella condotta dei Goti Cristiani. Gli scrittori, più disposti ad esagerare la lor clemenza, liberamente han confessato, che fu fatta una crudele strage dei Romani283, e che le contrade della città eran piene di cadaveri, che restarono senza sepolture, finchè durò la generale costernazione. La disperazione dei cittadini si convertì qualche volta in furore; e quando i Barbari eran provocati dall'opposizione, essi estendevano promiscuamente il macello a' deboli, agli innocenti ed ai miserabili. Fu esercitata senza pietà o rimorso la privata vendetta di quarantamila schiavi; e le ignominiose battiture, che avevano antecedentemente ricevuto, furon lavate nel sangue delle colpevoli e delle innocenti famiglie. Le matrone e le vergini Romane furono esposte ad ingiurie più terribili, rispetto alla castità, che la morte medesima: e l'Istorico Ecclesiastico ha scelto un esempio di virtù femminile per servire d'ammirazione a' futuri secoli284. Una dama Romana, di singolar bellezza e di fede ortodossa, aveva eccitato gl'impazienti desiderj di un giovane Goto, che, secondo l'osservazione di Sozomeno, era attaccato all'eresia Arriana. Inasprito dall'ostinata resistenza, egli trasse la spada, e coll'ira d'un amante leggermente la ferì nel collo. L'insanguinata Eroina continuò tuttavia ad affrontarne lo sdegno ed a rigettarne l'amore, finattantochè il rapitore desistè dagl'inefficaci suoi sforzi, la condusse rispettosamente al Santuario del Vaticano, e diede sei monete d'oro alle guardie della
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Vedi la causa e le circostanze della caduta d'Attalo appresso Zosimo l. VI. p. 380-384, Sozomeno l. IX. c. 8, e Filostorgio l. XII. c. 3. I due atti d'indennità, che sono nel Codice Teodosiano l. IX. Tit. 38. leg. 11, 12, e che furono pubblicati il dì 12. di Febbr. ed il dì 7. d'Agosto dell'anno 410. evidentemente si riferiscono a quest'usurpatore.
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Zosimo l. VI. p. 484 Sozomeno l. IX. c. 9. Filostor. l. XII. c. 3. In questo luogo il testo di Zosimo è mutilato, ed abbiam perduto il sesto e l'ultimo suo libro, che terminava col sacco di Roma. Per quanto credulo o parziale sia quest'istorico, noi ci dobbiamo licenziare da lui con qualche rammarico.
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Orosio (l. VII. c. 39. p. 573-576) fa plauso alla pietà dei Goti Cristiani, senza parer d'accorgersi, che per la maggior parte erano eretici Arriani. Giornandes (c. 30. p 653) ed Isidoro di Siviglia (
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Vedi Agostino,
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Girolamo (T. I. p. 121.
Quis cladem illius noctis, quis funera fando
Explicet etc.
Procopio (l I. c. 2) positivamente afferma che fu ucciso un gran numero di Romani dai Goti. Agostino (
284
Sozom. l. IX. c. 10. Agostino (