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mondo! (Esce a destra.)

Corrado

      (tra sè – dandosi rabbiosamente un pugno al petto) Con venti anni di meno, forse non tremerei!

      SCENA SESTA

Don Giacinto

      (entra dal fondo, frettolosamente, strisciando riverenze) Riverisco, signor Corrado. Servo suo. Riverisco. (È un prete alto, dalla testa piccola, dalle spalle strette, e disarmonicamente fornito di una abbondantissima pancia, d'una grossa pappagorgia e d'un lungo naso che gli s'inarca sulla bocca. Pancia, pappagorgia e naso paiono posticci, quasi estranei a quella sua figura di spilungone. Egli parla rapidamente, accompagnando le parole con molti gesti analoghi, e si muove e cammina con la sveltezza d'una persona magra. Indossa una zimarra leggera, sotto cui, a ogni suo movimento, il pancione tremola, come una enorme palla gelatinosa.)

Corrado

      (freddo) Buongiorno, professor Tabarra.

Don Giacinto

      Un po' caldo, oggi, per chi ha fretta. Son venuto di corsa. (Soffiandosi col cappelletto rotondo) Otto minuti di ritardo! Dico otto, saranno sette. Ma son troppi ugualmente! Son troppi ugualmente! (Chiamando una volta a destra, una volta a sinistra) Enrico!.. Enricuccio!.. (Poi, di nuovo, a Corrado) Meno di un'ora per una lezione! Come si fa? Come si fa, ottimo signor Corrado? La materia è ampia, gli esami si avvicinano, Enricuccio è fuori di seminario, e temo che si sbandi, che si sbandi! Ha avuto il permesso per malattia… Uhm! Uhm! Malato di pigrizia, starei per dire. (Chiama una volta a destra, una volta a sinistra) Enrico!.. Enricuccio!

Corrado

      Potrebbe darsi che non si senta nato per la vita che gli si è voluta tracciare.

Don Giacinto

      Ah, no! Ah, no! Ah, no! La stoffa c'è, ottimo signor Corrado. La stoffa c'è. Natura spirituale, natura ascetica! Tal e quale suo padre.

Corrado

      (con un piccolo soprassalto) Cosa?!..

Don Giacinto

      Asceta vero, asceta puro, asceta purissimo quell'ottimo amico mio, rapito immaturamente alla devota prole e alla fedele consorte! Marito non infecondo per doverosa osservanza del settimo sacramento, ma dentro di lui!.. l'asceta c'era, l'asceta c'era. E ne aveva tutta l'infinita bontà. (Estasiandosi) Era buono! Era buono! Era buono!

Clotilde

      (rientrando) Chi era buono tre volte, professore?

Don Giacinto

      (con un profondo inchino d'ossequio) Suo marito, signora.

Clotilde

      Lasciatelo in pace dove si trova, quel poveretto.

Don Giacinto

      Spiegavo all'ottimo signor Corrado l'affinità ereditaria tra Enricuccio e l'ottimo defunto.

Clotilde

      Bravo!.. Un pensiero felicissimo! (Per deviare) Intanto, Enrico non sa che siete qui. (Chiamando forte) Enrico!.. C'è il professor Tabarra. Vieni subito.

La voce d'Enrico

      Sì, mamma.

Clotilde

      Vi raccomando, Don Giacinto: non troppo rigore. Quel ragazzo ha tanto bisogno di riposo!

Don Giacinto

      Rigore, no. Rigore, no. E, col degno figlio di Don Ubaldo Carmineti, sarebbe superfluo. Ma sa, mia ottima signora, mia eccellentissima signora: teologia!.. Materia ampia!

Clotilde

      Restringetela voi un poco.

Corrado

      (che è già presso l'uscio in fondo, aspettando e sbuffando) Gliela dia in pillole.

Clotilde

      (raggiungendolo) Voi siete pregato di tacere. Eretico! (Indi, voltandosi) Restate a colazione con noi, professore, se non avete altri impegni. (Via per il parco, seguìta da Corrado.)

