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      This is a work of fiction. Names, characters, businesses, organizations, places, events, and incidents either are the product of the author’s imagination or are used fictionally. Any resemblance to actual persons, living or dead, is entirely coincidental.

      Jacket image Copyright Isoga, used under license from Shutterstock.com.

      INDICE

       CAPITOLO UNO

       CAPITOLO DUE

       CAPITOLO TRE

       CAPITOLO QUATTRO

       CAPITOLO CINQUE

       CAPITOLO SEI

       CAPITOLO SETTE

       CAPITOLO OTTO

       CAPITOLO NOVE

       CAPITOLO DIECI

       CAPITOLO UNDICI

       CAPITOLO DODICI

       CAPITOLO TREDICI

       CAPITOLO QUATTORDICI

       CAPITOLO QUINDICI

       CAPITOLO SEDICI

       CAPITOLO DICIASSETTE

       CAPITOLO DICIOTTO

       CAPITOLO DICIANNOVE

       CAPITOLO VENTI

       CAPITOLO VENTUNO

       CAPITOLO VENTIDUE

       CAPITOLO VENTITRÉ

       CAPITOLO VENTIQUATTRO

       CAPITOLO VENTICINQUE

       CAPITOLO VENTISEI

       CAPITOLO VENTISETTE

       CAPITOLO VENTOTTO

       CAPITOLO VENTINOVE

       CAPITOLO TRENTA

       CAPITOLO TRENTUNO

       CAPITOLO TRENTADUE

       CAPITOLO TRENTATRÉ

       CAPITOLO TRENTAQUATTRO

      CAPITOLO UNO

      Gwendolyn aprì lentamente e con sforzo gli occhi incrostati di sabbia. Riuscì solo ad aprirli appena e li strizzò di fronte ad un mondo che le apparve appannato e pieno di luce. Da qualche parte sopra di lei brillava il sole accecante del deserto, creando un mondo di accecante biancore. Gwen non sapeva se era viva o morta, ma sospettava di più la seconda opzione.

      Accecata dalla luce, si sentiva troppo debole per girare la testa a destra o a sinistra. È questo che significa, si chiese, essere morta?

      Improvvisamente un’ombra si allungò sul suo viso e lei sbatté le palpebre vedendo un cappuccio nero sopra di sé che oscurava il volto di una piccola creatura, nascondendolo nell’ombra. Tutto ciò che Gwen poteva vedere erano i suoi occhi piccoli e luccicanti, gialli, che la fissavano esaminandola come se fosse un oggetto dimenticato sul suolo del deserto. Produceva uno strano squittio e Gwen capì che stava parlando una lingua che lei non conosceva. Si udì un fruscio di passi, si levò una piccola nuvola di polvere e davanti a lei apparvero altre due di quelle creature, i volti coperti da cappucci neri, gli occhi brillanti, più lucenti del sole. Squittivano e sembravano comunicare tra loro. Gwen non poteva dire che genere di creature fossero e si chiese un’altra volta se fosse viva o se quello fosse tutto un sogno. Era un’altra delle allucinazione di cui aveva sofferto durante gli ultimi giorni nella calura del deserto?

      Gwen sentì un colpetto alla spalla e aprì gli occhi vedendo una delle creature che allungava il bastone e la picchiettava, probabilmente per vedere se era ancora viva. Avrebbe voluto allungare un braccio e mandarlo via, scocciata, ma era troppo debole anche solo per questo. Ma apprezzò comunque la sensazione: le faceva sentire che forse dopotutto era ancora viva.

      Improvvisamente sentì dei lunghi e fini artigli che le prendevano i polsi e le braccia e la sollevavano deponendola sopra a una specie di panno, forse un pezzo di tela. Si sentì trascinare sul terreno desertico, scivolando all’indietro sotto il sole. Non aveva idea se la stessero portando verso la sua morte, ma era troppo debole per curarsene. Guardò in alto e vide il mondo scorrere, il cielo rimbalzare davanti ai suoi occhi, i due soli incandescenti e brillanti come sempre. Non si era mai sentita così debole e disidratata in vita sua: ogni respiro le sembrava come un fiato di fuoco.

      Improvvisamente Gwen sentì un liquido freddo scorrerle sulle labbra e vide una delle creature china su di lei che le versava dell’acqua da un fiasco. Le ci vollero tutte le sue energie anche solo per riuscire a tirare fuori la lingua. L’acqua fresca le gocciolò in gola e lei si sentì come se stesse ingoiando fuoco. Non avrebbe mai immaginato che la sua gola potesse divenire secca fino a quel punto.

      Bevve avidamente, sollevata dal fatto che almeno quelle creature fossero amichevoli. La creatura però smise dopo pochi secondi di versare, tirando indietro il fiasco.

      “Ancora,” cercò di sussurrare Gwen, ma le parole non uscirono, la sua voce era ancora troppo roca.

      Continuò a sentirsi trascinare e cercò di raccogliere l’energia per liberarsi, per allungarsi ed afferrare il fiasco, per bere tutta l’acqua che conteneva. Ma non aveva le forze neppure per sollevare un braccio.

      Gwen venne trascinata, con le gambe e in piedi che sbattevano contro bozzi e rocce sotto di lei, per un tempo che le sembrò interminabile. Dopo un poco non poté più dire quanto tempo fosse passato. Sembravano giorni. L’unico suono che sentiva era quello del vento del deserto che soffiava, portando

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