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strade cercando qualcuno da ammazzare, entravano nei palazzi, scardinavano le porte, gli ascensori, perseguitavano uomini, donne e bambini che, impauriti, cercavano un nascondiglio per salvarsi. Alcuni ci riuscivano, altri no.

      In Italia succedeva lo stesso. E anche nel resto del pianeta.

      I gorilla che abitavano nelle riserve dell’Africa fuggirono in fretta e in furia, e distrussero ogni costruzione umana che incontrarono, senza fare differenze tra la gente che aveva badato loro e quelli che li avevano sfruttati; gli abitanti dei paesini fuggivano a gambe levate, senza meta, cercando soltanto di salvare la pelle. I gorilla che fino a quel momento avevano abitato nelle gabbie degli zoo, si vendicarono dei loro sorveglianti. Ma non solo i gorilla, le tigri, i leoni, le mucche. Ogni animale che era stato sfruttato dagli uomini adesso cercava vendetta.

      Per alcuni giorni il caos si impadronì del pianeta. Soltanto le tribù più primitive, quelle che avevano vissuto in equilibrio con la natura e gli esseri che la abitavano, si salvarono dalle stragi. Come mai? Perché gli animali li consideravano come altri animali, non come nemici.

      La reazione più sorprendente venne dalle scimmie da laboratorio: alcune fuggirono con in testa ancora con quei tremendi caschi da vivisezione che erano costrette ad indossare durante l’elettrochoc, una delle torture più immonde e vergognose e che a volte si potevano vedere pubblicamente anche in televisione, quando veniva trattato questo argomento, raramente per la verità.

      Fuggirono e si ritrovarono per le strade affollate del centro di Roma, Milano, Madrid e Barcellona. Cercarono i pochi passanti che avevano ancora il coraggio di uscire temerari e li affrontarono ma una di loro, che sembrava avere il dominio su tutte le altre (le scimmie sono molto sottomesse all'autorità del capobranco), fermò una donna anziana che già tremava temendo di essere privata dei propri indumenti (trattamento che le scimmie si divertivano a imporre agli umani). Con grande meraviglia, questa scimmia dominante (una piccola bertuccia, ideale per i test in laboratorio dal momento che che poteva essere segregata in una angusta gabbietta) rivolse solo una domanda alla donna: “Siamo molto simili a voi, tra tutti i primati. Allora perché ci riservate questo trattamento impietoso e brutale? Infliggerci queste inaudite sofferenze non servirà a migliorare di molto la vostra qualità di vita!”.

      La donna pianse e si scusò anche per l’inquietante visione della testa della povera scimmia ancora avvolta nel casco con i fili elettrici che spuntavano da ogni direzione e le chiese di accompagnarla a prendere una fetta di pasticcio alle banane che aveva da poco sfornato a casa, essendo lei una cuoca provetta...

      Il gesto servì a stemperare la tensione almeno con le scimmie, e trattandosi di esseri molto evoluti forse avrebbero potuto mettere una buona parole nelle assemblee degli animali in cui si sarebbero decise le sorti degli uomini sconfitti e destinati ad essere probabilmente soppressi o utilizzati come schiavi, proprio come nell'antica Roma.

      Poi, sia gli animali che gli umani, riuscirono a calmarsi un po’. Abbandonarono le carneficine e cercarono di creare degli eserciti, una resistenza ordinata verso il nemico. Gli animali erano in giro per le città, gli uomini cercavano nascondiglio sulle montagne, sottoterra, in isole disabitate, ovunque credessero che non ci fossero animali.

      Il Presidente degli Stati Uniti si era rifugiato nel proprio bunker e considerando, dal suo punto di vista che erano entrati in guerra, riteneva di doversi radunare lì coi suoi generali e consiglieri più importanti. Arrivarono militari anche da altri nazioni che avrebbero dovuto mettersi d’accordo su come agire in questo confronto così pericoloso.

      -“Mi dica, Ammiraglio, la situazione reale è...” –cominciò a dire il Presidente mentre guardava un uomo forte, ma un po’ sovrappeso, che era davanti a lui.

      -“Siamo disperati. Né un radar, né una nave, niente di niente; i computer agiscono per volontà propria e non ci lasciano fare niente. Non possiamo mettere in moto le navi, non possiamo comunicare tra di noi, non possiamo neanche fare una chiamata tramite i satelliti. Siamo rimasti senza tecnologia. Funzionano soltanto le macchine più vecchie: le barche a remi, i velieri, le canoe e ogni specie di nave che non abbia un computer. Questo è quello che abbiamo. Credo che l’aeronautica militare si trovi in una situazione simile, vero?” –disse l’Ammiraglio fissando gli occhi in un uomo molto magro, alto quasi due metri, dai capelli biondi e occhi verdi.

