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vedere così tanti soffrire.

      Maurelle doveva entrare in azione. Dentro di sé ribolliva l’energia, rendendola irritabile. La Gullvieg era morta. Era giunto il momento di individuare il resto dei soggetti corrotti nella struttura di potere. Ad ogni modo la madre di Ryker li aveva avvertiti affinché aspettassero fino a quando il Fae avrebbe raggiunto il massimo del proprio potere. Fino a quel momento chi lo voleva morto rappresentava un pericolo.

      Strinse le mani in pugni, quindi allontanò l’ira nella melma della propria mente dove l’affogò.

      “Sì, padre. Intendo andare a lezione e tenere la testa bassa” gli promise.

      “Quello è il tuo ragazzo?” domandò improvvisamente sua sorella Erlina. “O esci con tutti loro?”

      Maurelle si voltò e vide che Ryker si stava dirigendo verso di loro, accompagnato da Brokk e Sol. Un sorriso si allargò sul proprio viso, e salutò i ragazzi con la mano. “Siamo amici. Penso di piacere a Ryker, ma non agli altri” negò. Quando guardò Ryker e poi gli altri, sentì del calore propagarsi nel proprio ventre, eccitandola.

      “In realtà sembra che tu piaccia anche a lui” la stuzzicò Nyx. “A tutti loro. Perché non mi hai detto che vai a letto con tutti quei maschi?”

      Maurelle voltò improvvisamente il capo e strinse lo sguardo sulla sorella, ma prima che potesse correggerla, il padre delle ragazze si schiarì la voce. “Preferisco pensare che tu sia ancora la mia bambina. È un po’ troppo da sopportare per un vecchio come me”.

      “Non vado a letto con tutti loro, papà. Si sbaglia” insistette Maurelle. Non ancora, sussurrò una parte della propria mente. L’idea non la ripugnava affatto. Erano tutti dei bei ragazzi, ma per una parte di sé era una cosa sbagliata. Maurelle si rifiutò di dare ulteriore adito ai propri pensieri, quindi si concentrò su Ryker e sulla connessione che i due condividevano.

      “Non sarebbe uno scandalo se fosse vero” continuò Erlina. “Molte ragazze vengono coinvolte negli harem. La maggior parte di loro appartengono alla classe più agiata, addirittura sono delle reali, ma capita anche a ragazze della classe operaia come noi”.

      La menzione di Erlina dei Fae reali fece spostare il peso di Maurelle da un piede all’altro, storcendo anche le mani. Cercò di restare calma. Ogni volta in cui si emozionava o si sentiva frustrata perdeva il controllo sui propri elementi.

      “Ehi ragazzi” chiamò in direzione di Ryker, Brokk e Sol, in modo da cambiare argomento. Non poteva permettere che suo padre pensasse ancora a queste cose. Sarebbe stato un disastro se il segreto di Ryker fosse stato rivelato. “Papà, loro sono Ryker, Brokk e Sol. Ryker e Brokk sono nella mia lega, mentre Sol è il loro coinquilino. Lui è mio padre, Zephos”.

      Il padre di Maurelle tese loro la mano. “È un piacere conoscervi. Abbiamo sentito molto sul vostro conto”.

      Ryker strinse l’avambraccio del padre di Maurelle quando ne ricambiò il saluto. “È un piacere conoscerla, Zephos. Mi spiace non averla incontrata prima. Ero impegnato ad aiutare mia madre durante le vacanze”. Nonostante avesse scoperto che Galina non era la sua vera madre, Ryker non aveva lasciato che tale informazione facesse diminuire l’affetto che provava verso la donna.

      Il suo amore per Galina faceva sciogliere il cuore di Maurelle. La donna aveva sacrificato tutto per prendersi cura di lui e tenerlo nascosto, e Ryker avrebbe fatto in modo che venisse ricompensata per tale gesto. Maurelle sapeva che il Fae era intenzionato a fornirle soprattutto sicurezza e conforto, ma al momento il ragazzo stava facendo tutto ciò che gli era reso possibile dai propri poteri limitati per prendersi cura di Galina.

      Brokk e Sol salutarono il padre di Maurelle, e prima che se ne rese conto la ragazza si stava staccando nuovamente dalla propria famiglia. Diede un ultimo abbraccio al padre ed alle sorelle, ed a queste ultime disse “prendetevi cura di papà”. Poi si voltò verso i cancelli ed entrò in Accademia.

