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e compiutamente, da una parte; ma da qual parte? Eh! la cocca ha pure una gran forza. Ho visto io che ha resistito a tutte le persecuzioni ed a tutte le arti della Polizia; e vi è quel diavolo d'un medichino che ha un talento ed un valore da doverne far caso… Certo se mancasse lui!.. Ma farlo cadere non è mica impresa tanto facile… E poi ci avrei io il mio interesse? Anche tolto lui di mezzo, la cocca esisterebbe; e vi sono certi individui colà dentro che vendicherebbero ad ogni modo ogni danno recato alla Società ed al suo capo… La cocca inoltre mi frutta bene… D'altra parte la Polizia è cosa ancor essa con cui si deve fare i conti; e poi l'è roba di Governo; ed io sono pel Governo… Quel Barnaba è un furbo che mi pare abbia subodorato qualche zinzino del vero… Se la cosa venisse scoperta da altri, e ch'io rimanessi compromesso?.. Sarebbe pur meglio che io allora mi facessi merito presso il Governo, e per virtù di questo merito, salvassi la pancia e le robe!.. Il medichino vuol conoscere di persona Barnaba: s'e' lo conosce, Barnaba è bello e spacciato; Barnaba da lungo tempo viene manovrando per conoscere la realtà dell'esistenza ed anzi le sembianze del medichino: e s'e' lo vede mai, Quercia è fritto… Io posso contentar l'uno o l'altro; e da me dipende la catastrofe… Che cosa ho da fare?.. Se soddisfacessi i desiderii di tutt'e due? Lascierei così che facesse vincere, dei due, quello che vuole la Provvidenza…

      Appunto in quella entrava Barnaba, il quale, non ostante la forza ch'egli possedeva su se medesimo e l'abitudine che aveva di padroneggiarsi, era tuttavia sconvolto nelle sembianze pel profondo e vivissimo scotimento che aveva avuto nel suo colloquio col Commissario. Nel venire in quel luogo egli aveva un disegno non ancora ben definito, ma fissato nelle generali, del quale era precipuo elemento il potere trovarsi un momento da solo con quell'imbecille di Meo, su cui aveva fatto alcun fondamento, abile com'egli era a sapersi giovare degl'interessi e delle passioni degli uomini come d'altrettanti stromenti.

      Appena entrato, vide che per quel momento la cosa gli era impossibile. La presenza di Pelone e di Maddalena era un ostacolo insuperabile. Non mostrò il menomo disappunto, ed avanzandosi verso il bettoliere gli disse con accento di premura e di conturbamento che niuno, per quanto acuto osservatore, avrebbe potuto dire se sincero e reale:

      – Ho bisogno di parlarvi, e subito.

      Pelone si alzò lento lento a modo suo, guardando intorno coi suoi occhi semispenti dal fondo delle occhiaie infossate.

      A Barnaba era nato in mente di botto un subito e nuovo disegno.

      – Parlarmi! pensava l'oste: lo conduco dunque di là. Bell'occasione pel medichino di vedere, come desidera, codestui… Se lo mandassi ad avvertire?.. Ah sarebbe un tradire la promessa che ho fatto e la confidenza che in me fu posta… Mi pronunzierei con ciò addirittura per la cocca ad ogni costo… Eh! ci avrei la Maddalena da mandarvi.

      In quella incontrò appunto col suo lo sguardo di Maddalena, la quale aveva negli occhi un lampo, un ammicco d'intelligenza cui Pelone comprese benissimo.

      – Quella sgualdrina, figliuola di Satanasso che Dio la benedica, ha avuto la medesima idea… Sono certo che appena saremo entrati nell'altra stanza, essa se ne corre in Cafarnao passando per la bottega di Baciccia. Dovrei impedirglielo?.. Eh sì; come fare? A meno di rinchiuderla… E d'altronde, se glielo impedissi, ella mi denunzierebbe senza fallo al medichino; e allora… povera la mia pelle!.. Uhm! uhm! sarà forse meglio lasciar andare le cose come vogliono andare.

      S'accostò col suo passo silenzioso e colla sua tosse profonda a Barnaba, e gli disse quasi in confidenza:

      – Sono ai vostri ordini.

      Barnaba passò primo nella stanza dell'uscio a vetri colle tendoline rosse, e l'oste lo seguì; ma nell'entrare egli potè vedere colla coda dell'occhio la Maddalena, che sgusciava fuori della porta d'entrata.

