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facile: convincere la gente scontenta del regno a unirsi alla loro causa. Dopo così tanti anni di abusi da parte dei nobili che servivano re Carris, erano di certo pronti ad accendersi alla minima scintilla sollevata dalle sue parole.

      Lo stesso, mentre Raymond partiva al piccolo galoppo in direzione di uno dei villaggi, si trovò a desiderare che i suoi fratelli fossero andati con lui.

      ***

      Il primo villaggio era un posto talmente piccolo da non essere probabilmente neanche indicato sulla maggior parte delle mappe. Aveva un nome, Byesby, e poche case: tutto qua. Era poco più che una onorata tenuta agricola, a dire il vero, senza neanche una locanda dove la gente del posto potesse riunirsi. Il meglio che si poteva dire era che almeno non si vedevano guardie nei paraggi, al servizio di possibili governatori locali e che potessero tentare di fermare Raymond, impedendogli di indurre la gente a insorgere.

      Raymond si portò al centro dell’abitato, che sembrava essere contrassegnato da una piccola bacheca in legno per messaggi, posta accanto a un pozzo che ovviamente non veniva usato da un po’. C’erano alcune persone per strada che lavoravano, e altre uscirono quando Raymond arrivò con il suo cavallo. Probabilmente non erano soliti vedere molti uomini in armatura da quelle parti. Poteva anche darsi che pensassero che fosse stato un nobile a mandarlo, per reclamare quel posto.

      “Ascoltatemi,” disse Raymond a voce alta restando a cavallo. “Venite qua attorno, tutti quanti!”

      Lentamente la gente iniziò ad avvicinarsi. Raymond aveva visto più gente nelle battaglie, ma gli venne in mente, mentre piano piano lo circondavano, che non aveva mai parlato a così tanti tutti insieme prima d’ora. In quel momento si sentì seccare la bocca e le mani iniziarono a sudare.

      “Chi sei?” chiese un uomo che aveva l’aspetto robusto di un fabbro. “Non abbiamo tempo per razziatori o banditi qui.”

      Sollevò un martello come a sottolineare il fatto che non erano indifesi.

      “Allora sappi che non sono nessuno dei due!” gridò Raymond all’uomo. “Sono qui per aiutarvi!”

      “A meno che tu non abbia in mente di dare una mano con il raccolto, non vedo come tu possa aiutarci,” commentò un altro uomo.

      Una delle donne più anziane lo squadrò dalla testa ai piedi. “A me vengono in mente dei modi.”

      Bastò il modo in cui lo disse a far provare a Raymond un immenso imbarazzo. Cercò di non farci caso, e lo trovò difficile come battersi con la spada contro un valente avversario.

      “Non avete sentito che il vecchio duca e suo figlio Altfor sono stati spodestati?” chiese Raymond.

      “E noi cosa centriamo?” rispose il fabbro. Dal modo in cui la gente annuiva quando parlava, Raymond ebbe la sensazione che fosse l’uomo che veniva più ascoltato lì. “Siamo nelle terre di Lord Harris qui.”

      “Lord Harris, che prende le vostre cose come fanno gli altri nobili,” disse Raymond. Sapeva che c’erano signori migliori e più gentili, come il conte di Undine, ma da quello che poteva ricordare il governatore di quelle terre non era di quel genere. “Quanto spesso dovranno venire nei vostri villaggi a rubare prima che gli diciate che quel che è troppo è troppo?”

      “Saremmo piuttosto stupidi a farlo,” disse il fabbro. “Ha soldati al suo servizio.”

      “E noi abbiamo un esercito!” gridò Raymond. “Avete sentito che il vecchio duca è stato spodestato? Beh, siamo stati noi, e nel nome del legittimo re, Royce!”

      Nella sua immaginazione la sua voce risuonava potente come un tuono. Nella realtà però Raymond vide alcune persone in fondo alla folla che si allungavano per poter sentire.

      “Sei Royce?” chiese il fabbro. “Sei tu che affermi di essere il figlio del vecchio re?”

      “No, no,” spiegò rapidamente Raymond. “Sono suo fratello.”

      “Quindi sei anche tu figlio del vecchio re?” chiese il fabbro.

