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fatto vedere Tabatha per un po’. Alzò lo sguardo verso il loro riflesso e vide Dean rabbrividire per quel tocco, poi fece un passo indietro.

      “Arrivo!” esclamò, sforzandosi per andare in cucina.

      Dean lo osservò con un leggero sorriso, che svanì non appena Kriss fu fuori dalla visuale. Stringendo i denti, abbassò lo sguardo sul braccio dolorante. Era sempre più difficile combattere il dolore ma, in realtà, era sorpreso di aver resistito così a lungo senza farsi scoprire.

      Arrotolandosi la manica, Dean si accigliò vedendo la macchia nera che si era formata e sibilò quando la ferita si aprì di un paio di centimetri, come per fargli vedere cosa c’era all’interno, per poi richiudersi.

      Se fosse stata una ferita normale sarebbe somigliata ad un brutto taglio rossastro che, molto probabilmente, a quell’ora sarebbe già stato in via di guarigione. Ma quella non era una ferita normale, era un lungo squarcio nero nel punto in cui la Spada Demoniaca lo aveva trafitto, trapassandogli il braccio da parte a parte.

      Mentre la osservava, notò che l’oscurità al suo interno stava iniziando a muoversi e a diventare più forte. Sapeva che stava per perdere quella battaglia. L’anima nera che prosperava nel suo corpo voleva vivere… ma anche lui lo voleva.

      Si ricordò di quando Kriss lo aveva rimproverato, urlando, per essersi quasi fatto uccidere da quella spada. Kriss era convinto che chi viene ferito da quella spada prova un dolore atroce all’istante, ma solo se è umano o ha il sangue contaminato con quello umano.

      Dean gli aveva mentito… gli aveva assicurato di essere immune alla Spada Demoniaca e, visto che si reggeva ancora in piedi, Kriss gli aveva creduto, perché voleva che fosse vero. Sentì la propria anima calmarsi, sapendo che Kriss non poteva più nascondere il proprio amore per lui. La sua rabbia e la sua preoccupazione ne erano state una prova inequivocabile. Tutto sarebbe giunto ad una conclusione pacifica, adesso. A lungo andare, Kriss sarebbe diventato più forte.

      Durante la guerra non era mai stato esposto ai veri pericoli di una Spada Demoniaca e Dean ne era contento, visto che era tornato da lui a guerra praticamente finita. Per questo Kriss non sapeva cosa succedeva ai Caduti quando venivano feriti da quella lama… sapeva soltanto quello che accadeva alle vittime umane.

      Molti Caduti erano morti in quel modo durante le guerre demoniache e Samuel aveva scagliato quell’arma verso Aurora con l’intenzione di infliggerle una morte lenta e dolorosa… un ultimo regalo alla femmina di Caduto che lo aveva tradito. Skye, nella sua innocenza, non comprendeva le conseguenze delle proprie azioni quando aveva cercato di proteggere Aurora facendola voltare e offrendo la propria schiena a quel sacrificio.

      Il ragazzo avrebbe pagato il prezzo più alto, senza tornare indietro. Dean non era pentito per averlo salvato… non se ne sarebbe mai pentito.

      Chiuse gli occhi e si riabbassò la manica per nascondere le prove del demone che cresceva dentro di lui. Era stato uno dei pochi della loro specie a sopravvivere alla ferita di una Spada Demoniaca… ma ciò era accaduto solo grazie alla sua forza, sia fisica che mentale. Era stato il capitano della guardia reale, dunque era stato addestrato ad avere la forza per resistere a qualsiasi cosa… anche al dolore e alle conseguenze del condividere il proprio corpo con l’anima di un demone.

      Quello che preoccupava maggiormente Dean era che i demoni “creati” da una spada simile non erano nuovi nati… l’arma, in realtà, creava minuscole fratture dimensionali nel corpo di colui che veniva ferito. In breve, essa permetteva alle anime di antichi demoni di ritornare e rinascere nel regno umano attraverso il corpo della persona ferita.

      La sopravvivenza dipendeva da quale anima era più forte… quella della vittima o quella del demone risorto. L’anima di Dean aveva vinto, l’ultima volta, e il demone era morto dentro di lui contaminando il suo sangue con la propria acidità, ma lui ne era uscito ancora più forte.

      Samuel era uno degli Originali, era stato uno tra i primi demoni a respirare l’aria della Terra. Erano potenti perché erano stati generati dai Caduti più potenti… soprattutto quelli di stirpe reale, poiché erano loro gli scienziati che avevano creato la crepa tra le dimensioni. Di fatto, c’era una buona possibilità che l’anima che stava crescendo dentro di lui fosse anch’essa un’Originale.

