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aveva nessuna importanza. Non avevo mai subito un rifiuto così netto. Però il suo tono sbrigativo e la sua attitudine autorevole muovevano qualcosa in me. La volevo–la volevo veramente–anche se avrei dovuto essere infastidito per il modo in cui mi aveva scaricato.

      “Mi dispiace, dolcezza. Non ho capito il tuo nome,” dissi, sentendo improvvisamente la travolgente ossessione di dover sapere il nome della ragazza.

      “Perché non te l’ho detto. E per la cronaca, il mio nome non è dolcezza,” puntualizzò.

      Il suo sguardo era glaciale. Quella ragazza era un peperino di sicuro. Anche io lo ero. Devon rise sotto i baffi vicino a me e dovetti trattenermi dal colpirlo di nuovo sulle costole con il gomito.

      “Allora quale è?” chiesi con impazienza.

      Lei alzò il mento e strinse gli occhi. Sembrò riflettere sulle sue parole prima di pronunciarle.

      “É Cadence. Cadence Riley.”

      Alzai lo sguardo verso l’insegna sopra la sua testa.

       Fottuto campeggio Riley.

      Chiusi gli occhi mentre la comprensione di chi fosse lei si stava facendo largo in me. Chiaramente era troppo giovane per essere la proprietaria del campeggio che era stato fondato decine di anni prima. Più probabilmente era la figlia o la nipote del proprietario. Mi girai verso Devon. I suoi occhi erano pieni di paura, un’espressione che sicuramente era uguale alla mia. Di tutte le ragazze lì, avevo deciso di mettere gli occhi proprio su quella.

      Giusto perché non dovevo farmi notare.

      2

       Cadence

      Anche gli ultimi arrivati si erano finalmente dispersi e la strada ora era libera dagli autobus e dalla folla di persone. Ogni partecipante al campeggio era stato indirizzato al suo alloggio e ognuno di loro era stato mandato a disfare i suoi bagagli. Ora tutto quello che mi era rimasto da fare era di dare le indicazioni ai venti leader delle case che erano tutti in piedi davanti a me e mi stavano fissando in attesa di istruzioni.

      Togliendo il leggero strato di sudore dalle mie sopracciglia con il dorso della mano, mi presi un minuto per ammirare la vista della valle che si poteva avere dal ciglio della strada. Abingdon era un luogo realmente meraviglioso ed era pieno di alcuni dei miei migliori ricordi della mia infanzia. La valle al di sotto era una grande striscia di verde, piena di pini e vecchi alberi. Tuttavia, nonostante la sua bellezza, era troppo caldo per restare in piedi sotto il sole cocente e dare le istruzioni ai leader. Indicai loro, quindi, di seguirmi.

      “Come sapete, voi tutti siete stati scelti per essere i capi delle case degli studenti qui al campeggio Riley,” cominciai. “Ho le istruzioni per voi, ma credo che potremmo tutti prenderci una pausa da questo caldo. Andiamo alla Creator Hall dove c’è l’aria condizionata.”

      Mi girai verso il sentiero sterrato che conduceva al campeggio e iniziai a camminare. Una volta arrivata sotto le alte querce e i pini il sollievo dal sole battente fu istantaneo. Non era insolito in Virginia provare delle intense ondate di caldo durante i mesi estivi, ma quasi trentacinque gradi erano un po’ tanti per metà giugno.

      “Scusaci, ma questo include anche noi? Non sono sicuro che noi siamo stati nominate capi delle case,” disse una voce bassa al mio fianco.

      Girai lentamente la testa verso sinistra. Fitz, il ragazzo viziato numero uno, si stava rivolgendo a me. Il ragazzo viziato numero due, Devon, era seduto semplicemente con uno stupido sorrisetto sul volto. Scossi la testa, non sapendo cosa fare dei due. La domanda di Fitz era educata, appropriata e corretta. Non c’era modo per loro di sapere quali sarebbero stati i loro incarichi perché non li avevo ancora decisi. I miei genitori mi avevano detto solo di usarli per quello di cui avevo bisogno.

      Guardai Fitz e cercai di essere indifferente al modo in cui si gonfiarono i muscoli delle sue spalle quando si alzò dalla panchina su cui era seduto. La sua maglietta lo avvolgeva in un modo che diceva che sotto c’erano dei muscoli guizzanti e una pelle ben tesa e tirata. Cercai di ignorare la sua mandibola ben cesellata–sì, maledettamente ben cesellata–come se fosse fatto di marmo scolpito. I suoi zigomi pronunciati appartenevano alla copertina di una rivista di moda.

