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del bastone quasi subito dopo il contatto. Udì il manganello colpire il cemento e rotolare in lontananza mentre collassava a terra.

      Guardando in alto, vide l’uomo piegato a metà, entrambe le mani all’inguine. Imprecava forte e senza fine. Almeno per il momento pareva ignaro di lei. Keri guardò quello grasso, che si trovava a diversi metri di distanza, rotolare ancora a terra, urlando in agonia, entrambe le mani a coprirsi l’occhio sinistro, apparentemente ignaro del ginocchio, che era piegato in un’angolazione disumana.

      Keri inalò un profondo respiro di aria, il primo da quella che pareva essere un’eternità, e si costrinse all’azione.

      Alzati e muoviti. È la tua possibilità. Potrebbe essere l’unica.

      Ignorando il dolore che sentiva ovunque, si spinse su dal terreno duro e per metà corse, per metà zoppicò, alla macchina. Quello più giovane alzò lo sguardo dallo scroto e fece un simbolico tentativo di acciuffarla. Ma lei gli si tenne ben alla larga e incespicò verso la macchina, montò, la chiuse, la avviò, e uscì dal parcheggio senza neanche guardare nello specchietto retrovisore. Una parte di lei sperava che il giovane fosse lì dietro e di sentire un colpo quando lo avrebbe investito.

      Premette l’acceleratore e svoltò brusca l’angolo del primo piano per scendere. A mano a mano che si avvicinava alla cabina dell’uscita, fu sorpresa di vedere il più giovane arrancare giù per le scale e trascinarsi verso la macchina.

      Riuscì a vedere l’orrore sul viso dell’impiegato nella cabina, che faceva saltare lo sguardo dall’uomo curvo che camminava dinoccolato nella sua direzione alla macchina che sgommava sbandando verso lo stesso posto. Keri si sentì quasi male per lui. Ma non fu sufficiente a impedirle di sfrecciare attraverso l’uscita, schiantarsi contro la sbarra di legno, e farne volare dei pezzi nella notte.

      *

      Trascorse la notte a casa di Ray. Per cominciare, tornare a casa sua non sembrava sicuro. Non sapeva chi l’avesse seguita. Ma se erano disposti ad aggredirla in un parcheggio pieno di telecamere di fronte alla prigione, il suo appartamento non avrebbe richiesto chissà che sforzo. Inoltre, per come si sentiva, Keri non era nelle condizioni di respingere altri aggressori quella sera.

      Ray le aveva preparato un bagno. Lo aveva chiamato sulla strada di ritorno in modo che conoscesse i fondamentali della situazione ed era così misericordioso da non massacrarla di domande mentre lei cercava di riprendersi. Mentre era distesa nell’acqua, lasciando che il calore le placasse le ossa doloranti, lui sedeva in una sedia accanto alla vasca, a convincerla a intermittenza ad accettare cucchiaiate di brodo.

      Alla fine, dopo essersi asciugata e aver indossato uno dei pigiami di lui, si sentì abbastanza bene da fare un’analisi retrospettiva. Sedettero sul divano del soggiorno, illuminato solo da una mezza dozzina di candele. Nessuno dei due commentò il fatto che le loro armi giacessero entrambe sul tavolo da caffè di fronte a loro.

      “Sembra una cosa così sfacciata,” disse Ray riferendosi all’audacia dell’aggressione nel parcheggio, “e direi disperata.”

      “Sono d’accordo,” disse Keri. “Presumendo che quelli fossero dei lacchè di Cave, la cosa mi fa pensare che abbia davvero paura che Anderson abbia sputato tutti i rospi che aveva in quella sala interrogatori. Ma quello che non capisco è, se era disponibile ad arrivare a questo punto, perché non mi ha fatto semplicemente sparare da quei due alla schiena per chiudere la questione? Perché il taser e il manganello?”

      “Forse voleva scoprire quello che sai, vedere chi altro sa, prima di liberarsi di te. O forse Cave non c’entra niente. Hai detto che Anderson ti ha detto che c’è una talpa nell’unità, no? Magari qualcun altro non voleva che quell’informazione uscisse.”

