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lei parleremo separatamente,” disse Keri. Jeremy Burlingame annuì e li condusse in cima alle scale. Keri continuava a osservarlo bene. La sua interruzione di un momento prima era giustificata solo in parte dalla ragione che gli aveva fornito.

      Voleva anche valutare come un medico stimato e di potere avrebbe reagito ai ripetuti ordini di una donna. Fino a quel momento, almeno, non ne sembrava turbato. Sembrava desideroso di fare o dire ciò che gli veniva chiesto, se fosse stato utile.

      Mentre procedevano, lei lo bombardava di domande.

      “In circostanze normali, dove si troverebbe sua moglie adesso?”

      “Qui a casa, immagino, a prepararsi per la raccolta fondi di stasera.”

      “Di che raccolta fondi si tratta?” chiese Keri, simulando la sua ignoranza.

      “Abbiamo una fondazione che sovvenziona chirurgia ricostruttiva, soprattutto per bambini con irregolarità facciali, a volte per adulti che stanno guarendo da ustioni o incidenti. Kendra gestisce la fondazione e tiene due galà principali l’anno. Uno era programmato per stasera al Peninsula Hotel.”

      “La sua automobile si trova qui a casa?” chiese Brody mentre imboccavano una lunga rampa di scale.

      “Onestamente non lo so. Non riesco a credere che non mi sia venuto in mente di controllare. Lasciatemi chiedere a Lupe.”

      Prese il cellulare e usò quella che sembrava una funzione walkie-talkie.

      “Lupe, sai se la macchina di Kendra è nel garage?” La risposta fu quasi immediata.

      “No, dottor Burlingame. Ho controllato quando ha chiamato prima. Non c’è. E sistemando i vestiti ho anche notato che una delle sue piccole valigie da viaggio manca dal suo armadio.”

      Burlingame sembrava perplesso.

      “Strano,” disse.

      “Che cosa?” chiese Keri.

      “Non capisco che ragione avrebbe potuto avere per portare la valigia da qualche parte. Ha una sacca da viaggio che usa quando va in palestra e usa un borsa porta-abiti se intende mettersi l’abito da ballo sul luogo del galà. Usa le valigie come bagagli a mano solo quando viaggiamo davvero.”

      Dopo la rampa di scale e un lungo corridoio, raggiunsero la camera padronale. Brody, senza fiato per la lunga camminata, si portò le mani ai fianchi, bloccò il petto e respirò affannosamente.

      Keri analizzò appieno la stanza. Era enorme, più grande dell’intera casa galleggiante. L’enorme letto a baldacchino era fatto. Una grande volta flessuosa lo circondava, facendolo sembrare una nuvola quadrata. Lo spazioso balcone, con la porta spalancata, si affacciava a ovest, offrendo una vista sull’oceano pacifico.

      Un grande televisore a schermo piatto, che sicuramente raggiungeva i settantacinque pollici, era appeso a una parete. Gli altri muri erano decorati con gusto con dipinti e fotografie della coppia felice. Keri si avvicinò per osservarne una.

      Dovevano essere in vacanza, in un luogo caldo con l’oceano sullo sfondo. Jeremy indossava una camicia rosa button-down ben stirata lasciata ricadere fuori dai pantaloni, e un paio di shorts scozzesi attillati. Indossava gli occhiali da sole e il sorriso era leggermente strano e forzato, era il sorriso di un uomo che non si sentiva a suo agio a farsi fotografare.

      Kendra Burlingame indossava un prendisole turchese con sandali a gabbia col tacco basso e largo che le si avvolgevano sulle caviglie. La pelle abbronzata risaltava sul vestito. I capelli neri erano legati in una coda di cavallo allentata e teneva gli occhiali da sole sulla testa. Aveva un sorriso aperto, come se avesse appena smesso di ridere e riuscisse a malapena a trattenersi. Era alta come il marito, con gambe lunghe e occhi acquamarina che si abbinavano all’acqua che aveva alle spalle. Era inclinata verso di lui e il marito la avvolgeva con naturalezza col braccio alla vita sottile. Era incredibilmente bella.

