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le sorelle vivevano altrove. Non le restava altro che occuparsi di Davis Walker.

      «Il bello saresti tu solo a confronto con un armadillo» ribatté Matt mentre entravano nella sala da pranzo.

      Estrasse una sedia per Molly e fece cenno a Claire di sederle accanto, quindi lui e Logan si accomodarono di fronte. Jonathan prese posto davanti all’ampia finestra – con la luce del sole che riempiva la stanza e prometteva un nuovo giorno – e Susanna sedette all’altro capo. Sulla grande tavola di legno scuro, con il bordo arricchito da elaborati intagli, erano disposti con cura scintillanti piatti bianchi e argenteria lustra. Le sedie ben assortite erano larghe e robuste. Un tavolo lungo era addossato a una delle restanti pareti, mentre su quella opposta grandeggiava un’alta credenza a vetri colma di bicchieri e stoviglie da tavola. Molly si sentì ansiosa. Mangiare non era mai stata una faccenda tanto complicata per lei. La sera prima con Claire e Susanna avevano consumato la cena in cucina, il che le era andato perfettamente a genio.

      «A me gli armadilli sono sempre piaciuti» rispondeva intanto Logan in tono affabile.

      «Claire» intervenne Molly, colpita da un pensiero improvviso «ti hanno già presentato Logan?»

      «Sì» rispose l’amica, lanciando uno sguardo distaccato al fratello di Matt. «Proprio prima che arrivassi tu.»

      Per tutta risposta, lui le sorrise e strizzò un occhio.

      Era raro che Claire mostrasse delle reazioni, eppure le sue guance si erano colorate, notò Molly.

      «Hai dormito bene?» chiese a bassa voce, avvicinandosi a quella che era diventata la sua compagna di viaggio e che sospettava sarebbe rimasta nella sua vita solo per poco, come tutte le persone che aveva conosciuto.

      «Sì, grazie.»

      L’imbarazzo che l’amica provava, nel trovarsi in quel posto sconosciuto tra gente estranea, doveva essere almeno il doppio del suo.

      «Io continuo a dimenticare che sei mancino...» iniziando a mangiare, i gomiti di Matt e Logan si erano scontrati, e il secondo sembrava approfittarne «… ma tu fingi di non ricordare che sono più grande di te» sbottò Matt esasperato, schivando l’ennesima gomitata.

      «Posso sempre batterti» si vantò Logan con la bocca piena di uova strapazzate. «Quando e come vuoi. Decidi tu.»

      «E proprio quando pensi che siano ormai uomini, adulti e maturi, i tuoi figli ti ricordano che sono ancora dei ragazzi» disse Susanna sporgendosi verso Molly e Claire. «Che ne dite di scambiarvi di posto, voi due?» aggiunse a voce più alta.

      Fu Matt a spostarsi e sedere proprio di fronte a Molly. Sentendo il suo sguardo su di sé, lei sollevò gli occhi e… quasi lasciò cadere la forchetta.

      «C’è una cosa che ho sempre voluto sapere» disse Logan «e adesso che sei qui magari saprai darmi una risposta. Chi fu a rubarmi i vestiti quell’estate che eravamo tutti al ranch di tuo padre e dopo un pomeriggio passato a domare cavalli andammo a fare una nuotata nello stagno della tenuta?»

      Molly tossì, ingoiando le uova a fatica. «Ecco, io…» esitò «credo sia stata Emma.»

      «Emma?» ripeté Logan, stupito. «La piccola Emma di sette, otto anni?»

      «Mia sorella minore» spiegò lei rivolta a Claire.

      «E la creaturina più dolce che esistesse» aggiunse Matt. «Mi chiedo chi le abbia suggerito di rubarti i vestiti.» Il suo sguardo era puntato su Molly.

      «Non puoi dare la colpa a me» si difese lei. «Fu un’idea sua. Anche se, forse, Joey o Cale le diedero un piccolo aiuto.»

      Susanna rise. «E poi?»

      «Alla fine, la signora Hart s’impietosì e mi lanciò un lenzuolo» rispose Logan.

      Molly si schiarì la gola. «Adesso che ci penso, però, forse Emma lo fece per un’altra ragione. Avevamo sentito dire entrambe che… che avevi un segno in un certo posto del corpo. Una voglia? Penso che Emma fosse un po’ troppo curiosa.»

