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La plebe, parte II. Bersezio Vittorio
Читать онлайн.Название La plebe, parte II
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isbn
Автор произведения Bersezio Vittorio
Жанр Зарубежная классика
Издательство Public Domain
– È vero, è giusto: esclamò essa. Dove non si dia lavoro all'uomo c'è nulla di fatto… Ah! un uomo che cerca lavoro per mantenere la sua famiglia, qualunque sia stato il suo passato, dovrebbe sempre trovarne… Non è vero mamma? Oh andate là, Paolina, che noi vi comprendiamo. Avete avuto la migliore ispirazione del mondo a venirvi raccomandare alla mia buona mamma. Essa parlerà in vostro favore al babbo, e quando essa parla, papà non può a meno che darle ragione… Dunque io ritengo la cosa per bella e fatta.
– Ah! Dio l'ascolti e la benedica! Esclamò la povera donna stringendo le mani ed illuminando il volto d'un raggio di gioia come da lungo tempo non era più comparso sui patiti lineamenti della sua mesta fisionomia.
– Un momento, un momento: disse allora la madre di Maria, metà sorridendo, metà con aria di rampogna. Non corriamo per la posta. Tu pazzerella, soggiunse volgendosi alla figliuola, sei solita a vedere per cosa fatta quello che desideri, e colla tua testolina, vai, vai, che nessuno più ti può frenare…
Maria mostrò a sua madre la faccia di Paolina che, a tali parole, spento quel lampo di gioia, erasi di nuovo rannuvolata tristissimamente.
– Ah mamma: esclamò la giovanetta: vedi come s'è subito di nuovo abbattuta questa povera donna!
E la signora Teresa, vivacemente:
– Non dico già che non siavi di ciò nessuna speranza. Io ben volentieri mi prenderò l'incarico di parlare a mio marito.
– Dunque la cosa è fatta: interruppe la fanciulla, battendo insieme le mani. Figurati se il papà vorrà dir di no ad una cosa che gli domandi tu!.. E ad una cosa simile!!
– Mio marito: soggiunse con tono severo la madre: è il padrone, e nelle decisioni che ha da prendere, egli, meglio dei nostri cervelli, sa vedere quello che si debba.
– Sì, sì, hai ragione, mamma. E gli è appunto per ciò ch'io sono sicura che il babbo s'affretterà a dire un bel sì grosso, appena tu gli abbia parlato.
Teresa, sollecitata più che dalle parole, dagli sguardi della figliuola e della misera donna supplicante, si recò senz'altro indugio nello studiòlo di suo marito.
Il signor Giacomo, all'udire entrare qualcheduno, alzò la testa, e visto sul volto della moglie un certo impaccio, una certa timidità con qualche sollecitudine, avvisò tosto che la veniva per domandargliene alcun che; onde, affine di incoraggiarla, prendendo un'aria ridente, disse:
– Sei tu Teresa? Oh oh scommetto che tu hai bisogno di me per qualche cosa.
– Bisogno, no: rispose la brava donna esitando. Sono venuta a pregarti d'un favore… d'un grosso favore… ma per altri.
Giacomo respinse da sè il libro di conti che aveva dinanzi, e volgendosi di meglio col suo seggiolone verso la moglie, le disse con accento fra premuroso e fra scherzevole:
– Parla, parla pure; ma che sì che indovino. Si tratta di qualche capriccietto di sor Francesco, il quale, non osando manifestarmelo egli stesso, ha incaricato te di venirmene a domandare…
Teresa scosse la testa in segno negativo.
– Oppure di quella pazzerella di Maria, eh?
– Nemmeno. Trattasi di quella povera donna che è venuta adesso.
Il signor Benda s'aspettava così poco questa risposta che la sua fisionomia ne mostrò un alto stupore.
– Ah ah! Paolina vuol dire?
– Appunto.
– Ebbene? che cosa vuoi tu per essa? Ancora del denaro da darle?