      “Quindi l’ultima volta che ha visto sua moglie quand’è stata?” chiese Keri. Rivolgeva la schiena a Burlingame, ma poteva vederne il riflesso nel vetro della cornice.

      “Qui,” disse, e il viso preoccupato non nascondeva nulla, per quanto ne capisse Keri. “È stato ieri mattina. Dovevo partire presto per andare a San Diego a supervisionare una procedura complicata. Era ancora a letto quando le ho dato un bacio per salutarla. Probabilmente erano circa le sei e quarantacinque.”

      “Era sveglia quando se n’è andato?” chiese Brody.

      “Sì. C’era la tv accesa. Stava guardando il telegiornale locale per sentire le previsioni meteo per il galà di stasera.”

      “E ieri mattina è stata l’ultima volta che l’ha vista?” chiese di nuovo Keri.

      “Sì, detective,” disse, per la prima volta con un tono leggermente infastidito. “Ormai a questa domanda ho risposto molte volte. Posso farle io una domanda?”

      “Certo.”

      “Lo so che dobbiamo seguire un procedimento metodico. Ma nel frattempo può per favore far controllare ai suoi i GPS del telefono e della macchina di Kendra? Magari ci possono aiutare a localizzarla.”

      Keri si aspettava che le facesse quella domanda. Hillman aveva ovviamente chiesto ai tecnici di dedicarsi a quel lavoro nel momento in cui il caso era stato aperto. Ma aveva tenuto per sé quel dettaglio proprio per questo momento. Voleva valutare come avrebbe reagito alla sua risposta.

      “È una buona idea, dottor Burlingame,” disse, “ed è per questo che l’abbiamo già fatto.”

      “E che cosa avete scoperto?” chiese Burlingame pieno di speranza.

      “Niente.”

      “Niente? Come può essere, niente?”

      “Entrambi i GPS, quello del telefono e quello della macchina, sono stati spenti.”

      Keri, in piena allerta, osservò con attenzione la reazione di Burlingame.

      Lui la fissava, sconvolto.

      “Spenti? Com’è possibile?”

      “È possibile solo se viene fatto intenzionalmente, da qualcuno che non voleva che né il telefono né la macchina venissero trovati.”

      “Vuol dire che è stato un rapitore che non vuole che mia moglie venga ritrovata?”

      “È possibile,” rispose Brody. “Oppure è lei che non vuole essere trovata.”

      L’espressione di Burlingame passò dallo stupore all’incredulità.

      “Sta dicendo che mia moglie se n’è andata per conto suo cercando di nascondere la sua meta?”

      “Non sarebbe la prima volta,” disse Brody.

      “No. Non ha senso. Kendra non è il tipo di persona che farebbe una cosa del genere. E poi non aveva ragioni per farlo. Il nostro matrimonio va bene. Ci amiamo. Adora lavorare per la fondazione. Adora quei bambini. Non se ne andrebbe così abbandonando tutto quanto. Lo saprei se ci fosse qualcosa che non va. Lo saprei di certo.”

      All’orecchio di Keri sembrava quasi implorare, come un uomo che cerca di autoconvincersi. Sembrava del tutto perduto.

      “Ne è sicuro?” gli chiese. “A volte abbiamo dei segreti, cose che nascondiamo persino alle persone che amiamo. C’è qualcun altro con cui potrebbe essersi confidata, oltre che con lei?”

      Burlingame sembrava non sentirla. Si sedette sul bordo del letto, scuotendo la testa lentamente, come se quel gesto potesse scacciargli il dubbio di mente.

      “Dottor Burlingame?” gli chiese ancora Keri con delicatezza.

      “Uhm, sì,” disse, ridestandosi. “La sua migliore amica è Becky Sampson. Si conoscono dai tempi del college. Sono state a una riunione della scuola insieme un paio di settimane fa e Kendra sembrava un po’ agitata quando è tornata, ma non ha detto il perché. Vive dalle parti della Robertson. Magari Kendra le ha detto qualcosa.”

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