      “No,” spiegò Raymond. “Sono il figlio di un paesano, ma Royce è…”

      “Beh, deciditi,” disse la donna che lo aveva imbarazzato prima. “Se questo Royce è tuo fratello, allora non può essere il figlio del vecchio re. Mi pare chiaro.”

      “No, state fraintendendo tutto,” disse Raymond. “Vi prego, ascoltatemi, datemi una possibilità di spiegare le cose e…”

      “E cosa?” chiese il fabbro. “Ci dirai quanto sia importante che seguiamo questo Royce? Ci dirai che dovremmo andare là fuori e morire per la guerra di qualcun altro?”

      “Sì!” disse Raymond, e poi si rese conto di come suonava quel discorso. “No, cioè… non è la guerra di qualcun altro. È una guerra per tutti.”

      Il fabbro non sembrava molto convinto. Si avvicinò e si appoggiò al pozzo, staccandosi così dalla folla e rivolgendosi alla stessa.

      “Davvero?” disse, guardando tutti i presenti. “Mi conoscete tutti, e io conosco voi, e noi tutti sappiamo come vanno le cose quando i nobili combattono. Arrivano e ci prendono per i loro eserciti, e ci promettono ogni genere di cosa, ma quando è tutto finito, siamo noi che siamo morti, e loro tornano a fare quello che vogliono.”

      “Royce è diverso!” insistette Raymond.

      “Perché sarebbe diverso?” ribatté infervorato il fabbro.

      “Perché è uno di noi,” disse Raymond. “È cresciuto in un villaggio. Sa come sia. A lui importa.”

      Il fabbro rise con un ghigno. “Se gli importa così tanto, allora dov’è? Perché non è qui lui, invece di mandare un ragazzo qualsiasi che dice di essere suo fratello?”

      Raymond allora capì che non aveva senso continuare. Quella gente non l’avrebbe ascoltato, qualsiasi cosa avesse detto loro. Avevano già sentito troppe promesse da troppe altre persone, ancora nei tempi in cui re Carris aveva vietato ai suoi nobili di combattere. Solo il fatto che a Royce potesse realmente importare di loro sarebbe dovuto bastare a persuadere la gente, e il fabbro aveva ragione: non avevano motivo di crederci se lui non era neppure lì.

      Raymond girò il cavallo e uscì dal villaggio con tutta la dignità che poté trovare in sé in quel momento. Non era molta.

      Si portò sul sentiero che portava al villaggio successivo, cercando di pensare, mentre procedeva, e ignorando la pioggia battente che aveva iniziato a cadere.

      Voleva bene a suo fratello, ma avrebbe anche desiderato che Royce non avesse sentito la necessità di andarsene per trovare suo padre. Oggettivamente, Raymond poteva capire quanto il ritrovare il vecchio re potesse essere di aiuto per la loro causa, ma era Royce che la gente avrebbe seguito, era Royce che dovevano vedere per poter insorgere. Senza di lui, Raymond non era sicuro che sarebbe stato in grado di mettere insieme un qualche esercito per suo fratello.

      Questo significava che quando re Carris avesse colpito, avrebbero avuto solo le forze del conte di Undine contro il pieno potere dell’esercito reale. Raymond non sapeva quanto sarebbe stato grande quell’esercito, ma dato che era per forza formato dai soldati di ogni signore dei territori circostanti… di sicuro non avrebbero avuto alcuna possibilità.

      Se solo ci fosse stato qualche modo per far arrivare lì Royce, Raymond non aveva alcun dubbio che sarebbe stato capace di mettere insieme l’esercito che serviva loro. Ma come stavano le cose, si trovò a sperare che Lofen e Garet avessero migliore fortuna.

      “Ma non possiamo affidarci del tutto alla fortuna,” disse Raymond tra sé e sé. “Non con la prospettiva che così tante persone muoiano.”

      Aveva visto in prima persona quello che i nobili potevano fare a coloro che li facevano arrabbiare. C’erano le gogne, le torture sulla pietra guaritrice, e peggio ancora. Come minimo ogni villaggio si sarebbe trovato saccheggiato, cosa che forniva solo l’ennesimo elemento di dissuasione dall’unirsi alla rivolta.

      Raymond sospirò.

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