      – La pettegola ci va davvero! Pensava Pelone: ora sì che mi trovo proprio fra l'incudine e il martello. Bisogna ch'io parli con costui di guisa da non destarne il menomo sospetto, e bisogna che chi mi ascolterà di dietro l'assito non possa arguirne tutto il tenore dei miei rapporti colla Polizia… Basta! Non sono poi così novellino da lasciarmi facilmente intascare.

      Ma il discorso che di botto incominciò il suo interlocutore fu tale e così inaspettato per Pelone, che egli non potè a meno di rimanerne tutto sbalordito.

      – Sai tu quello che mi capita, vecchio Pelone? Una cosa inaspettata, inaudita, una scelleraggine che non può aver la compagna… Oh va e frustati la vita, beccati il cervello e consuma i tuoi migliori anni e corri ogni maggior pericolo per servire a dovere i potenti ed il Governo… Ecco il bel compenso che te ne danno! Ecco la bella gratitudine che hai da aspettarti!.. Sai tu quel che mi capita, Pelone?

      Con un atto che gli era abituale quando voleva fermare più specialmente l'attenzione della persona a cui parlava, strinse il braccio del bettoliere e soggiunse a voce più bassa:

      – Io sono mandato via dal servizio senza un nè due, sono cacciato sul lastrico come si caccia fuor della porta a calci un cane che ha il torto di non piacer più ad un malvagio padrone. Che diventi arrabbiato, o crepi di fame, o gli uomini del municipio gli facciano tirar le cuoia col boccone avvelenato. Che importa?.. Io, io stesso, ne sono a quella, Pelone.

      Questi non dissimulò punto il grandissimo stupore che gli cagionò un simile discorso di cui non avrebbe mai più sognato avesse da sentir l'uguale.

      – Davvero!.. Possibile!.. Voi privato dell'impiego?

      – Scacciato come un servo inutile od infedele, ti dico: ripetè Barnaba dando alla sua fisionomia tutte le sembianze d'un'ira e di un dolore che in realtà non aveva da far molto sforzo nè impiegar molta arte per fingere.

      Ma in Pelone, che a prima giunta era stato preso dalla sorpresa della meraviglia soltanto, erano ora entrati il sospetto e la diffidenza.

      – Uhm! diss'egli fra sè: adagio Biagio; qui c'è qualche tranello…

      Tossì per due minuti di seguito affine di non aver da parlare, e intanto fissò ben bene quel suo sguardo affondato nella faccia dell'interlocutore; non potè a niun modo penetrare in costui, al di là di quella sembianza esteriore, maschera o verità che fosse, cui mostrava nell'espressione del viso.

      – Ma come!.. Ma perchè successe egli codesto? domandò poscia Pelone quand'ebbe finito di tossire.

      – Come? rispose con amarissima ironia il poliziotto. Perchè? Nella più semplice maniera e per la più legittima ragione del mondo. V'è per costà un'illustre cortigiana venuta su dal fango del trivio alla suntuosità d'un appartamento di primo piano, grazie alla corruttela di ricchi e potenti viziosi, fra cui primo un principotto dal cervello di passero e dal cuore di lucertola…

      – Oh oh! esclamò scandolezzato Pelone; messer Barnaba, come parlate voi?

      E intanto il furbo di bettoliere pensava:

      – Questo è un tranello, gli è certo; in guardia. Pelone!

      Barnaba da canto suo ficcò lo sguardo entro le affondate occhiaie dell'oste.

      – C'è qualcheduno che possa udire le nostre parole qui? domandò egli bruscamente.

      – Nessuno, nessuno affatto: rispose l'oste con premura; e mentre il poliziotto girava intorno uno sguardo scrutatore che pareva voler penetrar le muraglie. Pelone soggiungeva fra sè e sè:

      – Ci sei tu, carino, che il diavolo possa torcerti il collo, maladetta d'una spia… e basta!

      – Se dunque nessuno ci può sentire, lasciami parlare a modo mio, corpo di mille diavoli, chè la bile mi affoga: ripigliava Barnaba. Una sì nera ingratitudine non grida ella vendetta?.. Essi credono di potersi sbarazzare d'un uomo della mia fatta, come d'un babbeo qualunque: e s'ingannano. Darei non so quanto e sarei capace di non so che cosa per farla loro pagare…

      Tornò a mettere la destra sul braccio dell'oste.

      – Dà un po' retta, Pelone: aggiunse abbassando la voce. Ad un'associazione di individui coraggiosi e senza scrupoli che si vogliano ricattare col fatto loro dei torti che subiscono dalla sorte e dalla società, oh non ti pare che sarebbe un acquisto niente affatto disprezzevole quello d'un uomo come son io?

      Pelone

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