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gran ventura quella di Ruggiero,

      ch'ebbe l'annel che gli scoperse il vero.

3

      Ruggier (come io dicea) dissimulando,

      su Rabican venne alla porta armato:

      trovò le guardie sprovedute, e quando

      giunse tra lor, non tenne il brando a lato.

      Chi morto e chi a mal termine lasciando,

      esce del ponte, e il rastrello ha spezzato:

      prende al bosco la via; ma poco corre,

      ch'ad un de' servi de la fata occorre.

4

      Il servo in pugno avea un augel grifagno

      che volar con piacer facea ogni giorno,

      ora a campagna, ora a un vicino stagno,

      dove era sempre da far preda intorno:

      avea da lato il can fido compagno:

      cavalcava un ronzin non troppo adorno.

      Ben pensò che Ruggier dovea fuggire,

      quando lo vide in tal fretta venire.

5

      Se gli fe' incontra, e con sembiante altiero

      gli domandò perché in tal fretta gisse.

      Risponder non gli volse il buon Ruggiero:

      perciò colui, più certo che fuggisse,

      di volerlo arrestar fece pensiero;

      e distendendo il braccio manco, disse:

      – Che dirai tu, se subito ti fermo?

      se contra questo augel non avrai schermo? —

6

      Spinge l'augello: e quel batte sì l'ale,

      che non l'avanza Rabican di corso.

      Del palafreno il cacciator giù sale,

      e tutto a un tempo gli ha levato il morso.

      Quel par da l'arco uno aventato strale,

      di calci formidabile e di morso;

      e 'l servo dietro sì veloce viene,

      che par ch'il vento, anzi che il fuoco il mene.

7

      Non vuol parere il can d'esser più tardo;

      ma segue Rabican con quella fretta

      con che le lepri suol seguire il pardo.

      Vergogna a Ruggier par, se non aspetta.

      Voltasi a quel che vien sì a piè gagliardo;

      né gli vede arme, fuor ch'una bacchetta,

      quella con che ubidire al cane insegna:

      Ruggier di trar la spada si disdegna.

8

      Quel se gli appressa, e forte lo percuote:

      lo morde a un tempo il can nel piede manco.

      Lo sfrenato destrier la groppa scuote

      tre volte e più, né falla il destro fianco.

      Gira l'augello e gli fa mille ruote,

      e con l'ugna sovente il ferisce anco:

      sì il destrier collo strido impaurisce,

      ch'alla mano e allo spron poco ubidisce.

9

      Ruggiero, al fin costretto, il ferro caccia:

      e perché tal molestia se ne vada,

      or gli animali, or quel villan minaccia

      col taglio e con la punta de la spada.

      Quella importuna turba più l'impaccia:

      presa ha chi qua chi là tutta la strada.

      Vede Ruggiero il disonore e il danno

      che gli avverrà, se più tardar lo fanno.

10

      Sa ch'ogni poco più ch'ivi rimane,

      Alcina avrà col populo alle spalle:

      di trombe, di tamburi e di campane

      già s'ode alto rumore in ogni valle.

      Contra un servo senza arme e contra un cane

      gli par ch'a usar la spada troppo falle:

      meglio e più breve è dunque che gli scopra

      lo scudo che d'Atlante era stato opra.

11

      Levò il drappo vermiglio in che coperto

      già molti giorni lo scudo si tenne.

      Fece l'effetto mille volte esperto

      il lume, ove a ferir negli occhi venne:

      resta dai sensi il cacciator deserto,

      cade il cane e il ronzin, cadon le penne,

      ch'in aria sostener l'augel non ponno.

      Lieto Ruggier li lascia in preda al sonno.

12

      Alcina, ch'avea intanto avuto aviso

      di Ruggier, che sforzato avea la porta,

      e de la guardia buon numero ucciso,

      fu, vinta dal dolor, per restar morta.

      Squarciossi i panni e si percosse il viso,

      e sciocca nominossi e malaccorta;

      e fece dar all'arme immantinente,

      e intorno a sé raccor tutta sua gente.

13

      E poi ne fa due parti, e manda l'una

      per quella strada ove Ruggier camina;

      al porto l'altra subito raguna,

      imbarca, ed uscir fa ne la marina:

      sotto le vele aperte il mar s'imbruna.

      Con questi va la disperata Alcina,

      che 'l desiderio di Ruggier sì rode,

      che lascia sua città senza custode.

14

      Non lascia alcuno a guardia del palagio:

      il che a Melissa che stava alla posta

      per liberar di quel regno malvagio

      la gente ch'in miseria v'era posta,

      diede commodità, diede grande agio

      di gir cercando ogni cosa a sua posta,

      imagini abbruciar, suggelli torre,

      e nodi e rombi e turbini disciorre.

15

      Indi pei campi accelerando i passi,

      gli antiqui amanti, ch'erano in gran torma

      conversi in fonti, in fere, in legni, in sassi,

      fe' ritornar ne la lor prima forma.

      E quei, poi ch'allargati furo i passi,

      tutti del buon Ruggier seguiron l'orma:

      a Logistilla si salvaro; ed indi

      tornaro a Sciti, a Persi, a Greci, ad Indi.

16

      Li rimandò Melissa in lor paesi,

      con obligo di mai non esser sciolto.

      Fu inanzi agli altri il duca degl'Inglesi

      ad esser ritornato in uman volto;

      che 'l parentado in questo e li cortesi

      prieghi del buon Ruggier gli giovar molto:

      oltre i prieghi, Ruggier le diè l'annello,

      acciò

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