Don Giacinto

      (andando fino alla soglia, striscia riverenze su riverenze) Grazie distinte, mia ottima signora! Invito graditissimo. Profitterò. Grazie distinte! Grazie distinte!

      SCENA SETTIMA

Enrico

      (entra, recando, con ostentazione, i suoi grossi libri. È pallidetto, d'un pallore di noia e di svogliatezza mal superata. Si avanza mentre Don Giacinto si sprofonda ancora in inchini sulla soglia.) Sono qua, professore. (A traverso il suo contegno reverente e untuoso traspare una certa vivacità contenuta.)

Don Giacinto

      (girando su sè stesso) Finalmente, vi siete compiaciuto!

Enrico

      (fa per baciargli la mano.)

Don Giacinto

      (la ritira con modestia) Meno baciamani, e più studio, figliuolo! Svelto sveltino, al lavoro, al lavoro! (Gli prende i libri e li depone sul tavolino.)

Enrico

      … E la mamma?

Don Giacinto

      L'ottima signora mamma è uscita in questo momento con l'ottimo signor Corrado.

Enrico

      (correndo verso il parco) Mamma! Mamma!..

Don Giacinto

      (correndo dietro di lui e afferrandolo per la sottana) Ma dove andate, adesso?

Enrico

      La mamma mi aveva promesso di raccomandarvi…

Don Giacinto

      (tenendolo pel braccio e avvicinandolo al tavolino) So bene. So bene. So benissimo. Avete bisogno di riposo. Mettetevi a sedere, e riposatevi. Parlerò io, lavorerò io, mi affaticherò io. Ma poi sarete bocciato voi.

Enrico

      (con umiltà artificiosa) È interesse mio, professore, di sbrigarmi. Non vedo l'ora di dedicarmi alla missione che m'è stata assegnata.

Don Giacinto

      (soddisfatto) Questo è parlar da senno, questo è parlar da senno. Concentriamoci, dunque, mio ottimo Enricuccio, e procediamo.

      (Siedono, dirimpetto, presso il tavolino.)

Enrico

      (si concentra.)

Don Giacinto

      Continueremo, oggi, a lumeggiare il concetto substanziale del razionalismo e dell'idealismo nella dottrina di San Tommaso, che sarà sempre la nostra guida superna nell'immensurabile cammino che dobbiamo percorrere. Dicemmo ieri ciò che, per Lui, sono le «idee». Idea in Deo nihil aliud est quam Dei essentia. Ma… a questo punto soffermiamoci per non incorrere nelle confusioni del vulgo. Per hoc excluditur quorundam error qui dicebant omnia ex simplici divina voluntate pendere absque aliqua ratione. È chiaro?

Enrico

      (che non ha capito nulla) … Non molto.

Don Giacinto

      (paziente – con una intenzione che vorrebbe essere persuasiva) Voluntas intellectum sequitur. Bonitatem suam ex necessitate…

Enrico

      (animandosi a un tratto e spezzandogli la frase) Un'automobile, professore!..

      (Si ode, infatti, di lontano, il fragore d'un'automobile a tutta velocità.)

Don Giacinto

      Cerchiamo di non distrarci, figliuolo! Bonitatem suam…

Enrico

      (tendendo gli orecchi) Si sta fermando!

Don Giacinto

      Lasciatelo fermare. Non m'interrompete. Bonitatem suam…

Enrico

      Pare che si fermi dal lato superiore della villa. Chi sarà?

Don Giacinto

      Che volete che ne sappia, io?

Enrico

      Ecco: avete sentito?.. S'è fermata. (Scatta in piedi.)

Don Giacinto

      (grida) Ma state cheto, Enricuccio!

Enrico

      Vado a vedere dal terrazzino.

Don Giacinto

      Io vi proibisco di muovervi!

Enrico

      Non arriva mai nessuna automobile fin qui. Un po' di curiosità, professore! (Salta via, precipitosamente, per la porta a sinistra.)

Don

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