      Un’altra fitta gli pervase il braccio e Dean fece una smorfia quando sentì la pelle attorno alla ferita muoversi in modo nauseante. Non ci sarebbe voluto molto, e lui sapeva che doveva andarsene per risparmiare a Kriss l’orrore di ciò che stava per accadere. Per come stavano le cose, le sue possibilità di sopravvivenza diminuivano di ora in ora.

      Con un profondo sospiro, Dean andò verso la cucina e si appoggiò allo stipite, osservando Kriss e Tabatha che fingevano di battersi a duello con due lunghi mestoli di legno. Non lo diede a vedere ma, in quel momento, era felice. Kriss era più forte di quanto non fosse mai stato finora, e quella era l’unica cosa che contava.

      Kriss alzò lo sguardo, vedendo Dean che li osservava dalla soglia della porta. Gli fece l’occhiolino e gli rivolse un sorriso smagliante, poi piagnucolò scherzosamente “Per favore, vuoi dire a Tabatha di smetterla?”.

      “Neanche per sogno!” disse Dean, avvicinandosi. “Ho una questione da risolvere, perciò divertitevi.”.

      Guardando Kriss negli occhi, si chinò lentamente e s’impossessò delle sue labbra in un bacio ardente ma gentile, che durò parecchi secondi. Scostandosi, notò l’espressione incredula di Kriss e la impresse nella propria mente, poi fece un cenno a Tabatha e lasciò l’appartamento.

      I due rimasero a fissare il punto in cui si trovava Dean. Quel gesto aveva sorpreso Kriss al punto da lasciarlo senza parole, mentre Tabatha aveva un’aria pensierosa. “E quello che diavolo era?” gli chiese piano, non avendo mai visto una tale dimostrazione di affetto da parte di Dean. Non pensava che ne sarebbe mai stato capace.

      Kriss, ancora scioccato, scosse la testa “Non ne ho idea.”. Si strofinò le mani sulle braccia quando sentì dei brividi improvvisi che gli sembrarono un brutto segno, e il petto gli si strinse dolorosamente. Fece per seguire Dean ma la voce di Tabatha lo fece fermare.

      “È stata la cosa più dolce che l’ho mai visto fare.” Tabatha ridacchiò, poi sospirò. “Sembra quasi che lo hai reso parecchio felice.”. Gli diede una gomitata scherzosa. Si augurò che lei avesse ragione. Sentendosi osservato, sorrise e scrollò le spalle “Oppure non voleva restare a guardare quel mieloso film sui vampiri che ho già inserito nel lettore DVD.”.

*****

      “È enorme.” disse Aurora quando Kane si fermò davanti a una casa, molto grande e bellissima, proprio di fronte ad una chiesa dall’aspetto gotico. “Michael ci vive da solo? È così grande… troppo grande per una sola persona. Non soffre di solitudine?”.

      Lanciò un’occhiata a Skye, chiedendosi se lui stesse ripensando alle piccole capanne e alle tende in cui vivevano prima che il loro mondo venisse distrutto. Non c’era alcuna concezione di “casa” nel mondo dei demoni e, da quello che Skye le aveva raccontato, lui aveva vissuto soltanto nella fredda oscurità di una grotta. La casa di Michael poteva anche incutere soggezione per le sue dimensioni, ma lei sentiva già il calore che essa emanava.

      Kane non poté fare a meno di sorridere per lo stupore che leggeva negli occhi di Aurora. Piegò la testa di lato e ammirò quella casa vittoriana come se fosse la prima volta, concluse che lei aveva ragione… era a dir poco stupenda.

      “Sì, Michael vive da solo, ma fino a un paio di settimane fa ci abitavo anch’io. Insieme a nostro fratello Damon e a una femmina di puma di nome Alicia. Fidati, questa casa era tutt’altro che solitaria e silenziosa.” rispose Kane, ma poi si ricordò che Michael aveva vissuto da solo per quarant’anni, quindi forse la ragazza ci aveva visto giusto.

      Sentendo nominare Damon, Aurora fece una leggera smorfia. Non si fidava ancora di lui, dopo averlo sentito parlare a proposito di uccidere Michael. Che fosse in grado di tornare in vita o no… nessuno doveva parlare di uccidere Michael in sua presenza. Finì per desiderare di aver gettato Damon giù dalle scale, non Kane.

      Kane sogghignò, sentendo chiaramente i pensieri di Aurora come se li avesse rivelati ad alta voce. Se avesse conosciuto Damon,

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