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sua e quello era tutto ciò che contava.

      Guardò fuori dalla finestra della sua camera da letto mentre si infilava una pesante vestaglia di broccato. Si era stancato del mondo. Senza più niente per cui combattere, persino rubare le anime non aveva più il suo fascino. Gli mancavano il mondo demoniaco che ricordava e il fratello che aveva perso tanto tempo prima.

      Craven era nato dalla stessa donna solo pochi attimi dopo di lui, eppure non erano uguali. Lui non aveva avuto la forza di gestire la guerra che stava imperversando e fu sopraffatto, trascinato via nella crepa che si era richiusa. Che ragazzo debole, caduto così in fretta.

      Quando aveva visto Myra per la prima volta desiderò averla... il potere che lei aveva sulle anime lo aveva attirato, ricordandogli il potere di suo fratello. Era un sapore debole ma sensuale e seducente nella sua natura.

      Dopo averla osservata dall’ombra, Deth si scoprì attratto dalla sua fame sessuale. Per ragioni che non comprendeva si sentiva geloso quando lei si rivolgeva a quei deboli maschi umani per saziare il proprio bisogno. Quella era una delle ragioni per cui si era allontanato con lei dal regno umano... sapeva che alla fine lei avrebbe trovato un modo per sfuggirgli se non l’avesse tenuta lontana da occhi indiscreti.

      Deth si concentrò sull’anello e sentì la gioia di Tiara. La sensazione di quel sentimento fece brillare i suoi occhi rossi e lui affondò il pugno in uno dei tanti ritratti di Tiara fatti da Myra nel corso degli anni. Lei aveva speso tutte le sue energie per tenerlo lontano da Tiara e adesso la felicità della figlia era un ostacolo sgradito.

      Se Tiara avesse sofferto lui sarebbe potuto andare a prenderla. Guardò tutti i dipinti sorridenti di sua figlia, poi guardò il letto su cui Myra era sdraiata. Aveva intrappolato l’anima della sua amante in quel corpo in modo che lei non avrebbe mai potuto lasciarlo, e avrebbe fatto lo stesso con Tiara.

      Shadow si bloccò mentre ascoltava i pensieri di Deth e vide il ghigno malvagio che apparve sulle sue labbra. Capì che aveva percepito la sua presenza, cosa che non accadeva da quando erano giunti in quella dimensione e che, probabilmente, non sarebbe più accaduta se lei lo avesse accontentato.

      â€˜Shadow.’ Deth chiamò la sua creatura della notte. Vedendo apparire di fronte a sé i lunghi capelli neri e il flessuoso corpo della giovane egiziana, capì di aver trovato il modo per portare via il sorriso a sua figlia.

      â€œVuoi che la uccida?” gli chiese Shadow, stringendo lo sguardo sul suo padrone.

      Gli occhi di Deth ripresero la loro sfumatura di rosso terrificante quando lui mostrò a Shadow la mano con l’anello.

      â€œE cosa ti fa pensare che ti darei questa soddisfazione? Sarò io a porre fine alla sua vita.” La voce di Deth era più di un sibilo irritato. Il colore rosso svanì dalle sue iridi come se non ci fosse mai stato e lui le prese il mento. “Tu troverai mia figlia e distruggerai ciò che la rende felice.”.

      Shadow rimase ferma quando lui invocò un piccolo manipolo di servitori, ordinando loro di sorvegliare Shadow e obbedire ad ogni suo ordine. Lei annuì, impaziente di provare il dolore nell’attraversare la barriera. Avrebbe fatto anche di più, se lui le avesse concesso un paio di giorni di lontananza.

      Deth vide Shadow svanire nel mondo degli spiriti e sorrise quando i suoi sottomessi la seguirono. Rivolgendo la propria attenzione all’anello, si spostò alla luce della finestra per ammirarlo. Inclinò la testa, sentendo non soltanto il piacere di Tiara ma anche la frustrazione di colui che portava l’altro anello.

      â€œOh, tu la vuoi.” sussurrò Deth con voce suadente.

      Girò l’anello, recitando silenziosamente gli incantesimi runici incisi su di esso, e sorrise di nuovo. L’anello iniziò a brillare di un rosso acceso e piccole fiammelle eruppero dall’iscrizione, illuminando le parole mentre lui le recitava.

