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da Filadelfia, che, incontrata la nave, che lo portava, sulle coste di Terranuova dalla fregata inglese la Vestale, e presa, fu egli fatto prigione. Aveva bene subito, accortosi del pericolo, fatto getto di tutte le sue scritture pubbliche, ma per la celerità e la destrezza di un marino inglese furon tratte dall'acqua, ed a salvamento condotte, prima che si sfacessero. Fu Laurens condotto a Londra, e confinato, come reo di Stato, in fondo della Torre. Tra le scritture intraprese, i ministri britannici ebbero fra le mani quel trattato, di cui abbiamo favellato, e parecchie lettere tutte risguardanti la pratica di Aquisgrana. Tosto Jorke ne levò all'Aia un grandissimo romore. Richiese in nome del suo Re gli Stati Generali, non solo facessero disdetta del procedere del pensionario Van-Berkel, ma ancora ristorassero prontamente la offesa, e quello, ed i suoi complici traessero a condegno castigo, come perturbatori della pubblica pace, e violatori dei diritti delle nazioni. E siccome gli Stati Generali si peritavano alla risposta, così egli faceva nuove e caldissime istanze, perchè si risolvessero. Ma quelli, che non si volevano affrettare, e che andavano molto renitenti allo scoprirsi, sia perchè erano pei loro ordini pubblici di necessità molto tardi al deliberare, sia perchè avrebbero voluto raccorre prima a luoghi sicuri le ricchezze loro, ch'erano o portate dalle navi sui mari, od ammassate per la securità della pace nelle proprie isole quasi senza niuna difesa, risposero, che avrebbero considerato. Da un altro canto i ministri britannici, che avevano fretta, perciocchè ardevano di desiderio di por la mano addosso a quelle ricchezze, intendendo anco, che gli Olandesi non avessero tempo di fare i necessarj apparecchiamenti di guerra, fecero le viste di non esser contenti a quella risposta, e rivocarono incontanente l'ambasciador loro dall'Aia. Seguirono poco dopo da ambe le parti i soliti manifesti. Così portò la condizione de' tempi, che finalmente fossero interrotti gli uffizj di benevolenza tra due nazioni da lungo tempo congiunte in amicizia, e che avevano molti e grandi interessi comuni. La quale guerra altrettanto fu più grave all'Inghilterra, in quanto ch'era l'Olanda un nemico vicino, e molto perito sulle navali armi. Ma da una parte l'orgoglio, forse necessario ad uno Stato possente, e la gola dell'arraffare sempre condannabile, e non mai saziata, dall'altra le discordie intestine, e la debolezza delle armi terrestri, ch'erano causa, che più si temesse dei vicini di terra-ferma, di quello, che sarebbe stato richiesto all'independenza, fecero di modo, che fu rotta un'antica amicizia, e nacque una guerra che tutti gli uomini prudenti, i quali s'intendevano dello Stato, condannarono ed apertamente biasimarono.

      Ripigliando ora, ove lasciammo, delle cose, che giravano sulla terra-ferma d'America, egli è da sapersi, che dopo la presa di Charlestown, e la invasione nella meridionale Carolina un grande e maraviglioso cambiamento si era fatto negli animi di quei popoli; e che vi nacque la salute da quegli stessi casi, che parevano una instante rovina pronosticare. Tanto è vero quello, che i nostri maggiori vollero significare con quel proverbio loro, gran pesto fa buon cesto; il che altro non vuole significare, se non se che lo sprone dell'avversità fa fare agli uomini in utile loro di quelle cose, che gli allettamenti della prospera fortuna non possono. Imperciocchè le disgrazie della Carolina non che sbattuto avessero gli Americani, parve per lo contrario, che nelle menti loro maggior ostinazione, e nei cuori maggior coraggio infondessero. Venne meno in essi quella tiepidezza, alla quale nei precedenti anni erano stati soggetti, e che di tanto danno era stata cagione alla Repubblica, e di tanto dolore ai Capi di essa. Ognuno s'incendeva di nuovo ardore per soccorrere alla patria. Tutti s'inanimavano a sviscerarsi intieramente ai servigj della repubblica. Avresti detto, esser tornati i primi tempi della rivoluzione, quando sì grandi erano il consenso e l'ardore degli uomini in questa impresa loro contro l'Inghilterra. Molti scordarono gl'interessi privati per non pensare, che a quei del pubblico; e tutti andavano dicendo, doversi cacciare il crudelissimo nemico da quelle fertili terre; doversi soccorrere ai fratelli del mezzodì; doversi quelli avanzi di satelliti britannici scappati a mala pena al ferro americano spegnere del tutto; doversi la guerra con un estremo sforzo di breve terminare. Così negli Americani operarono le avversità, che quando parevano più depressi e più conculcati, risorgevano coll'animo più costante e più pertinace. A questi novelli spiriti davano incentivo le recenti ruberie commesse dalle genti del Re nella Carolina e nella Cesarea; speranza l'osservare, che l'accidente seguìto dell'occupazione di Charlestown partito avesse, e sì lungo spazio tra di loro separate le forze del nemico, sicchè più