      Come aveva fatto a diventare questa la sua vita? Il destino era uno stronzo capriccioso. Prima le aveva tolto la madre, e poi le aveva assegnato la salvezza della propria gente nello stesso momento in cui lei ed il Re dei Fae si erano ritrovati nel mirino di una Preside maligna all’Accademia.

      Perché non potevano fare un’imboscata al castello cosicché Ryker avrebbe potuto acquisire il posto che gli spettava sul trono? Aveva ucciso la Gullvieg sferrando un colpo agli stronzi che controllavano i Fae. Era oltremodo frustrante dover aspettare. Solo gli Dei sapevano quanto avrebbero vissuto coloro i quali la ragazza amava. La morte era fin troppo comune ai Fae.

      Ryker allungò la mano ed intrecciò le dita con quelle di Maurelle. Aveva bisogno del contatto per non reagire bruscamente. Solamente perché sua madre aveva dato tutta se stessa affinché a Ryker venisse assicurata la sopravvivenza e crescesse per diventare un Re potente quando sarebbe stato il momento giusto.

      Faceva ancora fatica ad elaborare ciò che aveva scoperto. Era l’unico erede al trono Fae ancora in vita. In tutta Mag Mell Ryker era l’unico essere che avrebbe potuto unire la propria razza e spodestare gli umani.

      Non erano solamente gli umani ad essere il problema. Essi non erano in grado di controllare e forzare esseri i cui poteri erano collegati agli elementi affinché essi si piegassero ai loro ordini. Sarebbe servito un praticante di magia per scagliare gli incantesimi ed opprimerli.

      Tutto ciò che serviva era un punto in comune con le masse, ovvero la perdita del Re e della Regina. Ryker aveva scoperto che chi era al potere applicava incantesimi e pozioni al cibo che somministravano in Accademia, per far in modo che i Fae risultassero malleabili.

      “Sei pronto?” domandò Maurelle. Quando Ryker la guardò, il ragazzo reciprocò il sorriso sul volto di lei, e portò le loro mani intrecciate alle proprie labbra.

      Posò un bacio sul dorso della mano di lei e si godette il formicolio che si irradiò sulle proprie labbra. “Non proprio. Hai sentito chi prenderà il posto della Gullvieg?”

      Brokk si voltò ed indietreggiò per unirsi alla conversazione. “I miei genitori mi hanno detto che il nuovo Preside si chiama Gaius”.

      “Sai qualcosa su questo maschio?”

      Brokk guardò verso Ryker e scosse il capo. “L’unica cosa che mi è stata detto è che è un grande sostenitore dello sceriffo”.

      Ryker prese in considerazione tale informazione. Lo sceriffo era il responsabile delle guardie di sicurezza, e rappresentava la connessione primaria fra i Fae e gli umani. Se c’era qualcuno di corrotto era quel tizio. Era l’ultima cosa che serviva adesso che Ryker stava cercando di restare nascosto.

      “Perfetto” ringhiò Ryker. “Pensi che gestisca l’Unità Bravo?” domandò quando gli tornò in mente la lega segreta di assassini per cui la Gullvieg aveva reclutato Ryker e Brokk.

      “Spero proprio di no, cazzo” rispose Brokk quando gli diede le spalle.

      Ryker condivideva la risposta dell’amico. Si grattò la nuca con la mano libera ed allungò le ali. Erano mesi che non si rilassava, considerato il grado di pericolo che lo circondava costantemente.

      Quando si guardò indietro un po’ di tensione s’allontanò dal corpo di Ryker. Gli brillavano discretamente le ali come facevano quelle di tutti i Fae quando raggiungevano i propri poteri, ma i propri segni speciali erano nascosti. Se fossero stati visibili tutti avrebbero capito che era il Re. Ryker sapeva che sua mamma e sua zia avevano ragione quando dicevano che non poteva fare in modo che nessuno lo scoprisse.

      Il controllo che esercitava sugli elementi era esitante. Tutti i Fae della sua età acquisivano i loro poteri fra i diciotto ed i ventitré anni. In quel momento venivano mandati alla Bramble’s Edge Academy per apprendere a gestire le loro abilità.

      I Fae sprovvisti dell’abilità di controllare gli elementi rappresentavano un rischio per la società. Se diversi giovani adulti avessero dato fuoco agli edifici, avessero causato incendi, inondazioni e terremoti, avrebbe regnato il caos. L’università era studiata per insegnar loro a controllarsi. Lo scopo dell’istituzione era stato deviato solo da una ventina d’anni.

      L’Accademia

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