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      “Trina!” mi chiamò Kiera. “Siamo state spinte nel parcheggio. Abbiamo dovuto convincere i poliziotti sotto copertura che lavoriamo per te.” Cavolo, avevo dimenticato di dare loro delle credenziali. Quell’errore ci era costato del tempo prezioso. “Sta bene?”

      “È stato pestato.” Il respiro del cane aveva rallentato, mi auguravo perché si stava calmando e non sanguinava. Solo per precauzione, mi tolsi la giacca e strappai una striscia dalla mia maglietta da usare come laccio emostatico. Non me ne fregava nulla che fossero visibili i miei rotoli di pancia. Non era la cosa peggiore che la gente avesse visto quella sera. Avvolsi delicatamente il tessuto intorno al collo del cane ed esercitai una pressione che fosse la più leggera possibile, ma comunque efficace.

      “Cosa dobbiamo fare?” chiese Lyssie.

      “Chiama quelli del Controllo Animali. Si aspettano notizie da noi. E prendi le gabbie dal camion. Credo di aver contato sette cani. Come sta l'altro che ha combattuto?”

      Non ebbi subito una risposta. “Se n'è andato.”

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      Capitolo terzo

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      Shadow

      Avevo smesso di credere in qualsiasi religione organizzata la notte in cui Ryker ci aveva catturati. Niente paradiso, niente inferno, solo un purgatorio oscuro e vorace che andava avanti all'infinito. Fino a quella sera, quando gli agenti di polizia avevano fatto irruzione nel ring dei combattimenti, arrestando Ryker e la sua banda. E, cosa più importante, tre angeli erano venuti a portarci via dalla nostra prigione.

      “Resta con questo”, disse uno degli angeli all'altro. “Ho dei tagliabulloni nella borsa. Spero che i collari non si siano conficcati nei loro colli.”

      Per quanto sostenessimo di essere forti e fieri, ogni lupo guaiva e piangeva contento quando era il suo turno di essere liberato. L'angelo passò un momento con ciascuno di noi, accarezzandoci sulla testa e mormorando che era finita.

      Ero il più lontano da lei, pertanto fui l'ultimo.

      “Via questa brutta cosa di dosso.” Le sue parole sembravano una ninna nanna.

      Non mi dimostrai più orgoglioso dei miei fratelli o dei miei nemici. La libertà era troppo bella. E quello era l'unico modo per ringraziarla. Passò le dita sulla mia sudicia e arruffata pelliccia. Era bellissima. I suoi capelli color miele erano tirati indietro, il suo viso senza trucco e i suoi abiti comuni e strappati. Lacrime non versate brillavano nei suoi occhi verdi e le sue guance, tonde come il resto delle sue curve, erano probabilmente altrettanto dolci. La sua boccuccia implorava di essere assaggiata. Odorava esattamente all'opposto della merda e della disperazione che di solito mi inondava le narici. Inalai vaniglia, cannella, mele e tutto ciò che c'era di buono in un essere umano. La mia bocca ebbe l’acquolina solo a pensarci.

      Chiunque fosse così pieno di amore e compassione per un branco di animali distrutti e sudici come i Channing e persino i Lowes si era guadagnato la mia eterna lealtà. Qualunque cosa volesse, era sua.

      “Andrà tutto bene”, sussurrò lei; e io mi strinsi contro la sua gamba. “Ti porto via da qui. Ora sei al sicuro. Ti darò del cibo e ti farò un bel bagno.”

      Mancavano due settimane alla luna piena. Sarei stato più forte allora, ma non avevo modo di preparare quell'angelo alla nostra trasformazione. Era passato tanto tempo dall'ultima volta che qualcuno di noi era stato in forma umana; la cosa si faceva... interessante.

      “Stai bene, amico?” chiesi ad Archer. Giaceva ancora al centro del ring con la gola bendata. I miei fratelli si unirono a noi, spingendolo dolcemente con il muso. Mentre gli altri due angeli portavano delle gabbie sul ring, sognai a occhi aperti come sarebbe stato tenere quella donna tra le mie braccia e ringraziarla adeguatamente per averci salvato la vita.