      -“Certo. Abbiamo dovuto prendere delle macchine che erano nei musei, quelle della Grande Guerra, biplani, con un’autonomia di volo molto limitata. Le altre o non vogliono funzionare o sono andate con il gruppo degli umanoidi e non ci sono più.”

      -“E nel resto delle nazioni?” –chiese il Presidente guardando uno schermo gigante che era sulla parete in fondo alla stanza.

      L’immagine di una ventina di uomini e donne di diversi eserciti europei confermò quanto detto dai colleghi americani. Di armi per i soldati, soltanto le rivoltelle risalenti ai tempi della Grande Guerra erano in grado di essere utilizzate. Se ci fosse stato anche solo un microchip nella loro fabbricazione, non avrebbero funzionato. Archi, frecce, rivoltelle, lance, balestre, coltelli.... queste erano le armi che potevano utilizzare.

      -“Riusciremo a difenderci?” –disse il Presidente.

      Non ci fu una risposta, non sapevano nemmeno se ce l’avrebbero fatta a mettersi d’accordo, visto che non potevano comunicare fra loro tramite i telefoni. Lo schermo del computer che avevano davanti funzionava solo grazie al fatto che il suo protocollo Internet era così antico che gli altri computer non erano ancora riusciti a entrarvi in contatto. Ma prima o poi ce l’avrebbero fatta, ce l’avrebbero fatta sicuramente. E allora i militari degli Stati Uniti sarebbero definitivamente rimasti isolati dai loro colleghi europei.

      Le città si erano quasi del tutto svuotate e gli animali se ne erano impadroniti. Attraverso la campagna e risalendo le montagne, folle di uomini, donne, anziani e bambini cercavano un ricovero sicuro; a volte vedevano un animale in lontananza e si affrettavano a sparire, si nascondevano dietro le rocce e rimanevano lì per un bel pezzo, sperando di non essere scoperti.

      Ma non tutti gli animali si erano comportati in modo cattivo. Alcuni, soprattutto quelli che erano stati salvati da una morte sicura, che avevano ricevuto le cure degli uomini e che altrimenti non avrebbero potuto sopravvivere, erano rimasti con i loro compagni umani e li avevano aiutati a fuggire dalla furia, a volte irragionevole, dei loro simili. C’erano, tra loro, diverse specie: serpenti, cani, gatti, tartarughe, cavalli, mucche. A volte c’erano animali molto malati, a cui mancava una gamba o un occhio, o altri molto vecchi; a volte si trattava di animali sani che erano stati abbandonati da un umano o che, dopo la morte dei loro padroni, erano stati ospitati da un altro umano che gli aveva voluto bene.

      Il Palazzo d’Oriente, a Madrid, il luogo dove il Re di Spagna riceveva i suoi ospiti stranieri con la magnificenza dovuta a un capo di Stato, era privo di persone. Lo stesso era successo al Palazzo della Zarzuela, a dieci minuti circa dalla città, dimora del re e della regina fino all’inizio della Grande Ribellione. Era stato svuotato di qualsiasi umano. Chi era riuscito a fuggire, l’aveva fatto; gli altri si trovavano adesso nelle antiche prigioni nello scantinato del palazzo. Valvo (l’umanoide) e Duca (il grosso maiale) avevano occupato l’edificio per farlo diventare il quartier generale dell’esercito principale d’Europa. La Spagna aveva un’eccezionale posizione strategica, due frontiere da difendere e mare ovunque. Da lì, pensava Valvo, che si era autonominato comandante in capo di tutti gli eserciti d’Europa, avrebbero potuto sorvegliare, tramite un computer gigantesco, l’intero mondo. Duca era d’accordo con lui, ma non, ovviamente, su chi sarebbe diventato il comandante in capo. Anche lui aveva quest’idea in mente ma per il momento gli faceva comodo che l’umanoide pensasse a lui come un cretino che non faceva altro che mangiare e sporcarsi di fango. La Ribellione era appena cominciata e avrebbero dovuto faticare per portarla avanti, ma tutti e due sapevano che ce l’avrebbero fatta. Tanti secoli di schiavitù, di sfruttamenti da parte degli uomini; per tanto tempo erano stati costretti a nascondere i loro sentimenti. Ma avevano imparato una cosa: avevano imparato a sviluppare il loro cervello di animali per capire il pensiero degli uomini, avevano capito il loro modo di agire, i loro difetti, le loro debolezze e anche la loro generosità. Avevano imparato, soprattutto Valvo e Duca, che avrebbero dovuto lasciare da parte le loro differenze se volevano vincere

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