facilmente, o una parte o l'altra potrebbero venire oppresse. Alla quale speranza maggior forza accrescevano le certe novelle, che si avevano, del non lontano arrivo degli aiuti francesi, e molti già facevano cosa fatta la conquista della Nuova-Jork, colla quale speravano di ristorarsi della perdita di Charlestown. Infatti era allora ritornato in America De La-Fayette con liete novelle della Francia; già essere imbarcate le genti; già le agevoli prue portatrici degli aiuti essere volte alle americane spiagge; già esser vicine ad afferrarle. La cosa era vera. Il marchese stesso si era nella patria sua con molto ardore in ciò affaticato, e non ne era partito, se non quando già tutto era in pronto. Del che molto e Washington, ed il congresso lo ringraziarono. Oltrechè la presenza sua tanto grata a quei popoli gli aveva molto confortati, nacque ancora, che si andavano incitando e pungendo l'un l'altro per non iscomparire a paragone dei vegnenti alleati. Affermavano, esser vergogna, e che sarebbero ben degni stati di eterno biasimo, se per propria infingardaggine guasta e perduta avessero quella occasione, che offeriva loro la vicina e possente cooperazione della Francia. Dicevano, gli occhi di tutta l'Europa essere rivolti a loro, e che dalla guerra di quell'anno doveva pendere l'independenza, la gloria, la fortuna tutta dell'americana repubblica. Il congresso poi, e tutti gli altri maestrati, siccome pure gli uomini d'autorità nell'universale, opportunamente si giovarono di questo novissimo calore degli animi, e niuna cosa lasciarono intentata, perchè e si conservasse, e si accrescesse, e più largamente si diffondesse. Scrisse il congresso lettere circolari a tutti gli Stati, molto infiammatamente esortandogli a riempir le compagnie, ed a mandar all'oste quella parte di soldati, che a ciascun di loro si apparteneva. La stessa cosa operarono i generali Washington, Reed ed altri capitani di riputazione. La cosa ebbe effetto. Riavuti gli spiriti, i soldati, seguendo l'esempio dei capitani, s'andavano sotto le insegne riducendo. In ogni parte risorgeva il nome del congresso. Perchè poi non venisse meno la pecunia pubblica, gli uomini abbienti si obbligarono per ogni banda a pagar grosse somme in sollievo dell'erario pubblico allora sì scarso. Queste cose si facevano principalmente nella città di Filadelfia; ma l'esempio era fruttuoso. Si propagava nel contado e nell'altre province. Le donne filadelfiesi, fatta guidatrice della impresa la moglie di Washington, donna di grande dassaiezza, mostrarono in ciò un grandissimo amore verso la patria. Oltre la pecunia, che si obbligarono di pagar del loro, andavano di casa in casa esortando i cittadini a volere delle facoltà loro soccorrere alla repubblica. La cosa non rimase senza effetto; perciocchè accattarono grosse somme di denaro, che nell'erario pubblico portarono, acciocchè fosse usato nei caposoldi da darsi a quei soldati, che meritati gli avessero, ed in accrescimento di paga a tutti. Le donne del contado e delle altre province imitarono l'esempio. Ma un ordinamento, che fu fatto a quei dì, e che degno è di particolar menzione, quello fu di un Banco pubblico, il quale coi denari dei soscrittori, dei prestatori, e del congresso potesse ai soldati sovvenire. Nel che il congresso ebbe non solo consenzienti, ma ancora richiedenti le buone borse della Pensilvania. Si obbligassero i soscrittori a fornire un capitale di trecentomila lire di moneta pensilvanica nella ragione di sette scellini e sei pensi per ogni dollaro di Spagna. Avesse il Banco due direttori; avessero questi facoltà di accattar denaro in sul credito del Banco per sei mesi, o per minore spazio, e di dare scritte a' prestatori, le quali fruttassero un interesse del sei per centinaio; ricevesse il Banco la pecunia pubblica del congresso, cioè il sommar delle tasse, e quando queste ed i denari dei prestatori non bastassero, fossero tenuti i soscrittori ad effettivamente fornire quella parte, che sarebbe creduta necessaria, delle somme, le quali sodate avessero; i denari ricevuti nei modi che abbiam detto, siccome pure le scritte dei direttori in niun altro uso si potessero impiegare fuori che in quello del procacciar provvisioni all'esercito; creassero i soscrittori un fattore, l'uffizio del quale fosse di fare i procacci, e le cose procacciate, come a dire carni, farine, rum, ed altre rimettere al capitano generale, od al maestrato sopra la guerra; avesse questo fattore facoltà di trarre pel denaro speso nei procacci sopra i direttori. Dovesse inoltre il fattore aprire un fondaco, il quale riempisse di rum, di zucchero, di caffè, di sale e di altre grasce, che servono all'uso comune degli uomini, le quali grasce tutte obbligato fosse a vendere a minuto ed al medesimo prezzo, col quale le aveva comperate all'ingrosso, a coloro, dai quali comperato avesse le provvisioni per l'esercito; e ciò a fine di poter dai medesimi ottenere, e più

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