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giù, verso le proprie scarpe da ginnastica malconce, i jeans scoloriti e il top di cotone dai colori vivaci. Si era sentita bene con se stessa mentre si preparava quel mattino e si era messa perfino un po’ di trucco, ma ora si chiedeva se avesse fatto abbastanza. Non le erano rimasti molti soldi e non sarebbe stata pagata per il lavoro all’emporio prima della fine della settimana. E a quel punto avrebbe dovuto pagare la stanza per la settimana successiva e il cibo.

      Sospirò, mentre l’eccitazione che l’aveva pervasa fino a poco prima scompariva rapidamente.

      Riuscì a sorridere a tutti quelli che incontrava mentre si dirigeva verso il negozio, e sulla porta fu accolta da Delores.

      “Buongiorno. Non sono in ritardo, vero?” Carla si sentì arrossire mentre la donna si accigliava.

      “Certo che no, cara. Stavo giusto per fare un salto a comprare dei bagel freschi per accompagnare il nostro caffè. Non so te ma io sono affamata.” Delores le sorrise e fece una risatina cospiratoria.

      “Bene, menomale.” Carla sospirò di sollievo ed entrò all’interno del negozio.

      “Buongiorno.” Frank era in piedi dietro il bancone, mentre due donne stavano brontolando sul prezzo delle patate nella corsia di sinistra.

      “Buongiorno, Frank. Delores ti ha lasciato a difendere il fortino?”

      Lui ghignò. “Solo fino al tuo arrivo. Sei in anticipo, comunque.”

      Carla guardò l’orologio appeso al muro e fu contenta di vedere che mancavano solo venticinque minuti alle nove. Vide tutti i quotidiani sul bancone e si rese conto che Frank e Delores avevano iniziato a lavorare ben prima di lei.

       Ecco perché Delores era affamata!

      Prese il posto di Frank con un sorriso.

      “Oh, quasi dimenticavo… qualcuno è venuto a cercarti qui, ieri sera,” disse Frank, facendo capolino dal retrobottega.

      Carla sentì il cuore battere come impazzito e lo stomaco contrarsi. Si sentì male all’improvviso e tremò di paura mentre lo fissava, senza avere il coraggio di chiedergli chi avesse chiesto di lei.

      Capitolo Quattro

      Frank aggrottò la fronte e le prese velocemente le mani mentre studiava il suo viso. “Era solo Matt Shearer. Il giovane allevatore. Non è un problema che sia interessato a te, vero?”

      Carla rilasciò il respiro che non si era accorta di stare trattenendo e sentì tutto il corpo rilassarsi. Ovvio che non si tratti di Jerome: perché diavolo dovrebbe pensare di venire a cercarmi fin qui? Si maledì per la propria stupidità e si lasciò sfuggire una piccola risatina di sollievo.

      “Oh… Matt… no, non è un problema,” riuscì a dire.

      “Era deluso di averti mancata. A proposito, dove alloggi? Ieri mi sono dimenticato di chiedertelo, quindi non ho potuto dirglielo,” continuò Frank, apparendo leggermente più tranquillo.

      La mente di Carla iniziò a correre. Non c’era possibilità di evitare la domanda diretta del suo datore di lavoro. Si sentiva abbastanza al sicuro lì, quindi non era una gran cosa rivelarglielo. “Al Melrose. Lo conosci?”

      Frank sembrava sorpreso. “Sì, lo conosco, è il motel della città vicina. Ma si trova a più di un miglio di distanza. Vieni fino a qui in auto?”

      Carla scosse la testa, i riccioli scuri che le sfioravano il viso.

      “Hai detto il Melrose? Il Melrose Motel? Stai lì?”

      Carla si voltò, vedendo che le due donne avevano finito di lamentarsi delle patate e adesso erano in piedi vicino al bancone, intente ad ascoltare la conversazione. Non c’era modo di negare dove stesse alloggiando, quindi si limitò ad annuire educatamente. “Sì.”

      “Io gestisco un bed and breakfast in città. Perché non rimani qui? È molto più pulito di quel motel e ho un posto libero,” disse una di loro.