      “Immagino che sia possibile,” ammise Keri, “anche se ha parlato così piano quando l’ha detto che quasi non riuscivo a sentirlo. È difficile immaginare che persino in una stanza con delle cimici qualcuno sia riuscivo a cogliere la cosa. A essere sincera, ho ancora problemi a processare quell’informazione.”

      “Già, anch’io,” disse Ray. “Allora, da qui che facciamo, Keri? Sono rimasto in quella sala conferenze con Mags un altro paio di ore ma non abbiamo scoperto niente di nuovo. Non so come procedere.”

      “Penso che seguirò il consiglio di Anderson,” rispose.

      “Quale, vuoi dire andare da Cave?” chiese, incredulo. “Domani è sabato. Ti presenterai davanti alla sua porta di casa?”

      “Non so che altre scelte ho.”

      “Che cosa ti fa pensare che servirà a qualcosa?” chiese.

      “Potrebbe non servire a niente. Ma Anderson ha ragione. A meno che non salti fuori qualcosa presto, ho finito le opzioni, Ray. Evie verrà uccisa su una televisione a circuito chiuso tra ventiquattro ore! Se parlare con Jackson Cave – rivolgermi a lui per la vita di mia figlia – ha una sola possibilità di funzionare, ci proverò.”

      Ray annuì, stringendo la mano di lei nella sua e avvolgendo le sue enormi braccia attorno alla sua spalla. Fu delicato, ma lei fece una smorfia di dolore comunque.

      “Scusa,” sussurrò piano. “Ovvio – faremo tutto ciò che serve. Ma io vengo con te.”

      “Ray, non nutro molte speranze che funzioni. Ma sicuramente non dirà nulla se ci sei tu accanto a me. Devo farlo da sola.”

      “Ma forse stasera ha cercato di farti uccidere.”

      “Probabilmente solo mutilarmi,” disse con un debole sorriso, cercando di abbassare la temperatura. “E poi non lo farà se mi presento a casa sua. Non mi aspetta. E sarebbe troppo rischioso. Che alibi avrebbe se mi succedesse qualcosa a casa sua? Sarà anche delirante, ma non è stupido.”

      “Okay,” cedette Ray. “Non verrò con te a casa sua. Ma farai meglio a credere che starò nelle vicinanze.”

      “Che bravo fidanzato,” disse Keri accoccolandosi contro di lui, nonostante il malessere dato dal movimento. “Scommetto che stai facendo pattugliare il vicinato da una volante per assicurarti che la tua piccola signora dorma bene stanotte.”

      “Che ne dici di due?” disse. “Non lascerò che ti accada nulla.”

      “Il mio cavaliere dall’armatura scintillante,” disse Keri sbadigliando nonostante tutti i suoi sforzi. “Ricordo ancora i giorni in cui ero una professoressa di criminologia alla Loyola Marymount University e tu venivi a parlare ai miei studenti.”

      “Tempi più facili,” disse piano Ray.

      “E ricordo anche i giorni oscuri dopo il rapimento di Evie, quando ho cominciato a bere scotch al posto dell’acqua, quando Stephen ha voluto il divorzio perché andavo a letto con qualunque cosa si muovesse, e l’università mi ha scaricata per aver corrotto uno dei miei studenti.”

      “Non dobbiamo soffermarci in ogni caverna sul viale dei ricordi, Keri.”

      “Sto solo dicendo, chi è stato a tirarmi fuori da quella buca di disprezzo per me stessa, a darmi una spolverata e a farmi presentare domanda per l’accademia di polizia?”

      “Sarei stato io,” sussurrò dolcemente Ray.

      “Giusto,” mormorò Keri. “Vedi? Il cavaliere dall’armatura scintillante.”

      Posò la testa sul suo petto, permettendosi di rilassarsi, di adeguarsi al ritmo del respiro di lui, che inspirava ed espirava lentamente. Mentre le palpebre le si facevano pesanti e si addormentava, un ultimo pensiero coerente le passò per la testa: Ray non aveva davvero chiamato due macchine della polizia a pattugliare il vicinato. Aveva controllato fuori dalla finestra quando prima si era vestita, e aveva contato almeno quattro unità. E quelle erano solo quelle che era riuscita a vedere.

      Sperava che bastassero.

      CAPITOLO NOVE

      Keri si aggrappò forte al volante, cercando di non lasciare che le curve acute della

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