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La plebe, parte IV. Bersezio Vittorio
Читать онлайн.Название La plebe, parte IV
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Автор произведения Bersezio Vittorio
Жанр Зарубежная классика
Издательство Public Domain
– Dove vai, Virginia, a quest'ora? le domandò.
Ella si confuse, arrossì, balbettò, ed insistendo lo zio nella richiesta, rispose:
– Vado a consolare una mia amica e compagna di collegio a cui è capitata una grande sventura.
– Chi?
Virginia si confuse e arrossì vieppiù.
– Chi? ripetè il marchese osservando attentamente la ragazza.
– Maria Benda.
– La sorella dell'avvocato?
– Sì.
– Ah! – Stette un istante guardando la nipote con fissità osservatrice, ma non ostile, nè severa; – questa grande amicizia è nata da ben poco tempo, che prima d'ora mai non vi fu fra voi attinenza di sorta.
Virginia chinò il capo e non disse parola. Lo zio la prese per mano con un'autorevolezza piena di affettuoso interessamento.
– Vieni, vieni meco, Virginia, soggiunse. Conviene che ci parliamo noi due. – Andate ai fatti vostri, voi: disse alla fante, e trasse con sè la nipote in quel suo studiolo in cui siamo già penetrati parecchie volte.
Maurilio, più veniva accostandosi alla casa di Francesco e più sentiva in cuor suo diminuire quel tristo sentimento d'odio che gli era sorto verso l'amico. Anzi la riazione che avveniva nella sua natura fondatamente buona, lo faceva a poco a poco ancora più sollecito, ansioso e dolente del pensiero che a Benda avesse potuto accadere disgrazia. Ciò lo mosse ad affrettare il passo così che giunse al portone della casa, quasi correndo. Entrò egli nel casotto del portinaio e interrogò Bastiano che stava seduto con un gran braciere in mezzo alle gambe, fumando la sua pipa.
Apprese che Francesco non era ancora rientrato, e che in famiglia non si aveva sospetto nessuno del pericolo del giovane. Si fermò alquanto nel camerino del portinaio ad aspettare, poi non potendo più stare alle mosse, uscì ed andò a scalpitare con impazienza la neve dei viali. Avrebbe voluto camminare incontro alla novella per apprenderla più presto, ma non sapeva da qual parte Francesco e i suoi compagni fossero per giungere; pensava all'ansietà che, maggiore certo della sua, provava a quel medesimo tempo Virginia, e in parte se ne arrabbiava con invida gelosia, in parte se ne accorava come quegli che a lei avrebbe voluto risparmiare ogni affanno.
E intanto il giorno se ne andava e in quell'annuvolato aere scendeva assai presto il primo scuriccio della sera. Maurilio, intirizzito ornai dalla brezza invernale che spirava gagliarda, vide finalmente una carrozza che veniva a quella volta al trotto serrato d'un cavallo di prezzo. Questa carrozza si fermò innanzi al portone, un giovane signore ne discese frettoloso con aria visibilmente preoccupata ed entrò nella casa. Maurilio indovinò che con quel signore era giunta la novella, e dal volto del messaggiero capì che la non era lieta. Era diffatti il conte San-Luca che veniva a preparare la famiglia alla luttuosa vista del figliuolo ferito. Il sangue diede un rimescolo al nostro giovane; avrebbe voluto entrare colà e domandarne, e non osò; vide il conte venir fuori della casa, la faccia ancora più conturbata di prima, salir nel legnetto e questo ripartire, senza ch'egli avesse la risoluzione di spiccarsi dal luogo, di fare checchessiasi.
E di qual misura era la disgrazia che ormai non dubitava più fosse capitata a Francesco? Stette lì ad aspettare ancora senza sapere al giusto che cosa. Mezz'ora dopo giungeva a lento passo la carrozza che portava il ferito. Nelle tenebre della sera, Maurilio si cacciò innanzi di guisa da scorgere il meglio possibile, s'appiattò dietro il tronco di un albero là dove la carrozza doveva voltare per entrar nel portone, e mentre questa gli passava a un metro appena di distanza, gettò in essa avidamente lo sguardo. Travide la faccia pallida di Francesco appoggiata alla spalla di Giovanni Selva; negli occhi sbarrati del ferito che fissavano la casa paterna, scorse l'ansia ed il dolore fisico e morale. Maurilio non fu visto da nessuno; e' si ritrasse indietro quasi con ispavento e con orrore di sè medesimo. L'empio desiderio che nell'accesso del suo geloso furore aveva poco prima formolato, gli tornò in memoria come un rimorso, e gli parve poco meno che d'esser egli eziandio colpevole di quel sangue.