      Susanna sorrise. «Sì, ce l’ha sin dalla nascita. Ne ha una anche Matthew» aggiunse in tono discorsivo.

      Molly vide i visi dei due fratelli incendiarsi e, sebbene non provasse interesse per la voglia di Logan, non poté fare a meno di chiedersi, arrossendo quanto loro, come fosse quella di Matt e in quale punto preciso si trovasse.

      Spingendo da parte la curiosità, si ricordò d’un tratto che voleva chiedere a Jonathan e Susanna della morte dei suoi genitori.

      «Hai avuto modo di parlare con mamma della notte in cui gli Hart morirono?» chiese Matt, che doveva aver intuito i suoi pensieri.

      «Sì.» Jonathan posò la tazza del caffè con espressione severa e guardò Molly. «Vorrei poterti dire qualcosa di più preciso ma… in verità ciò che accadde ci sconvolse tutti quanti. Non ci fu ragione di sospettare qualcuno in particolare.» Fece una pausa, poi sospirò. «E tanto meno Davis Walker. Anche se, a suo tempo, mi sembrò strano che non indagasse con noi l’accaduto, né si offrisse di aiutarci a rintracciare te. D’altro canto, però, c’era già Matthew a cercarti giorno e notte.»

      «Davvero?» L’attenzione di Molly si spostò su di lui. «Pensavo avessi detto che era stato Cale a trovare la ragazza uccisa.»

      «Vero» disse Jonathan. «Matthew si sfinì a tal punto che fui quasi costretto a legarlo perché si fermasse a riposare. Fu allora che Cale trovò il corpo che pensammo fosse tuo.»

      La tenacia di Matt non avrebbe dovuto sorprenderla e invece… I suoi occhi, il cui colore sembrava alternarsi tra il celeste e il grigioverde, incontrarono quelli azzurri di lei. Doveva essere stato davvero difficile per lui, tutti quegli anni prima, sforzarsi di trovarla senza riuscirci. Avrebbe voluto dirgli qualcosa ma le mancavano le parole.

      «Vi ha mai confidato nulla mia madre?» chiese invece a Susanna, che le sedeva accanto.

      La donna esitò. «Beh, no, non proprio. Matthew ci ha detto della lettera che Davis le scrisse e... Non credo tu lo abbia mai saputo ma, prima di sposare tuo padre, tua madre era fidanzata con Davis.»

      «Non ne avevo idea» mormorò Molly, sbalordita.

      «Perché nessuno ha mai detto niente?» chiese Matt.

      «Ecco, non è mai sembrato il caso di parlarne» rispose Susanna. «Dopotutto era acqua passata. Quando vivevamo in Virginia, Davis e Robert erano buoni amici. Poi Rosemary s’innamorò di Robert e quell’amicizia subì un brutto colpo. Ma tutto sembrò sistemarsi per il meglio quando Davis sposò Loretta. Col senno di poi, naturalmente, trovo strano che una volta arrivati tutti qui in Texas Davis sia andato a vivere tanto vicino agli Hart.»

      Molly ripensò alla lettera che aveva recuperato dalla scatola. Era possibile che nel Texas sua madre avesse ripreso a frequentare Davis? Che provasse ancora qualcosa per lui? La verità su quanto era accaduto tutti quegli anni prima era ormai sepolta con lei.

      Ma Davis Walker era ancora vivo. Era il caso di rivolgerle a lui, quelle domande? Se necessario non avrebbe esitato, decise.

      «E qui, in Texas?» chiese a Susanna. «Si vedevano ancora?»

      Susanna scosse piano la testa. «Non lo so. Spero proprio di no.»

      «Chiederò un po’ in giro» disse Matt. «Chissà che non riesca a scoprire qualcosa.»

      «Anch’io» dichiarò Jonathan. «Nel frattempo, voi due, giovani donzelle, sarete le benvenute finché vorrete. Di dove sei, Claire?»

      «Territorio del Nuovo Messico, signore.»

      «Certo che ne avete fatta di strada da sole. Hai una famiglia che ti aspetta?»

      «In un certo senso» rispose Claire dopo una breve esitazione.

      Jonathan annuì. «Bene, quando vorrai tornare a casa, troveremo la maniera di fartici arrivare.»

      «Vi ringrazio. Ma non voglio arrecare disturbo a nessuno.»

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