      Nonostante tutto, il mio tentativo di ignorare quel metro e ottanta di vigoroso splendore fu inutile. Per la seconda volta dopo aver visto Fitzgerald Quinn, le farfalle cominciarono a danzarmi nello stomaco.

      La prima volta di questa sensazione, per nulla benvenuta, era stata quando mi aveva toccato lievemente con le dita la pelle del mio avambraccio. Il suo sorriso era stato ampio con un eccesso sia di carineria sia di indelicatezza. Questa combinazione aveva provocato una scarica elettrica dentro di me che poteva essere descritta solamente come un fuoco in tutto il mio corpo. Avevo avuto paura che se avesse abbassato la sua mano verso il mio polso, sarebbe stato in grado di sentire il battito accelerato delle mie pulsazioni.

      Non sapevo perché mi prendesse così tanto. Le sensazioni che suscitava erano ignote per me. In fin dei conti era solo un altro stupido ragazzo. Okay… uno stupido ragazzo molto attraente, e mi ritrovai a prendere una pagina dal copione di mia madre per nascondergli le reazioni del mio corpo. Era meglio tenere tutto il fascino di quel cattivo ragazzo lontano da me.

      Questa era la prima volta che i miei genitori mi avevano dato l’incarico di occuparmi del giorno di benvenuto al campeggio e non volevo fare casino. Quando mi avevano detto che avrei avuto dei piantagrane avevo fatto delle ricerche. Fitzgerald Quinn era il figlio di un politico molto ricco e di gran successo. Devon Wilkshire era l’erede di un’azienda compresa nella lista delle 500 più importanti di Fortune. Da una scuola superiore privata a una università della Ivy League, entrambi erano nati con la camicia. Non era insolito per gli studenti e gli istruttori del campeggio provenire da famiglie ricche e prestigiose. Tuttavia, questi due ragazzi si erano recentemente ritrovati nei guai per un qualche motivo a me sconosciuto. Sapevo solamente che non avevo bisogno di quel tipo di distrazione proprio in quel momento.

      Avendo questo in mente, decisi il lavoro perfetto per loro. Avrei assegnato loro un posto dove raramente mi avrebbero incrociato e, soprattutto, un posto dove non avrei incrociato Fitz.

      Ignorando il fatto che potevo ancora sentire lo sfrigolio dove mi aveva toccato la sua mano, sfoggiai un’espressione imperscrutabile e risposi.

      “Non sarete i responsabili di una casa, ma ho degli incarichi per voi. Dopo che avrò dato le istruzioni ai leader vi darò le vostre.”

      Ero sicura che nessuno di questi ragazzi ricchi avesse mai aspettato qualcosa nella propria vita. Immaginai che sarebbe stato un bene per loro dover aspettare un po’ di più. Dovevano sapere chi era il capo lì. Inoltre, una volta capito, forse avrei potuto evitare di essere ancora toccata da Fitz.

      Mi girai verso le antiche querce che erano lungo il sentiero sterrato. I loro rami arcuati coperti di muschio erano sopra di noi mentre camminavamo fornendoci riparo dal sole soffocante. Completammo la breve camminata ed entrammo alla Creator Hall. Avvicinandomi a uno dei lunghi tavoli della mensa, mi asciugai il sudore dalla nuca. Respirai profondamente, prendendomi un minuto per godermi la fresca aria condizionata. Sapevo che non sarei stata a lungo lì. Girandomi verso le persone che avrebbero aiutato a ispirare le giovani menti creative quell’estate, feci un cenno alla stanza attorno a me.

      “Benvenuti alla venticinquesima estate presso il campeggio Riley. Alcuni di voi sono istruttori che son già stati qui, alcuni sono nuovi. Per coloro che non mi conoscono, il mio nome è Cadence Riley. I miei genitori sono i fondatori di questo campeggio.” Feci una pausa quando sentii una risata. Guardai in fondo al gruppo. Il compare di Fitz chiaramente pensava che ci fosse qualcosa di divertente. “Ha qualche domanda signor Wilkshire?”

      Devon in realtà ebbe la decenza di sembrare imbarazzato, prima di borbottare qualcosa che suonò come un “No, signora.”

      Riportando la mia attenzione al resto del gruppo, cercai di non far trasparire la mia irritazione e proseguii.

      “La Creator

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