Teresa espose la supplicazione della moglie di Andrea e la confortò con tutte quelle ragioni che seppe. Giacomo aveva preso sulla scrivania un tagliacarte e se ne batteva le nocca delle dita, lasciando parlare la donna senza interromperla e senza dar segno alcuno dei suoi sentimenti. Quando Teresa ebbe finito, egli stette ancora alcun poco in silenzio, come se meditasse tuttavia sul partito da adottarsi, poi disse con tono di rincrescimento, ma insieme di irremovibile fermezza:
– Duolmi assai non contentarti, poichè tu mostri desiderar codesto, mia buona Teresa; ma invero non lo posso e non lo debbo. Nelle officine non vi è assolutamente il posto per nessun nuovo operaio, e si presentasse anche il migliore di essi, in questo momento io non potrei accoglierlo se non mandandone via un altro per fargli luogo. Tu non mi vorresti già consigliare nel caso presente che io licenzii un buono e bravo lavoratore che mi serve bene per sostituirlo col tuo protetto, cui siamo già stati obbligati a scacciare tre volte per indisciplina, per mancanza ai suoi doveri, per pessima condotta? Tu mi dirai invece che, trattandosi di fare un atto di carità, si può bene prendere un operaio più del bisognevole; ma io, come uomo di affari, non sono di questo avviso. La carità è una cosa e l'esercizio di un'industria è un'altra. Chi volesse tener questo con tutte le nobili ispirazioni ed esigenze di quella, andrebbe presto in malora ed avrebb'egli bisogno della carità altrui. Un'impresa industriale deve limitarsi a dar pane, soltanto a quelli a cui ha da dar lavoro, e che quindi le sono utili efficacemente. Quest'obbligo di buona amministrazione non è soltanto il mio particolare interesse che me lo dà, ma quello altresì di coloro che mi si sono associati all'impresa, che hanno fiducia in me, nella mia attività, onestà e intelligenza per investire nella nostra impresa i loro capitali o il loro lavoro, ed ai quali io recherei una sottrazione di utili per far loro esercitare inconsciamente un atto di carità. È una cosa tanto da poco, mi dirai: ma io sono assoluto ne' miei principii e non ammetto eccezioni. Se si fa codesto favore per costui, perchè non dovrebbe farsi per tutti gli altri che si trovano nella medesima condizione, finchè ci sia un margine di guadagno da poter impiegare in paghe di operai non necessarii? E ne andiamo fino a quelle assurde teorie che proclamano alcuni matti in Francia, le quali sarebbero la rovina di tutti i capitali, val quanto dire la distruzione della proprietà e di ogni ricchezza privata e pubblica. Ma ti dirò di più, che nel caso concreto, ancorchè ci fosse veramente un posto nei laboratorii, non vorrei darlo a quell'Andrea, il quale non recherebbe fra i miei operai che cattivi consigli, tristi esempi e funeste tendenze… Si è corretto, tu vuoi dirmi. Sarà; voglio crederlo, ma siccome l'ho già sperimentato due volte, preferisco che altri faccia la terza prova… To', dà a quella povera donna questo napoleone d'oro; ma dille che per suo marito non c'è posto nessuno.
All'espressione del volto della signora Teresa, quando tornò nella sua stanza dove l'aspettavano Maria e Paolina, quest'ultima tosto s'accorse che ogni speranza era perduta; ma quando la moglie di Giacomo ebbe manifestata la definitiva sentenza di suo marito, il dolore di Paolina fu tanto, che mandando appena un sospiro, svenne.
Maria e sua madre le furono intorno con ogni argomento atto a farla risensare, e quando la poveretta fu tornata in sè, con ogni fatta buone parole l'assicurarono che esse non l'avrebbero abbandonata, che fino a quando suo marito avrebbe trovato lavoro avrebbero provveduto alla misera famiglia.
Ma intanto l'infelice donna era così debole che a tornare a casa sua tanto lontano, le forze non le bastavano a nissun modo. Maria, coll'assenso della madre, fece attaccare i cavalli alla carrozza per condurvela e volle scortare ella stessa la povera donna recando seco un buon paniere con provvigioni di bocca e d'abiti e di biancherie, cui Bastiano il portinaio, che conosciamo, accompagnando la padroncina, avrebbe portato fin su nella soffitta di quella povera gente.
I bambini piangevano domandando del pane, Andrea non sapeva più quali parole trovare di promessa di minaccia per acchetarli. Le provvigioni recate da Bastiano nel grosso paniere, giunsero opportune come la manna agli Ebrei nel deserto. Andrea, udendo la sentenza del signor Benda che lo escludeva dalle sue officine, pronunziò una brutta bestemmia, e curvando il capo con atto di disperazione, disse cupamente:
– Ah! quando ad un uomo si chiude tutte le vie dell'onesto guadagno, bisogna bene allora, che egli…
Ma Paolina lo interruppe:
– Ne troverai di lavoro, cercandone indefessamente, e intanto la buona signora Maria ha promesso che non ci avrebbe abbandonati.
– No: disse la giovane, a cui la vista di quella miseria stringeva dolorosamente il cuore. Mia madre ed io non vi abbandoneremo.
– La