      “Starò bene”, ansimò Archie, con gli occhi annebbiati.

      “Non venite qui”, avvertii i fratelli Lowe mentre Major saliva sul ring. “Non ora.” Eravamo così prossimi a essere salvati che non avrei rovinato tutto facendoli a pezzi.

      Tutti noi tornammo volontariamente in cattività. Gli angeli caricarono le nostre gabbie sul camion senza troppa fatica. Ci avevano ridotti male e avevamo vissuto per quel momento, ed eravamo troppo deboli per godercelo.

      “Kiera, puoi guidare tu?” chiese il mio bellissimo angelo. Si sedette a terra con Archer, che si era a malapena mosso. Forza, amico, vivi. Ora siamo liberi. “Rimarrò dietro con questo. Non voglio lasciarlo solo.”

      “Sì, certo”, rispose Kiera, assicurandosi che le funi fossero ben strette in modo che le gabbie non andassero a spasso sul retro del camion. Il mio angelo salì sul mezzo, cullando il corpo di mio fratello tra le sue braccia. Il suo sangue filtrava attraverso la coperta di fortuna in cui lo aveva avvolto. Si sistemò piano al centro delle gabbie, mettendo giù Archer al suo fianco.

      Non aveva un buon odore. Merda!

      “Ok, ragazzi”. Il mio angelo si guardò intorno e mi resi conto che si stava rivolgendo a noi e non alle sue colleghe. Sapeva cosa eravamo? Ero piuttosto sicuro che ci fossero solo cinque casse. Maledizione, non vedevo Shea da quando la polizia aveva interrotto la rissa. Gli era stata promessa la libertà e quel bastardo se l’era presa.

      Avrei fatto esattamente la stessa cosa.

      “Sono Trina, Kiera è alla guida e Lyssie tiene il fucile. Pensano che io sia pazza quando parlo con gli animali, ma so che mi capite.” Fece una pausa e indicò con il viso la cabina del camion. Se fossi stato un umano, avrei riso. “Siamo del rifugio per animali Forever Home. È lì che stiamo andando. Vi daremo del buon cibo caldo, meglio di quello che avete mangiato nella...”, la sua voce si strozzò e non finì. “Vi puliremo tutti per bene. Renderemo soffice il vostro pelo e benderemo quelle ferite. Vi daremo dei comodi letti dove dormire. Ci assicureremo che non soffriate più. Quando starete meglio, troveremo delle famiglie a cui affidarvi. Niente più lotte, niente più abusi. È tutto finito.”

      Ci fece rimanere senza parole.

      Non riuscivo a togliere gli occhi di dosso al bellissimo angelo di nome Trina. Accarezzò la testa di Archer, mormorandogli qualcosa. Lui chiuse gli occhi ed esalò l’ultimo respiro.

      “Merda! No! No, no, no!”. Trina collassò sul corpo di Archer. Mi lanciai contro la parte anteriore della gabbia e ululai. I miei fratelli si unirono a me, ma nessuna protesta avrebbe cambiato le cose.

      Non poteva essere vero. La sicurezza del mio fratellino era dipesa da me. L'avevo lasciato venire con noi la notte in cui fummo catturati perché pensavo che quell’esperienza l’avrebbe reso più forte. Avrei dovuto fare di tutto per impedirgli di combattere quella sera. Anche se ero in catene. L'avevo lasciato partecipare a una lotta che non avrebbe mai potuto vincere.

      “Qual è il problema?” Lyssie scivolò nel retro del camion.

      “L'abbiamo perso.” Trina cullava il corpo senza vita di Archer contro di sé.

      Ed era stata colpa mia.

      Guardai Major. “È meglio che Shea corra lontano, lontano da qui. Perché se lo prendo, gli mostrerò la stessa pietà che ha mostrato ad Archer.”

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