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lo sguardo al baldacchino che ricopriva il suo letto ... e vide per l’ennesima volta il regalo di suo fratello. Lo Specchio delle Anime era apparso nella sua stanza più di un mese prima ... e lo conosceva bene. Era l'unico specchio al mondo in grado di riflettere il volto di un vampiro. Un tempo era stato l’oggetto più amato di suo fratello.

      Quando aveva chiamato in silenzio Tadamichi, e gli aveva chiesto il motivo per cui glielo avesse regalato, suo fratello aveva risposto: "Perché tu non dimentichi mai ciò che sei.”

      Mentre si guardava nello specchio capì che c’era anche un altro motivo, per cui glielo aveva regalato: era come vedervi riflessa l’immagine di suo fratello. Hyakuhei si coprì gli occhi con una mano, per spazzare via quell’immagine.

      Credeva di far infuriare Tadmichi, quando gli aveva confessato che stava uccidendo i suoi mezzosangue solo per il semplice fatto che se li trovava tra i piedi…o perché si trovavano nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Ma le sue parole non lo avevano minimamente turbato. Tadamichi gli aveva solo ricordato che erano loro due a governare la città e che quindi spettava a entrambi il potere sui demoni.

      In qualche modo, era riuscito a fargli capire che …anzi, ci provava gusto a vederlo uccidere i suoi figli. A volte era quasi felice di avergli fornito quel macabro intrattenimento…qualcosa su cui sfogare la sua rabbia…e che gli ricordasse qual era la sua vera natura. Hyakuhei si guardò di nuovo nello specchio, frustrato dalla capacità di manipolazione di suo fratello. Erano entrambi dei mostri assassini, e Tadamichi non perdeva occasione per ricordarglielo.

      Negli ultimi mesi, Hyakuhei aveva notato che ogni volta che suo fratello dava vita a un nuovo vampiro sembrava indebolirsi, generando mezzosangue deboli e incapaci, costantemente assetati di sangue. Un vampiro di razza pura non si nutriva che una volta all’anno e non lasciava traccia del suo passaggio. Ma era in grado di sopravvivere a lungo anche se digiunava, magari in attesa di trovare una vittima umana degna del suo palato raffinato. Quei mezzo sangue invece…dovevano nutrirsi ogni notte e, una volta sazi, massacravano la propria vittima lasciando evidenti tracce del proprio passaggio.

      Un vero vampiro non si sarebbe mai comportato a quel modo ... un vampiro di razza pura amava sedurre gli umani e ridurli in schiavitù, per poi nutrirsi di loro ogni tanto, solo per placare la propria sete…ma li lasciava comunque in vita. Tra lui e il fratello non era possibile stabilire chi fosse il migliore. Tuttavia una cosa era certa: più Tadamichi s’indeboliva e perdeva coscienza del vampiro di razza pura che era, più la città si riempiva di mostri disgustosi, che andavano a fare cumulo tra i rifiuti.

      Sentiva già un terribile desiderio di andare in città e farne parte. Non aveva bisogno che Tadamichi gli ricordasse chi era ... poteva già sentire il bisogno della caccia. La sua fame cresceva non solo per il bisogno di nutrirsi ... ma anche per l’ansia di sentirsi parte di qualcosa. E incolpò di questo il fratello.

      Hyakuhei si infilò la camicia di seta nera avvicinandosi alla finestra e scostò la tenda, ora che il sole era tramontato. Lanciò uno sguardo al panorama. "Bel muro!" si disse sarcastico. Il suo panorama si riduceva a un edificio di mattoni in un vicolo scuro. Ma c’era un motivo, per cui aveva scelto proprio quell’appartamento: anche se era in grado di sopportare per qualche istante la luce violenta del sole, tuttavia non era proprio il caso che si risvegliasse con i suoi raggi puntati sul letto.

      Stava per voltarsi, quando qualcosa catturò la sua attenzione e diede al vicolo un’occhiata più approfondita.

      Là… appoggiato al muro in fondo, appena fuori dalla portata dei lampioni, c'era un giovane forse sui vent'anni. Hyakuhei guardò con sospetto il suo look da studente del college, sapendo che si nascondeva ben altro sotto quei vestiti. Poteva sentirgli addosso l'odore del sangue anche attraverso la finestra chiusa. Il viso in ombra si voltò appena e Hyakuhei poté vedere il bagliore di una luce innaturale emanare dai suoi occhi.