Dal suo nascondiglio vide sotto il portone, di cui Bastiano aveva spalancato le imposte, le dolorose accoglienze cui padre, madre e sorella facevano al povero ferito, che con riguardosa cura fu tratto fuor di carrozza e condotto al piano superiore; vide traverso i vetri delle finestre dell'abitazione il correre di qua e di là di lumi per l'affaccendarsi a provvedere le cose occorrenti al misero giovane; voleva entrare e domandarne e non osò: sperava che uno di quelli che accompagnavano Francesco uscisse ed egli potesse da lui informarsi e nessuno veniva. Finalmente il pensiero di Virginia, la quale stava sempre attendendo, che in lui s'era affidata, ed alla cui fiducia non voleva fallire, lo decise; entrò, chiese di Selva, lo ebbe a sè, apprese come stessero le cose, e addoloratissimo prese correndo la via del ritorno al palazzo Baldissero.
Virginia aveva giustamente mandato in cerca di lui. Maurilio le comparve innanzi ancora tutto affannato della sua corsa.
– So che il suo amico è stato ferito, le diss'ella con una specie di brusca vivacità che era irrequietezza dell'animo commosso e sgomento; ma se e quanto sia pericoloso il suo stato, lo ignoro. Può Ella apprendermi il vero?
Maurilio mestamente le ripetè quanto a lui medesimo aveva detto poc'anzi Giovanni.
La ragazza lo ascoltò fredda, immota, si sarebbe detto quasi indifferente. Quand'egli ebbe finito, essa fece un moto della testa che significava insieme ringraziamento e congedo, e disse semplicemente, ma la sua voce tremava un pochino:
– La ringrazio.
Il giovane uscì, e Virginia abbigliatasi e comandato alla fante si abbigliasse per accompagnarla, voleva accorrere presso di Francesco a vederlo, confortarlo, apprendere co' suoi occhi medesimi la fatal verità.
– S'egli morisse, pensava, ed io non potessi manco più dargli un addio!
Era per uscire, come vedemmo, quando s'incontrò collo zio che ne la impedì, conducendola seco nello studiolo.
– Aspettami qui un istante, le disse: devo dare pochi ordini e poi sono da te.
Ebbe a sè il figliuolo, e comunicatogli la sovrana decisione, comandò che immediatamente si recasse nella cittadella, dove già erano trasmessi gli ordini opportuni per riceverlo. Ettore non rispose una parola: s'inchinò e fu sollecito a recarsi in fortezza. Eravi diffatti già aspettato, ed a lui – vedete gioco del caso! – toccò appunto quella camera nella quale due giorni prima era stato rinchiuso come prigioniero politico il suo rivale ed avversario Francesco Benda.
– Virginia: cominciò così a parlare alla nipote il marchese di Baldissero, poichè fu rientrato nello studiolo, dove la ragazza stava attendendolo. Hai tu confidenza in me? Ti pare che io la meriti intiera e compiuta la tua fiducia?
La giovane stava dritta presso il camino e guardava fisamente la fiamma che volteggiava sulle legna nel focolare. Anche sulle sue guancie, precisamente come una fiamma, andava e veniva a volta a volta una vampa di rossore, un'onda di sangue che coloriva la sua pallidezza un istante, e spariva. Ella era levatasi dalle spalle il mantello e gettatolo comecchessiasi sopra una seggiola, s'era tolto del paro il cappellino e lanciatolo a quel modo. Le sue chiome abbondanti color d'oro, coi ricci cascanti sul niveo collo chinato, splendevano alla luce della lampada che era stata accesa sulla caminiera. Al di sopra della lampada pareva chinarsi sopra di lei il grande crocifisso d'avorio dalle braccia tese, e il riflesso rosato del lume dava a quel volto mite e sofferente scolpito dall'artista un'espressione che sembrava pietà.
Alle parole dello zio, Virginia alzò il capo reclinato, e guardando con franchezza e intenerimento insieme la bella figura del vecchio gentiluomo, rispose con voce vibrante d'emozione:
– Oh zio! Ella è l'unica persona al mondo in cui io possa aver fiducia e debba. E non vi ha alcuno che più la meriti di Lei.
Il marchese le pigliò una mano.
– Io ho fatto sinora tutto il mio possibile, perchè meno aspra e funesta ti fosse la tremenda sciagura a cui ti volle condannare il Signore: quella di non aver più nè padre, nè madre.
Virginia alzò gli occhi