      â€œTu avrai lei e tutto quello che ha da offrirti.” promise Deth. “Tutto quello che devi fare è uccidere chiunque si trovi sul tuo cammino.”.

      Capitolo 3

      Chad non aveva ancora rivolto la parola a Trevor quando entrarono nel parcheggio del Moon Dance. Soltanto Evey era riuscita a farlo parlare un po’ e Trevor stava iniziando a sentirsi escluso. Non era scontento del fatto che Chad vivesse da solo, cavolo no, capiva il significato di ‘privacy’.

      Quello che lo spaventava di più era il pensiero che lui tornasse in quell’appartamento e che qualsiasi cosa lo avesse ucciso potesse tornare per il secondo atto. L’ultima volta erano arrivati tutti troppo tardi e lui non voleva affatto rivivere la scena della morte di Chad. Una volta era più che sufficiente.

      Trevor sospirò quando Chad scese dalla macchina senza dire una parola e si diresse a grandi passi verso l’ingresso del club.

      â€œEhi, aspetta un attimo.” gridò Trevor chiudendo un po’ troppo forte lo sportello. Fantastico, ora si sentiva in colpa per entrambi i suoi amici.

      â€œChe c’è?” Chad ringhiò senza voltarsi.

      â€œDai, amico.” disse Trevor raggiungendolo e posandogli una mano sulla spalla “Non ci siamo alleati contro di te. Vogliamo solo assicurarci che chiunque ti abbia ucciso non ci riprovi.”.

      â€œE lo fate privandomi della mia libertà?” chiese Chad con uno sguardo duro.

      Trevor scosse la testa “Tu non ti sei visto, sdraiato lì per terra senza vita, in una pozza del tuo stesso sangue... è una cosa che non voglio rivedere mai più. So che adesso sei vivo e vegeto, ma questo non cancella il fatto che sei morto perché uno stronzo ti ha piantato un coltello nel cuore e l’ha fatto fermare.”.

      â€œPerché ti preoccupi?” chiese Chad incuriosito.

      â€œEcco, l’altro giorno mi hai chiesto come sono riuscito a controllare le mie emozioni riguardo quegli agenti morti. Ti ricordi la mia risposta?” Trevor si passò le mani tra i capelli, sentendosi in colpa per ciò che aveva detto quel giorno.

      Chad si accigliò “Sì, hai detto che dopo un po’ sei semplicemente diventato immune o qualcosa del genere.”.

      Trevor lo guardò dritto negli occhi “Ho mentito.”.

      â€œCioè?” gli chiese Chad, ricordando di averlo colpito in faccia per quello che aveva detto. All’improvviso ebbe l’impulso di farlo di nuovo, ma questa volta ci pensò su. Rimase stupito per la confessione del suo amico e rimase lì per qualche secondo dopo che Trevor gli era passato accanto per entrare.

      â€œEntri o vuoi restare lì tutto il giorno?” chiese Trevor, sentendosi meglio adesso che si era tolto un po’ del peso che aveva sulle spalle.

      â€œSì, arrivo.” mormorò Chad, sentendosi un perfetto idiota per essersi comportato da ragazzino per tutto il giorno.

      Trevor lo fermò prima di entrare, per alleggerire la tensione “Ho una reputazione da difendere, quindi, se non ti dispiace...”.

      Chad fece un cenno con la mano “Sì, sì, lo so... non devo farti sembrare una femminuccia, anche se la tentazione è forte.”.

      Trevor gli mostrò un pugno e ringhiò, mentre Chad rise e sgattaiolò dentro. Era bello vederlo sforzarsi di ridere di nuovo. Chad odiava essere al centro dell’attenzione ma se lo meritava, per essersi fatto uccidere spaventando tutti a morte.

      Quando Trevor sentì Envy gridare e Chad lamentarsi, aprì la porta ed entrò incuriosito. Un sorriso compiaciuto apparve sul suo viso quando vide Chad addossato al bancone, con un’estasiata Envy appiccicata a lui come un francobollo.

      â€œÃˆ così bello vederti!” gridò Envy.

      Gli

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