      Carla sentì il panico invaderla per la seconda volta quella mattina. Non voleva offendere la signora ma non aveva alcuna voglia di trasferirsi in città, dove tutti sarebbero venuti a conoscenza dei suoi affari privati.

      Era già abbastanza brutto che sapessero qualcosa di lei.

      “La ringrazio, ci penserò su,” promise, incrociando le dita dietro la schiena.

      Delores arrivò in quel momento con la colazione e le due clienti si voltarono per salutarla. Carla passò rapidamente alla cassa i pochi prodotti che avevano scelto e li aveva già imbustati quando tornarono a guardarla.

      “Ooh, hanno un odore delizioso,” sospirò Carla quando Delores le passò accanto con la colazione.

      Delores le rivolse un ampio sorriso. “Ne ho presi un paio anche per te. Appena avrai finito li mangeremo.”

      “Non vedo l’ora!” esclamò Carla, sperando che le due donne davanti a lei capissero il suggerimento e se ne andassero. “Grazie mille,” disse poi, prendendo i soldi. Contò il resto dopo averlo preso dalla cassa per evitare di dover continuare a parlare del luogo in cui albergava, e glielo consegnò con un sorriso, prima di voltarsi e infilarsi nel retrobottega.

      Le due signore uscirono dal negozio borbottando e Carla sospirò.

      “La Signora Hodges stava facendo di nuovo pubblicità al proprio B&B?” chiese Delores con un sorriso mentre porgeva a Carla un grosso bagel.

      “Temo proprio di sì. Spero di non averla offesa.”

      “Ci vuole ben altro per scalfirla,” la rassicurò Frank, allungandole una tazza di caffè. “Quella donna ha la pelle più dura di un rinoceronte. Se una persona fa tanto di dire che ha qualcuno in arrivo, insiste per poterlo ospitare.”

      Carla gli sorrise e prese un boccone della colazione.

      “Grazie mille, è stato molto gentile da parte tua prenderla anche per me,” disse a Delores.

      “Sciocchezze. Fai con calma, tanto da qui sentirai il campanello se entra qualcuno.” La corpulenta signora si sedette al piccolo tavolino da caffè e addentò il proprio cibo, mentre Frank si portava dietro il suo nel magazzino.

      “Ora, raccontami tutto di te,” la esortò Delores senza giri di parole. “Cosa ti porta a Pelican’s Heath? Dove alloggi? Ieri sera mi hanno chiesto dov’eri andata e non riuscivo a credere di non avertelo chiesto.”

      Carla ridacchiò. “Alloggio al Melrose Motel, appena fuori città,” spiegò. “Nonostante quello che ha detto la Signora Hodges, è molto carino e le persone sono davvero amichevoli.”

      “Cosa? Trevor Melrose amichevole? È l’uomo più miserabile che abbia mai conosciuto!” esclamò Delores.

      Carla ridacchiò di nuovo. “È un tipo a posto. Sembra scortese ma in realtà è gentile. È anche Maggie della tavola calda è adorabile. Prepara le colazioni migliori del mondo.” Si pentì subito di averlo detto, perché Delores avrebbe capito che aveva già mangiato. Erano passate un paio d’ore ed era di nuovo affamata, ma non voleva che il suo nuovo capo pensasse che fosse avida.

      “Se lo dici tu, cara,” rispose con un sospiro, poi le fece l’occhiolino.

      Non avrebbe dovuto preoccuparsi. Delores ovviamente non pensava male di lei, e dentro di sé si pentì di aver creduto che le avrebbe detto qualcosa di scortese.

      “Vado io, tu finisci pure la tua colazione,” le disse Delores quando sentirono suonare il campanellino sopra la porta. Poi si alzò e tornò nel negozio.

      Carla mangiò con gusto il bagel caldo, bevendo anche il caffè. Pensò che Delores fosse stata davvero gentile a farle finire la colazione, i suoi datori di lavoro erano sicuramente una coppia adorabile.

      “Hai finito?” chiese Frank uscendo dal magazzino.

      Carla annuì,

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