      Se c'era una cosa che Hyakuhei non sopportava era che qualcuno sconfinasse nel suo territorio. Per quel motivo lui e il fratello gemello si era divisi nei due lati della città. Non poteva permettere a quei mezzosangue assassini di nutrirsi proprio sotto casa sua. Se era questo ciò che suo fratello desiderava vedere...che ammazzasse i suoi figli…bene, lo avrebbe accontentato!

      Hyakuhei allungò la mano e aprì la finestra senza emettere un suono.

      Prima che potesse saltare nel vicolo, udì dei passi provenire dal fondo e si fermò. Attese che lo stupido umano cadesse nella trappola mortale. Chiunque fosse ... se lo meritava, solo per il fatto di essersi addentrato in quel vicolo buio.

      I demoni non erano gli unici pericoli della notte in città ... anche la marmaglia umana composta da rapinatori e stupratori si nascondeva nell'oscurità dei vicoli. Forse avrebbe lasciato che il vampiro facesse il suo ultimo pasto prima di ucciderlo ... era il minimo che potesse fare. Non doveva niente a quella stupida popolazione umana. Non doveva niente a nessuno.

      Si appoggiò al davanzale della finestra con occhi scuri e minacciosi. La prima cosa che Hyakuhei notò fu una massa di lunghi capelli ramati, mentre l'umano usciva dall’ombra e veniva illuminato dalla luce dei lampioni. La metà di quella folta capigliatura era legata in una coda di cavallo che le rimbalzava sulle spalle, mentre il resto le cascava come un manto sulla schiena in onde setose.

      Indossava una minigonna nera corta che lasciava intravedere del pizzo nero sulle cosce e una camicetta bene abbinata ad una giacca a coda a forma di V, e bordata anch’essa di pizzo nero, che sussultava leggermente ad ogni suo passo.

      La studiò per bene, mentre con lo sguardo accarezzava le minuscole zone di pelle nuda che sembravano brillare alla fioca luce stradale. La sua aura era grande quanto quella di un centinaio di umani e le si allargava intorno, spandendo la sua luce nell’intero vicolo. Man mano che l’umana camminava e la sua aura investiva gli oggetti intorno a sé, questi cambiavano colore, sembravano prendere vita per un attimo, e poi tornavano alla loro forma originaria.

      Era così ipnotizzato da quella visione che quasi rimase invischiato nella sua stessa trappola mortale.

      Kyoko camminava lentamente, come se non avesse un pensiero al mondo. Sapeva di sembrare delicata e indifesa ... e giovane, poco più che una bambina. Era la vittima ideale. La notti cittadine sembravano vive e pulsanti, ma se ti addentravi nel vicolo sbagliato potevano colorarsi di sangue…per un umano.

      Sorrise con perfidia, mentre si incamminava volutamente in quel vicolo nero e minaccioso. Anche quando sentì l’eco di passi dietro di sé non si voltò, e continuò a camminare. Poi vide un’ombra staccarsi da un muro.

      Lanciandogli uno sguardo di traverso, in modo che lui non se ne accorgesse, vide il suo bell’abito da studente del college ma non si lasciò ingannare. Sembrava un giovane rampollo della parte ricca della città. Una cosa che aveva notato di quei vampiri era che si trattava per lo più di bei ragazzi, che avrebbero potuto essere anche fotomodelli o indossatori prima di essere trasformati in…sexy vampiri.

      Alzò di scatto la testa, sapendo che il demone stava per fare la sua mossa. Calata nella parte di fanciulla indifesa lanciò un piccolo urlo…non abbastanza forte da richiamare l’attenzione di qualcuno, ma abbastanza teatrale da farla passare per una ragazzina spaventata, che stava per mettersi a correre.

      Con un balzo superò il vampiro e si mise a fuggire davanti a lui, poi si rintanò in un angolo buio del vicolo in attesa che lui le piombasse addosso. Ma il vampiro apparve dall’ombra all’improvviso, la sbatté contro il muro e le sollevò le braccia sulla testa, per tenerla ferma.

      Poi si spinse contro di lei, e la fissò con quei suoi freddi e sensuali occhi di ghiaccio. "Posso invitarti a cena?" le sussurrò, con un pizzico di sarcasmo che lei, in condizioni normali, non avrebbe potuto cogliere.

      Kyoko quasi sorrise mentre gli rispondeva, con altrettanto sarcasmo. "Perché no?...Tanto, la notte è ancora giovane.” Continuò a sorridere, mentre lui allentava la presa su di lei. Ne approfittò per fargli scivolare le mani dietro la schiena con fare languido, quasi volesse abbracciarlo…e sorrideva ancora quando colse nei suoi occhi un’espressione di dolore, mentre lo pugnalava. Il vampiro abbassò incredulo lo sguardo sulla punta della lama che gli aveva bucato

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